Un grande one woman show, quello della deputata Wanda Ferro. Che alla Casa delle Culture di Palazzo di Vetro ha presentato la sua candidatura e tutti i 32 componenti della lista da cui sarà sostenuta. Introdotta da Daria Mirante Marini di Gioventù Nazionale ha parlato davanti a quello che ha sempre definito un mentore, l'ex parlamentare Michele Traversa, e fra gli altri agli assessori regionali Fausto Orsomarso e Filippo Pietropaolo così come ai consiglieri di Palazzo Campanella Luciana De Francesco e Antonio Montuoro e al sindaco Sergio Abramo con il deputato Felice Maurizio D'Ettore di Coraggio Italia. Che come noto si è schierato dalla parte di Ferro. Fin qui la fredda cronaca, per così dire, che non racconta della visibile emozione di Ferro. 

Prima, però, la breve "premessa" di Mirante Marini: «Questa è una candidatura al servizio di una comunità, in base allo spirito di Fratelli d'Italia. Ci sono molti ragazzi e ragazze nella nostra lista, anche non solo con una storia e un'appartenenza di partito. Dobbiamo quindi essere fieri della nostra rappresentante».

A seguire le accorate parole di Ferro, come premesso con uno stato d'animo molto particolare per la crucialità del momento e del delicato passaggio politico: «Potevamo essere in campo fin dall'inizio alla guida di una coalizione ampia e del resto mi avevano chiesto di scendere in campo fin dall'inizio. Ma non c'erano le condizioni. Perché bisognava scegliere uomini e determinare programmi chiari e precisi. Non è stato possibile. A partire dal giochino della vecchia politica di bruciare nomi e professionalità. Un modo di procedere che a me non piace. Chiunque conosca me e tutti noi sa infatti che amiamo la trasparenza e la coerenza e ricorda come qualcuno di noi al ballottaggio del 2006 era sotto il palco del centrosinistra senza il passamontagna. Significa che per il bene del territorio, siamo pronti anche a compiere scelte particolari».

Ferro, tuttavia, ha snocciolato una serie di temi, proseguendo: «Sono orgogliosa di non essere il nuovo che avanza. Soprattutto guardando talvolta a quanti si affacciano alla politica senza idee, bensì con vuoti e inutili slogan. Bisogna invece avere stimoli positivi, entusiasmo e generosità, come i nostri candidati che nei giorni scorsi pur senza avere ancora un aspirante sindaco non hanno tentennato un solo momento nel dire sì. Ricordo, comunque, che non ci siamo proposti contro qualcuno o qualcosa bensì per qualcuno e qualcosa. Ribadisco che non è stato possibile allargare il fronte del centrodestra. Adesso, dunque, mi sono rimessa in gioco come al tempo della sfida per la presidenza della Regione (2014, ndr). Fdi non è stata in Comune e chi ha scritto cose inesatte potrebbe pure correggere. Perché noi non avevamo concorso a un programma e perciò non siamo entrati. Ma non rinnego la mia storia e non disconosco gli indubbi meriti di Abramo. Ecco il motivo per cui mi chiedo: quanti hanno chiesto cambiamento e discontinuità, lo hanno fatto esattamente da cosa? Attenzione, allora, a non alimentare anche a Catanzaro il voto della rabbia che poi produce ad esempio i Cinque Stelle. Pensiamo invece alle priorità vere quali la Sanità, che deve essere fabbrica di salute e non di consenso. E sul punto dico che è necessario tutelare il Pugliese-Ciaccio».

Quindi la parola è passata al sindaco Sergio Abramo che punta il dito contro la coalizione che sostiene Donato: «Mi hanno offeso, non mi hanno voluto nella coalizione Donato, non sono un delinquente. Non sono stato condannato. Mai. Non ero candidato. Ma chi mi ha voluto bene, non mi ha difeso. Nessuno, invece, ha alzato un dito. Mi ha difeso solo il mio partito Coraggio Italia, che poteva andare con Donato e ha detto no».