Grandi manovre nel capoluogo per la presa di Palazzo De Nobili tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra. Emergono i primi progetti e alcuni nomi, ma altri sono in via di definizione
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A Catanzaro sono in parecchi a muoversi con largo anticipo per non trovarsi poi in ritardo - o addirittura spiazzati - dagli eventi in vista della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale fissato per la primavera del 2022. A cominciare da Filippo Mancuso, un nome nell’occasione non a caso, che, reduce da una vittoria forse andata persino al di là delle più rosee aspettative della vigilia alle Regionali dello scorso inizio ottobre, sembra adesso legittimato a puntare abbastanza in alto (leggasi assessorato o più probabilmente vicepresidenza dell’assise di Palazzo Campanella dopo la breve esperienza per un anno circa di segretario-questore malgrado fosse una “matricola”), sinonimo di una conseguente investitura da maggiorente in cima ai Tre Colli del centrodestra.
Fronte, quest’ultimo, dal canto suo improvvisamente rimasto orfano di una ristretta cerchia di riconosciuti “direttori d’orchestra” e “primi violini” e oltretutto sempre più lacerato. Una compagine rimasta dunque senza certezze, di cui ci si sta occupando peraltro già da tempo dopo lo smottamento interno che l’ha portata a vivere momenti di grande amarezza. Una grossa sorpresa per chi nel capoluogo è abituato ad avere la golden share.
Un vantaggio che lo schieramento opposto vorrebbe erodere con un blitz sognato per oltre un decennio caratterizzato da sconfitte in serie. Alcune delle quali anche fragorose e clamorose. Da quelle parti, però, tutto ruota intorno a un sostantivo: unità. La parola d’ordine, insomma, per quanti, pur autoproclamandosi Nuovi con un’operazione intelligente ma più di forma che di sostanza, sono invece alle prese con problemi vecchi. Anzi, vecchissimi.
E il motivo è presto detto: il candidato, fattore principale pur a dispetto delle solite dichiarazioni di facciata (Roma e Milano docet), c’è. O meglio: ci sarebbe. Un federatore naturale, chiamiamolo così, quale Nicola Fiorita. Figura autorevole e spendibile, sebbene ancora non in grado di convincere tutti dai Dem a Dema ovvero dal Pd ai demagistrisiani. Ma attenzione alla personalità che turba i sogni degli aspiranti dirigenti del “Nuovo” e non solo, vale a dire il presidente di Confindustria Calabria Aldo Ferrara. Che tirato per la giacca da più parti andrebbe bene sia per un progetto di coalizione quanto per uno “civico”. In tanti, però, ne esorcizzano la discesa in campo in modo da non trovarsi di fronte uno che sarebbe ostico da battere per grandi doti di diplomazia e credito di cui gode in vari ambienti.
Al di là delle scelte personali di Ferrara, però, come si spiegava in premessa sono in molti a ragionare sul loro futuro e la direzione da imboccare. Ecco allora che, come nel celebre Gioco dell’Oca, torniamo alla casella di partenza. Che tradotto significa a Filippo Mancuso, il quale dopo aver giocato la partita per un incarico di prestigio in Regione potrebbe innanzitutto strutturare meglio, irrobustendolo con due presenze di peso, il gruppo di riferimento al Comune di Catanzaro Federazione Popolare essendo nella condizione di potersi giovare dell’arrivo del curiosamente omonimo e collega commercialista Rosario Mancuso dalle fila abramiane e di Eugenio Riccio dal Misto. La vera indiscrezione sarebbe però relativa a un dialogo sulla città fra lui, l’ex membro del civico consesso Roberto Rizza (giovane di valore) e il presidente degli avvocati del capoluogo Antonello Talerico, forte di quasi 7mila preferenze, pur ahilui infruttuose, alle Regionali.