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Caos calmo in casa Pd. Dopo i fuochi di artificio prenatalizi, con tanto di rivota dei sindaci e minacce di Oliverio di incatenarsi a palazzo Chigi per la sanità, improvvisamente è calato il silenzio.
Pare evidente che non può essere stato sufficiente il misero dibattito svolto in Consiglio regionale, in concomitanza con l’approvazione del bilancio, ad aver risolto la situazione.
In realtà all’interno dei democrat calabresi la situazione è più intricata e complessa che mai. E il tradimento dei Gentile che ritornano in Forza Italia è stata solo l’ultima goccia in un vaso che già stava tracimando. I sondaggi continuano a bocciare i democrat e i collegi uninominali in Calabria sembrano off-limits. Tanto che anche il ministro dell’Interno Marco Minniti vede come il fumo negli occhi la possibilità di dover correre nella “sua” Reggio. Seppure con un paracadute nel listino proporzionale, una magra figura sul suo territorio potrebbe essere determinante per le future ambizioni di scalata sia ai vertici del partito che a quelli istituzionali.
Correnti democrat in fibrillazione
Le correnti, insomma, sono in piena fibrillazione e si guardano in cagnesco. Tutti i consiglieri regionali giurano e spergiurano di non volersi candidare, vedendo trappole in ogni dove. Se ne è avuta prova anche in occasione del tradizionale scambio di auguri di fine anno alla segreteria regionale del partito a Lamezia Terme. Poca affluenza e tanto chiacchiericcio.
Nell’occhio del ciclone delle polemiche democrat sarebbe finito, in realtà da qualche tempo, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto. Uomo di Demetrio Battaglia, il cui nome pare essere tornato in pista nonostante il suo addio alla politica sia stato celebrato già da diversi mesi, il presidente sarebbe reo di camminare da solo senza alcun coordinamento con il resto della maggioranza.
Le iniziative in solitaria di Irto
Non sarebbero andati giù a molti consiglieri le ultime uscite pubbliche del presidente, compiute in splendida solitudine. Ad esempio la tradizionale conferenza stampa di chiusura dell’anno, con illustrazione dell’attività di palazzo Campanella e dei tagli effettuati ai costi della politica, Irto ha deciso di svolgerla senza gli altri componenti dell’Ufficio di presidenza. Neanche del vice di maggioranza, Enzo Ciconte, che non avrebbe per nulla gradito. Ma il caso si è ripetuto anche in occasione della giornata della trasparenza a palazzo Campanella.
Anche la gestione del rinnovo dell’Ufficio di presidenza, con l’ultima nomina di Domenico Tallini, non sarebbe andata già a molti del centrosinistra che avevano individuato in Ennio Morrone il sostituto ideale di Graziano. Né le pubbliche lodi arrivate a Irto dallo stesso Tallini e da Jole Santelli per la gestione della questione, pare abbiano fatto particolarmente piacere ai consiglieri regionale del centrosinistra.
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Se a ciò si aggiunge che i rapporti tra il governatore Oliverio e il presidente Irto non sono mai stati idilliaci, si capisce come nel futuro del Pd si stia delineando un’altra e spinosa questione, proprio alla vigilia di un delicatissimo appuntamento elettorale. E, soprattutto, in vista della prosecuzione di una legislatura regionale che non è stata certo esaltante per i risultati prodotti fin qui. Per un rilancio in vista del rush finale, si capisce, sarebbe necessaria sinergia tra palazzo Alemanni e palazzo Campanella e non l’attuale stato di tregua armata.
Riccardo Tripepi