Il presidente dell’assemblea di Palazzo de Nobili risponde alle considerazioni dell’ex alleato nella prima giunta Fiorita: «Qualcuno vuole condizionare l’istituzione, forse sogna una Camera dei Lord»
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«Innanzitutto pesa il forte condizionamento determinato su alcuni consiglieri di opposizione, ma anche di maggioranza, dell’indennità. Alcuni consiglieri, legittimamente o meno, non sono disponibili a dimettersi perché perderebbero l’indennità di duemila euro al mese». Le polemiche innescate dall’intervista di Antonello Talerico a LaC News24 non accennano a diminuire. Questa parte delle considerazioni del consigliere comunale (che è anche consigliere regionale di Forza Italia) tocca direttamente l’istituzione e il presidente del Consiglio comunale Gianmichele Bosco interviene per segnalare che non si possono trattare da «straccioni» i consiglieri comunali. Per Talerico, pochi sarebbero disposti a rinunciare a 2mila euro al mese di “stipendio”: pane e politica verrebbero prima delle questioni di principio e questo ragionamento permetterebbe alla giunta guidata da Nicola Fiorita di rimanere in piedi nonostante i numeri deficitari (almeno in teoria).
«Sento il dovere di intervenire – dice Bosco – per sgombrare il campo dall’idea, inaccettabile in democrazia, secondo cui solo chi è ricco può fare politica; solo coloro che sono abbienti possono sedere in aula senza doversi vergognare; o magari coloro che percepiscono già una lauta indennità in altri Enti e fanno finta di avere rinunciato a quella prevista al Comune». Il riferimento è proprio alle critiche di Talerico, che considera l’indennità uno degli ostacoli che frenano l’opposizione dal fare il passo indietro che potrebbe riportare Catanzaro alle urne.
«L’idea è inaccettabile – continua il presidente del Consiglio comunale – perché evidentemente frutto della filosofia aristocratica di chi, ogni giorno, getta discredito, per non dire fango, sui consiglieri comunali liberamente eletti dai cittadini, accusandoli di non volere perdere l’indennità prevista dalla legge.
A chi sta tentando di condizionare la vita democratica dell’Istituzione, forse perché sogna un Consiglio comunale come una Camera dei Lord, è appena il caso di rammentare che proprio la legge, assegnando un’indennità ai consiglieri, consente a tutti, ma proprio a tutti, di esercitare liberamente il diritto dell’elettorato passivo».
Quella di Bosco è una difesa delle prerogative dei consiglieri: «Si sono guadagnati con il voto libero l’onore e l’onere di rappresentare i cittadini e ogni giorno sono presenti e lavorano nelle commissioni e in ogni altra attività legata alla loro rappresentatività. Lo fanno non in virtù di un titolo di studio o di una condizione economica quale che sia. Lo fanno perché sono i rappresentanti del popolo e che il popolo si è scelto. Si smetta una volta per tutte, dunque, di additare i consiglieri comunali come degli straccioni o degli approfittatori, perché le offese nei loro confronti offendono l’Istituzione in quanto tale. E questo non può essere tollerato. Ogni consigliere assume in piena autonomia le proprie determinazioni; demagogia e populismo come metro di misura del suo lavoro sono gli strumenti di una politica priva persino del rispetto verso sé stessa. Il diritto all’indennità di sindaco, assessori e consiglieri è stabilita dalla legge dello Stato e nessuno si è inventato niente. La percepiscono gli attuali amministratori, l’ha percepita chi in passato ha ricoperto quelle cariche, la percepirà chi le ricoprirà in futuro. Quel diritto, la sua messa in discussione, non possono diventare strumento di lotta politica».