Neanche il tempo di “congelare” i coordinamenti regionali e provinciali che Giovanni Toti e Mara Carfagna si ritrovano al punto di partenza. Silvio Berlusconi, infatti, è stato costretto al più tipico dei passi del gambero dopo la nomina dei nuovi coordinatori nazionali: Forza Italia sono io e deciderò ancora io, il succo del discorso del Cavaliere a palazzo Grazioli.

Il Cav: Il leader sono io

Berlusconi è stato costretto a battere i pugni sul tavolo anche a causa della disputa che si è acceso prima del vertice che avrebbe dovuto discutere delle regole che ha segnato un pesante scontro tra Giovanni Toti e Gianfranco Miccichè e il coordinatore regionale di Fi in Lombardia Massimiliano Salini. Quest’ultimo ha ribadito un concetto espresso anche durante i giorni scorsi quando aveva criticato il ticket Toti-Carfagna rivendicando il diritto a prendere decisioni e a non 'congelare' il lavoro fino a dicembre.

Il duello tra Toti e Miccichè

Nel suo intervento Toti avrebbe ribadito la necessità di rinnovare il partito, accettando la sfida di chiunque, mettendosi in gioco in prima persona: sono pronto a incrociare le lame, la competizione sia sulle idee. Pronto ad accogliere il guanto di sfida Gianfranco Miccichè: caro Giovanni, le ultime elezioni hanno dimostrato che chi conta sono solo i coordinatori, quindi, tu non puoi congelare niente, perché i coordinatori sono di nomina del presidente... In particolare, il commissario regionale in Sicilia avrebbe rivendicato la leadership di Berlusconi: il nostro presidente ha dimostrato di valere l'8% da solo e noi non siamo stati capaci come partito di dargli una mano.

La Lega aspetta

La confusione, insomma, regna sovrana e la sensazione è che Giovanni Toti il prossimo 6 luglio potrebbe avviare comunque la procedura che lo porterebbe fuori dal partito in direzione Lega. Matteo Salvini non aspetta altro che accogliere Toti e i suoi per la formazione di quella terza gamba moderata che insieme a Fdi completi la coalizione e metta fuori gioco completamente Berlusconi.

Partita complicata in Calabria

La Calabria aspetta nel panico. La nomina di Mara Carfagna aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a Jole Santelli e Roberto Occhiuto, ma adesso sembra che la situazione sia tornata punto e a capo. Con uno scenario di questo tipo le possibilità di far passare Mario Occhiuto si riducono sempre di più. E il nervosismo traspare ad ogni incontro pubblico del sindaco di Cosenza e dei suoi supporter che recitano la litania “Mario è candidato” quasi per esorcizzare l’attuale situazione.

Lega e Fdi aspettano al varco e disertano per il momento ogni appuntamento di incontro in una guerra di logoramento che avrà la sua conclusione a Roma, quando Matteo Salvini darà le carte e stabilirà il da farsi in Calabria, come a Reggio Calabria dove Francesco Cannizzaro non riesce più neanche a mettere i suoi intorno allo stesso tavolo.