Tra una mise en scène minimal e molti acciacchi, alla convention di Forza Italia il Cavaliere ignora i leader azzurri di oggi. E il governatore della Calabria non perde l'occasione per mettersi in mostra
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C’è stato qualcosa di messianico nell’apparizione, sia pure in video, di Silvio Berlusconi alla convention milanese di Forza Italia. Il vecchio leader ha offerto il suo corpo, piegato da anni di lotte politiche e imprenditoriali sempre sopra le righe, al suo popolo di fedelissimi che lui definisce addirittura “Santi per la libertà”, una congrega di eletti chiamati a combattere per il bene dell’Italia.
Anche nel look c’è un richiamo simile: la giacca blu con la spilletta di Forza Italia quasi come un saio da mistico. D’altronde è lo stesso Berlusconi a parlare di Forza Italia come «una religione laica, una religione del cuore e della mente». Ma il video, 21 minuti registrati dalla stanza del San Raffaele, non è solo un amarcord dei bei tempi che furono. Il Cavaliere parla a lungo delle origini del movimento, del fatidico 1994, cita gli ideologi di quella esaltante avventura, non cita nessuno dei leader attuali. Il messaggio politico però è chiarissimo: Berlusconi non ha nessuna intenzione di lasciare il campo, con buona pace dei tanti che negli ultimi tempi si stanno accapigliando per coglierne l’eredità. Soprattutto Forza Italia non intende essere una semplice comparsa in questo Governo. Così se nel partito ci sono i due fronti (i renzulliani critici verso la Meloni, i seguaci di Tajani filogovernativi), il Cav è chiarissimo nonostante la voce incespichi su alcune consonanti e spesso il fiato viene meno. Forza Italia è perno dell’alleanza, è la voce moderata e non c’è nessuna possibilità che il partito confluisca in Fratelli d’Italia in una sorta di Pdl 4.0.
In sala c’è chi piange a dirotto, chi si spella le mani. Il video interrompe un dibattito che aveva preso una piega ben diversa. I malpancisti avevano trovato un afflato di coraggio così la Ronzulli dal palco gridava «mai proni». Il suo vecchio sodale, Alessandro Cattaneo, era sulla stessa lunghezza d’onda, così come Giorgio Mulè. Poi c’era il Governatore della Sicilia, Renato Schifani, che ha chiesto attenzione al peso specifico dei territori, in particolare evidentemente alla sua Sicilia, terra di storici cappotti per il Cav e che ancora oggi regala grandi soddisfazioni in cambio di pochi riconoscimenti. Anche sull’autonomia differenziata Schifani invita il suo partito alla prudenza piuttosto che a cambiali in bianco. Tajani faceva il pompiere accarezzando l’idea di prendere in mano le redini del partito. L’apparizione mistica di Berlusconi fa rinviare ogni discussione.
I parlamentari calabresi Azzurri forse non si sono ripresi ancora per l’apparizione e nessuno commenta l’evento. Soprattutto il deputato Giuseppe Mangialavori, ormai a pieno titolo nell’ala minoritaria del partito, che non può fare altro che registrare la bussola tracciata dalla sua leader: la Ronzulli si mostra sicura di sè e tira fuori la metafora della politica come una maratona: a volte si tira il gruppo, altre si sta in batteria.
Allora l’unico a intervenire, dal palco, è Roberto Occhiuto che taglia la testa al toro parlando di se stesso anziché del Cav, ma i toni e l’autoreferenzialità sono simili, anzi sono quelli degli anni ruggenti del berlusconismo. «La nostra sfida, come governatori del Sud e come governatori di centrodestra - dice - deve essere proprio quella di dimostrare che non esiste più il cliché dei presidenti che governando nel Mezzogiorno lo fanno da piagnoni, col cappello in mano. Non bisogna più avere un approccio rivendicativo, bisogna invece dimostrare di avere la capacità di sapere governare bene e in modo positivo, creando opportunità e sviluppo nei territori».
«In questi primi 18 mesi del mio mandato da presidente - dice con un filo di umiltà - ho riformato il settore dell’idrico, ho riformato il settore dei rifiuti, sto riformando la sanità: sto facendo riforme importanti e mai viste in Calabria». Anche i calabresi sperano di vedere presto gli effetti di questo lungo lavorio del presidente.