Verso il referendum

Autonomia differenziata, sondaggi divisi sul quorum ma i dati premiano i No alla riforma (anche dagli elettori di Fi)

Noto Sondaggi prevede un’alta partecipazione ed evidenzia la spaccatura nel centrodestra, per Ipsos solo il 33% è sicuro di andare al voto ma i contrari sono il 58%. Con la raccolta delle firme inizia la sfida 

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di Redazione Politica
21 luglio 2024
10:07

Da una parte l’opposizione si compatta per il lancio della campagna referendaria contro l’Autonomia differenziata e i leader si mobilitano. Dall’altra ci sono stime e sondaggi che lasciano aperti spiragli per l’abrogazione. Nell’estate torrida della battaglia contro la riforma Calderoli, il campo largo muove i primi passi. E se Elly Schlein ribadisce che la legge «spacca l’Italia», il capo del M5S Giuseppe Conte evidenzia che «il governo Meloni vuole la secessione». La Cgil invece sceglie l’ospedale San Filippo Neri di Roma per dare inizio alle sottoscrizioni per l’abrogazione della norma. Il segretario Maurizio Landini è il primo a firmare e commenta: «C’è una domanda di partecipazione non ascoltata e il referendum è uno strumento importantissimo in un momento in cui la gente ha smesso di andare a votare perché non si sente rappresentata. Mentre il referendum permette al singolo cittadino di decidere senza delegare nessuno, scegliendo le leggi da cancellare».

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Il sondaggio di Repubblica: quorum possibile, Fi dice no alla riforma

A proposito di partecipazione, l’analisi dell’istituto demoscopico Noto Sondaggi, pubblicata da Repubblica, apre alla speranza per chi avversa l’Autonomia differenziata. Il quorum sarebbe alla portata grazie al Sud e l’opposizione avrebbe un alleato inaspettato (ma non troppo) perché anche gli elettori di Forza Italia sono pronti a bocciare la riforma. «Il 55% degli italiani – secondo la rilevazione dell’istituto – è al momento intenzionato a votare, quindi se tale stima sarà rispettata il referendum ha buone probabilità che sia valido, anche con un discreto margine». Sarebbe un segnale in controtendenza, vista l’astensione crescente in tutte le tornate elettorali, segno che il tema dello “Spacca Italia” ha un impatto diverso sui cittadini.


Questi i dati emersi. L’intenzione di recarsi a votare è sicuramente maggiore da parte di coloro che sostengono i partiti di opposizione: dal 68% degli elettori del Pd al 95% dei simpatizzanti di Alleanza verdi sinistra. Però è anche da notare che la propensione a entrare in cabina elettorale coinvolge pure il 68% dei votanti Forza Italia (la stessa percentuali dei dem), mentre tra i seguaci di FdI scende al 44% e tra i leghisti comunque arriva al 58%.

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Insomma, sono pronti a schierarsi sia gli elettori dei partiti di opposizione che quelli che hanno scelto la maggioranza, segno che quella sulla riforma Calderoli è percepita come una sfida a cui partecipare.

Altro dato in controtendenza rispetto al recente passato: per Noto Sondaggi il Meridione è pronto a mobilitarsi. Al Sud è intenzionato ad andare a votare il 68% dei cittadini, Centro la percentuale si abbassa al 59%, ma comunque al di sopra della soglia del 50, mentre nel Settentrione diminuisce ma non in maniera elevata e arriva al 45%.

Il dato dà l’idea che il quorum possa essere superato. Infine l’analisi delle intenzioni di voti, dalle quali emerge chiaramente dalle opposizioni l’intenzione di cancellare la legge Calderoli.

«Dal 50% di Azione al 78% del Pd, predomina il Sì al referendum abrogativo», riporta Repubblica. Che considera «più interessanti sono i dati dei partiti di maggioranza. Non stupiscono certo il 75% dei leghisti e il 63% di FdI pronti a votare No all’abrogazione, ma desta particolare interesse il dato degli elettori azzurri. Oltre la metà dei simpatizzanti di Forza Italia si esprimerebbe contro la norma, e solo il 35% si allineerebbe al voto degli altri partiti di maggioranza».

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Il sondaggio restituisce l’immagine di un paese diviso in due dal punto di vista territoriale più che politico. A bocciare la riforma Calderoli sarebbe il 63% dei residenti nel Sud, il 54% degli abitanti nel Centro mentre solo nel Nord prevarrebbero nettamente i favorevoli con il 57%.

La sfida, dunque, è sentita: chi vuole mantenere la legge dovrà lavorare per convincere gli elettori più che puntare sull’astensione. E chi ne desidera l’abrogazione dovrà puntare a raggiungere gli indecisi. 

I dubbi del Corriere sul quorum: solo il 33% è sicuro di partecipare

Diversi i risultati emersi dalla rilevazione commentata da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. L’analisi spiega che il quorum è ancora un’incognita perché solo il 33% degli italiani sarebbe sicuro di partecipare al referendum.

Dai primi dati, però, i No alla riforma sarebbero in vantaggio: circa il 58%, con una grande percentuale di contrari al Sud e grossi timori per il mantenimento degli standard su sanità e istruzione.

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Prima questione: gli italiani, secondo il Corriere, ne sanno poco. Solo il 16% si dichiara infatti adeguatamente informato, mentre 29% ha avuto modo di ascoltare qualche notizia e il restante 55% ne ha sentito parlare senza saper bene di cosa si tratti o è all’oscuro del tema.

Il nodo, per il sondaggi realizzato da Ipsos, è appunto il raggiungimento del quorum: «Oggi solo un terzo sembra essere deciso a partecipare all’eventuale consultazione, mentre il 26% non lo esclude ma è incerto. Con questi numeri, perla nostra esperienza, la partecipazione è ancora lontana dalla soglia».

Più definito il quadro per chi è propenso a votare: «attualmente prevarrebbero coloro che intendono respingere la legge: se riportiamo i dati ai voti validi (escludendo quindi gli indecisi), il 58% si schiera per l’abrogazione, 42% per la conferma».

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