«Nelle scorse ore la Corte Costituzionale ha demolito la scellerata legge sull'autonomia differenziata voluta inopinatamente dal centrodestra, accogliendo le doglianze avanzate dalle Regioni guidate dal centrosinistra che avevano sollevato la questione di costituzionalità della norma. La Consulta ha accolto i rilievi che il Partito Democratico in primis ha fin da principio denunciato, rimettendo al centro il principio di sussidiarietà e sottolineando che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrativa tra Stato e Regioni "non" deve "corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico" ma deve avvenire "in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione". E, dunque affermando "il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni". Per questo l'Autonomia "deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini». Così il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca.

«Insomma la Corte – continua l’esponente dem – ha bocciato il Governo e i presidenti di Regione che hanno sostenuto questo obbrobrio, tra cui l'uomo delle giravolte Roberto Occhiuto. Il governatore della Calabria, fratello di quel senatore che ha votato a favore della legge, ieri ha, a sua volta, dichiarato, senza conoscere il senso del pudore e probabilmente neanche il limite del ridicolo, che adesso il Parlamento ha l'opportunità di fare le cose per bene e di risolvere le perplessità che lui stesso aveva avanzato».

«Stiamo parlando dello stesso Occhiuto, Giano bifronte, vice segretario nazionale del partito che ha voluto insieme ad altri l'autonomia differenziata e presidente della Calabria – sottolinea Mazzuca – che si è rifiutato, nonostante i numerosi solleciti, di impugnare la norma, insieme alle altre regioni, davanti alla Consulta. Occhiuto parli adesso il linguaggio della chiarezza e spieghi ai calabresi se è d'accordo o meno a mantenere in vita una riforma moribonda e dica con fermezza che sosterrà il referendum abrogativo dell'intero impianto normativo, altrimenti la sua già scarsa credibilità sarà compromessa del tutto. Siamo alle comiche finali e non ce lo meritiamo».