Gli interventi all’indomani della pronuncia della Consulta che ha rilevato profili di incostituzionalità nella legge Calderoli. Il ministro leghista secondo il senatore dem dovrebbe dimettersi. Fiorita: «Calabria poteva guidare la battaglia». Avs: «Legge indecente»
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«Roberto Calderoli dovrebbe dimettersi, ora che la Corte costituzionale ha rilevato gravi profili di incostituzionalità nella legge sull'autonomia differenziata, su cui lo stesso ministro e la Lega avevano forzato la mano per brama elettorale, con l'avallo irresponsabile di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e di tutti i parlamentari del centrodestra». Così, in una dichiarazione, il senatore del Pd Nicola Irto, segretario regionale del partito in Calabria.
È una delle reazioni politiche arrivate all’indomani della pronuncia della Corte costituzionale.
«Per adesso - aggiunge Irto - è fallito il tentativo del centrodestra di cancellare l'unità del Paese. Difatti, la Corte costituzionale ha stabilito anzitutto che le eventuali intese non possono estendersi ad intere materie o a loro ambiti; che il Parlamento deve essere centrale anche per la determinazione dei Lep; che le Regioni con nuove forme di autonomia devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica e che i Lep non possono essere aggiornati con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Ma soprattutto la Corte ha cassato, nella sua interpretazione costituzionalmente orientata, la distinzione fra materie Lep e non Lep, fulcro del progetto separatista di Calderoli e dell'intera maggioranza, silente quanto incosciente».
«La Consulta - dice ancora il senatore del Pd - ha messo nero su bianco pesanti rilievi che, come Partito democratico, avevamo mosso in Parlamento. Inutile che il presidente della Regione Calabria provi oggi a cambiare la realtà: Roberto Occhiuto ha fatto soltanto parole, quando, invece, aveva il preciso dovere di difendere con fatti concreti gli interessi dei calabresi e l'unità nazionale».
Fiorita: «Calabria poteva essere guida della battaglia»
«La Calabria poteva essere alla guida della battaglia per fermare l'Autonomia differenziata e non lo ha fatto, lasciando alle altre Regioni il compito di ricorrere alla Consulta. È mancato il coraggio e oggi, davanti al pronunciamento della Corte che demolisce la legge Calderoli nei suoi punti centrali, la nostra Regione appare debole e contraddittoria». Lo afferma il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita.
«Peccato - prosegue - perché l'appello che avevo lanciato, e poi sottoscritto da 130 sindaci tra cui tutti quelli delle grandi città, aveva indicato una strada istituzionale, il ricorso alla Consulta, invocando una sostanziale convergenza tra centrodestra e centrosinistra per l'interesse della Calabria. Si è scelto invece di annacquare tutto con il ricorso a fantomatici 'osservatori', linea purtroppo sposata anche da Anci Calabria. E mentre in Calabria si osservava, le altre Regioni hanno fatto sul serio e la Consulta ha praticamente demolito l'impianto di Calderoli».
«Io penso che le preoccupazioni del presidente Occhiuto sugli effetti nefasti dell'Autonomia - conclude Fiorita - siano sincere e oggi, dopo l'illuminante pronunciamento della Consulta, mi sento di chiedergli un forte impegno politico, anche nel suo ruolo di leader nazionale di Forza Italia, perché la legge sull'Autonomia venga riscritta nel rispetto dell'unità nazionale e degli interessi del Meridione, salvaguardando i diritti fondamentali dei cittadini calabresi».
Tucci (M5s): «Bocciato Occhiuto»
«Il Governo Meloni incassa un'altra sonora bocciatura, stavolta sull'Autonomia differenziata. Una bocciatura che si estende anche ai "supporter locali" della legge a cominciare da quel Roberto Occhiuto che da presidente della Regione non ha esitato a sacrificare i destini della Calabria sull'altare degli interessi della Lega e della Padania nonché della propria carriera politica, salvo poi piangere ipocrite lacrime di coccodrillo. Un governatore che finora, nonostante gli annunci e la propaganda, non ha prodotto alcunché di significativo per i calabresi, i quali continuano a trovarsi in difficoltà tra servizi sanitari insufficienti, lavoro inesistente, strade dissestate e servizi sociali assenti». È quanto afferma in una nota il deputato del Movimento 5 Stelle Riccardo Tucci a proposito della bocciatura da parte della Corte Costituzionale di alcune parti della legge sull'Autonomia differenziata.
«Dunque avevamo ragione noi - scrive il parlamentare - questa legge non si regge in piedi, facendo a pezzi alcuni capisaldi della Costituzione a partire da quell'enunciato nell'articolo 5 sull'unità e sull'indivisibilità della Repubblica. La riforma Calderoli spacca il Paese in 20 staterelli deboli, consolidando e aggravando le disuguaglianze, trasformando gli italiani in cittadini di Serie A e di serie B».
«In Calabria - continua Tucci - checché ne dica Occhiuto, non ne avremmo beneficiato da nessun punto di vista. Sarebbero mancate le risorse finanziarie per assicurare anche quel poco di servizi minimi che ancora resistono in virtù del principio di solidarietà tra le regioni. Insomma, abbiamo scampato il pericolo grazie a una Costituzione lungimirante che qualcuno all'interno delle forze di maggioranza non ha mai accettato e digerito e ancor meno capito».
Campana e Alboresi (Avs): «L’autonomia differenziata è indecente anche per la Corte Costituzionale»
«La bocciatura senza appello dalla Corte Costituzionale sull'autonomia differenziata, segna un momento storico di ripristino della verità e della supremazia della buona politica». È quanto dichiarano Alessia Alboresi e Giuseppe Campana, rispettivamente co-portavoce e coordinatore regionali del partito.
«La Consulta – spiegano – ha dichiarato incostituzionali praticamente tutti quei pilastri fondativi del testo voluto dal governo delle destre, segnando ancora una volta in maniera inconfutabile l’unità costituzionale della Repubblica e rigettando, si spera in maniera definitiva, ogni idea si una Italia “a due velocità”, del nord e del sud».
«La Corte Costituzionale ha infatti invalidato tutti quei punti che minavano l’unità e il principio di sussidiarietà che stanno alla base dalla nostra Carta costituzionale, in particolare – evidenziano ancora Alboresi e Campana – ha bocciato il meccanismo discrezionale della definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni per i diritti sociali e civili, che nel disegno Calderoli risultavano vaghi e comunque nelle esclusive mani del governo. La Consulta dichiara incostituzionali poi altre norme centrali della legge Calderoli, pur ritenendo non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge posta da quattro Regioni (Puglia, Toscana, Sardegna e Campania). Il comunicato della Corte costituzionale, che anticipa in sintesi i contenuti della sentenza, conferma ciò che come Verdi Europa e Avs sosteniamo e abbiamo sempre sostenuto: la totale aberrazione della legge».
«Ci siamo mobilitati e abbiamo attuato atti concreti fuori e dentro al Parlamento, fino alla raccolta delle firme per il referendum, contro una legge che spaccherebbe l’Italia definitivamente in due, negando diritti e dignità a milioni di cittadini».
«Continueremo a tenere alta la guardia – concludono Alessia Alboresi e Giuseppe Campana – consapevoli di aver vinto, per ora, solo una prima manche della partita, certi che da parte del Governo non ci sarà nessun dietrofront su questa proposta indecente è inaccettabile».