Amministratori a confronto

Anci Calabria, attesa per il confronto finale sull’Autonomia differenziata ma il fronte dei sindaci non sembra granitico

VIDEO | In mattinata a Lorica confronto soft sul regionalismo. Scintille tra Orlandino Greco e Pierluigi Caputo nel dibattito sulle fusioni dei comuni

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di Massimo Clausi
11 luglio 2024
15:14

Sono stati pochi anche nella mattina di giovedì i sindaci saliti in quel di Lorica per l’assemblea Anci, nonostante in programma ci fossero due discussioni interessanti: autonomia differenziata e fusione dei comuni. Poco male perché più che i dibattiti sarà importante la vera assemblea Anci che si terrà nel pomeriggio in un hotel silano.

I sindaci dei capoluoghi di provincia Nicola Fiorita (Catanzaro), Franz Caruso (Cosenza), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Vincenzo Voce (Crotone), Enzo Romeo (Vibo Valentia) hanno preferito anticipare quello che si prospetta essere un confronto serrato con un’articolata nota stampa in cui si propone all’associazione dei sindaci calabresi di chiedere al presidente della giunta e del consiglio regionale o il referendum abrogativo seguendo l'esempio di Campania, Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Sardegna o impugnare davanti alla Consulta la "Calderoli", non nella sua interezza, ma su specifici punti. «La nostra sia un'unica voce - si legge in una nota -, non c'è spazio per mediazioni o fantomatici osservatori sull'autonomia».


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Ma la posizione unanime non sembra esserci anche perché condizionata da schieramenti di partito. È emerso in maniera plastica durante il dibattito con la sindaca Lucia Nicoletti di Santo Stefano di Rogliano che ha detto un no senza se e senza ma. Quella di Isola Capo Rizzuto, Valeria Vittimberga, più possibilista, si è limitata a chiedere un tavolo di monitoraggio dell’Anci sull’applicazione della legge e la posizione mediana del sindaco di Amantea, Vincenzo Pellegrino, che partendo dalla sua esperienza in sanità ha detto che il problema principale è quello dell’organizzazione dei Comuni, che spesso non hanno le forze per garantire i Lep anche qualora fossero finanziati.

Il problema vero, in sintesi, è la capacità fiscale. La Calabria sconta due problemi: un gettito fiscale basso e un’alta evasione se non elusione delle tasse. Per il senatore Francesco Silvestro, il nodo è culturale. Cita il dopoguerra e l’esempio del Veneto che da zona poverissima è diventato il motore dell’economia italiana. «Noi di FI vigileremo sugli effetti della legge nel Sud con l’Osservatorio voluto da Tajani. Senza il finanziamento dei Lep non applicheremo una riforma avviata nel 2001, ma i sindaci devono rimboccarsi le maniche, far capire ai cittadini l’importanza di pagare le tasse per il bene comune». Si tratta però del cane che si morde la coda. Basti pensare ad una città capoluogo come Cosenza, città che è in dissesto ed ha una pianta organica ridottissima ma che sta trovando serie difficoltà nel fare i concorsi proprio perché in dissesto. Un bel ginepraio. Insomma l’assemblea vera che si terrà pomeriggio si preannuncia di fuoco.

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Per quanto riguarda invece i famosi “panel” solo quello sulle fusioni è riuscito a dare un po’ di pepe alla mattinata, grazie al confronto fra Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero e il consigliere regionale Pierluigi Caputo, primo firmatario della proposta di legge sulla fusione fra Cosenza, Rende e Castrolibero. Greco ha parlato di nuovo centralismo democratico che impone dall’alto le fusioni, taglia fuori le delibere dei consigli comunali e rende il referendum consultivo. Non solo, ma sempre nella "Omnibus" si prevede che per 15 anni i comuni non possono più scindersi. «E’ questo l’ascolto della volontà popolare cui pensavano i nostri Padri Costituenti? - si chiede - Cosa pensa l’Anci di questa cosa? Dovremmo esprimere una posizione chiara se non vogliamo limitarci a vanagloriose passerelle».

Caputo ha replicato dicendo che la riforma della legge regionale sulle fusioni è in linea con quella nazionale. I referendum vanno interpretati politicamente - ha detto - non abbiamo nessuna intenzione di fare le fusioni ad ogni costo. Per Caputo, però, evitare le delibere dei consigli comunali non significa non considerare la volontà popolare, bensì che i sindaci si mettano di traverso alla fusione per conservare la poltrona. «L’obiettivo è arrivare al referendum cosa che in 40 anni non è accaduta»., chiude con un filo di polemica.

Giornalista
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