Il coordinatore Nicola Irto al lavoro sulle liste, ma si attendono novità sulle alleanze. In pole Stumpo, Viscomi tra i favoriti. Provenzano punta su Marino (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il lavoro è frenetico anche in Calabria, ma sul frontespizio di ogni dossier aperto giganteggia un punto interrogativo. Fino a quando non verrà tracciato «il perimetro delle alleanze», il cammino del Pd verso le Politiche del 25 settembre rimarrà come sospeso, con il futuro dei potenziali candidati soggetto alle tante incognite che dondolano sulla testa dei segretari nazionali.
Nicola Irto, coordinatore del partito calabrese, in queste ore va predicando calma e cautela al suo stato maggiore: «Aspettiamo le decisioni romane, poi inizieremo a fare sul serio sui candidati».
Il realismo di Irto, tuttavia, non è un argine alle trattative, che sono anzi ben avviate e, in alcuni casi, accompagnate dai soliti corollari da campagna elettorale: mal di pancia, guerre tra correnti, sospetti incrociati. È iniziata la settimana dei veleni.
La rosa dei nomi
Il coordinatore dem ha convocato «in modo permanente» tutti i segretari provinciali e dei circoli delle grandi città per un confronto costante, dal quale dovrebbe uscire fuori la rosa dei nomi che lo stesso Irto dovrà presentare il 2 agosto a Enrico Letta, a cui spetterà la parola finale sulle candidature.
Nella war room di Irto si sta lavorando sui profili da proporre per i 7 collegi uninominali (5 alla Camera e due al Senato) nei quali i Democratici progressisti, il listone varato dal Pd, dovranno affrontare il centrodestra unito. Tramontato il fronte progressista con il M5S, l'obiettivo principale è Azione di Carlo Calenda, per un'alleanza tecnica che avrebbe i requisiti per imprimere una svolta alla campagna e rendere più competitivo il «campo aperto» nelle sfide maggioritarie.
L'incognita Calenda
L'ex ministro dello Sviluppo economico – che ha appena accolto nel suo partito l'ormai ex forzista Mara Carfagna – ha lanciato segnali di apertura a Letta e potrebbe sciogliere la riserva nei primi giorni della prossima settimana.
Fino ad allora, i dem dovranno portare avanti il lavoro sulle liste nella consapevolezza che ogni sintesi potrebbe comunque essere ribaltata dall'arrivo dei calendiani o di altri alleati.
Ad Azione, a intesa raggiunta, il Pd dovrebbe assicurare un buon numero di collegi uninominali (fonti dem dicono una sessantina). Una suddivisione che riguarderebbe anche la Calabria. Calenda, riflettono fonti dem locali, potrebbe ad esempio rivendicare il collegio di Reggio, nel quale schiererebbe Carmelo Versace, oggi l'unico sindaco di Città metropolitana nelle fila del suo partito.
Renzi e Stumpo
Calenda è solo una delle incognite. Le altre sono Renzi, secondo molti osservatori in lento avvicinamento ai dem, e il gruppo di Di Maio.
È già sicuro, invece, che il Pd dovrà fare posto ai candidati di Articolo 1. Sono pochissimi, forse solo sei in tutta Italia, ma uno di questi sarebbe calabrese. Rumors insistenti danno per probabilissima la candidatura di Nico Stumpo, uno dei pasdaran del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Il deputato crotonese sarebbe in corsa per un posto da capolista nel listino proporzionale, collocazione che equivarrebbe a una rielezione sicura.
Stumpo deve però fare i conti con lo stesso Irto, che non ha mai nascosto la sua ambizione di lasciare, dopo tre legislature, il consiglio regionale. La questione non si risolverebbe nemmeno se Stumpo e Irto dovessero trovare un accordo per i listini di Camera e Senato, perché sono già arrivati gli altolà di chi pretende il rispetto dell'alternanza di genere: se il capolista per Montecitorio è un uomo, per Palazzo Madama serve una donna
Sospetti
Non mancano i sospetti, nella più classica delle tradizioni del Pd. Irto, per candidarsi, ha bisogno di una deroga del Nazareno. «Ma allora – mormorano alcuni dirigenti del partito – dovranno concederla anche a Bevacqua e Alecci», cioè gli altri due consiglieri regionali che aspirano al Parlamento.
La lista dei pretendenti è molto più lunga. Spazio assicurato nel proporzionale per gli uscenti, Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi, anche se a contare sarà l'ordine di posizionamento in lista. Di certo – dicono dal quartier generale del Pd a Lamezia – le chance di riconferma di Viscomi sono aumentate dopo che Letta ha affidato alle capogruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, il compito di valutare i parlamentari uscenti. E Viscomi, nel tempo, ha costruito con Serracchiani un solido rapporto di fiducia e stima reciproche, testimoniato dalle diverse proposte di legge a doppia firma dedicate al tema del lavoro.
Gli esterni
Circolano anche i nomi di alcuni possibili “paracadutati” in quei collegi uninominali che nessuno considera davvero «contendibili». Per quello della Calabria jonica si parla di Eugenio Marino, componente della Direzione nazionale di origini crotonesi. A sponsorizzarlo sarebbe l'ex ministro del Sud Giuseppe Provenzano, di cui è stato consigliere politico.
«Covo di lupi»
Da qui al 2 agosto, considerate le variabili in campo, può succedere davvero di tutto. Un conoscitore del mondo dem prova a sintetizzare la situazione con una battuta: «Qui è un covo di lupi... non vorrei essere nei panni di Irto. Per fare le liste serve il giusto mix tra uscenti e new entry, tra le varie correnti e nel rispetto di una pluralità di territori. Trovare una sintesi sarà praticamente impossibile. Come sempre, ci penserà Roma».