Spaccato come adesso forse non lo è stato mai. Parafrasando un brano di Celentano, la situazione del Partito democratico a Lamezia Terme non è mai stata così tesa e divisa. Una larga fetta della base lametina, è l’ultima notizia, nel corso di una riunione finita intorno alle 20:30 di mercoledì sera, ha preso anche in considerazione la possibilità di autosospendersi dal partito e correre per le amministrative di maggio con un proprio candidato autonomo, se i dirigenti nazionali e regionali si rifiuteranno di accettare le primarie di coalizione che sono state chieste a più riprese.

Primarie di coalizione che sono anche previste dallo statuto dei democrat.

Intanto c’è da dire che due giorni fa il Nazzareno ha convocato Doris Lo Moro, la quale è ormai determinata a correre anche da sola, per proporre anche a lei le primarie. Ma l’ex parlamentare ed ex sindaco di Lamezia avrebbe risposto con un bel Niet! D’altra parte aveva già anticipato negli studi di Perfidia, il talk di LaC condotto da Antonella Grippo, che non avrebbe fatto alcun passo indietro rispetto alla decisione di candidarsi.
E mentre al Nazzareno sono rimasti fermi e indecisi sul da farsi a Lamezia è stata indetta una riunione per spingere sulle primarie come unica alternativa per mantenere l’unità del centrosinistra.

Tra l’altro una larga fetta del Partito democratico – 96 persone in totale – lo aveva detto chiaramente con un documento, che sa quasi di manifesto, che non era ben accetta la forzatura sulla candidatura di Doris Lo Moro: «Il Partito Democratico lametino è diviso su una candidatura che non rinnova, che si presenta con un tratto personalistico e che è incapace di aggregare un fronte ampio invece aperto, per sua natura, al dialogo. Come se ciò non bastasse emerge una grave carenza di temi e proposte su cui confrontarsi per predisporre un serio e corposo programma politico che i cittadini di Lamezia meritano».

Una forzatura sulla Lo Moro viene vista come «portatrice di un atteggiamento fortemente divisivo, in aperto contrasto con la linea unitaria portata avanti dalla segreteria regionale e nazionale».

I 96 chiedono con forza «primarie aperte che stabiliscano il vero orientamento della coalizione di centrosinistra sul candidato a sindaco. Qualora non fosse possibile noi siamo pronti a mettere in campo sin da subito e senza indugi una candidatura che sappia relazionarsi con il partito, con i cittadini, con i giovani, con le associazioni e il mondo del lavoro. E, seguendo l'esempio dei Giovani Democratici, a costruire insieme a tutti un programma che guardi al futuro di una città che necessita assolutamente di una visione di lungo periodo». Più chiaro di così.

Peccato che Doris Lo Moro abbia rifiutato le primarie e il clima si sia surriscaldato ulteriormente sgretolando ancora di più l’unità dei democrat. Per cercare di tamponare la situazione nelle ultime ore il Nazzareno ha convocato a Roma Rosario Piccioni, esponente di Lamezia Bene Comune e nome proposto, insieme a quello di Lidia Vescio, come candidatura di superamento. I vertici regionali e nazionali del Pd avevano fino a ieri ignorato queste due proposte. Ai posteri l’ardua sentenza.

Tra l’altro nelle ultime ore sta volando veloce di bocca in bocca e di chat in chat la voce che Lo Moro non risulti, al momento, nemmeno tesserata con il Pd. Possibile? Dopo tante discussioni e la rivendicazione (sempre nella scorsa puntata del talk di LaC Perfidia) che il suo ex concorrente Gianni Speranza non è un iscritto del Pd al contrario di lei? Lo Moro ha incassato anche il sostegno della deputata del M5s Anna Laura Orrico che fino al 31 dicembre scorso invocava, insieme al circolo cittadino, il rinnovamento. E anche quello di Antonio Lo Schiavo, consigliere regionale del Gruppo Misto che ha affidato il proprio endorsement alla trasmissione di LaC Tv Buongiorno in Calabria

Mentre continua la partita a scacchi, quello dell’adesione formale di Lo Moro al Pd è soltanto l’ultimo caso nato intorno alle amministrative di Lamezia: se non altro questo è di facile risoluzione, basta mostrare la tessera dem