VIDEO | Reddito di cittadinanza: «Non vi dico di votare per me per avere 780 euro». Gli avversari: «Egemonia di potere, ora la sinistra ha paura». Gioia Tauro: «Bisogna investire in questa infrastruttura»
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Il grido “Giorgia Giorgia” si è diversificato soltanto una volta. Verso la fine del comizio, parlando del 25 settembre, la platea ha urlato alla loro leader “presidente presidente”. Riassunto di un pomeriggio a Cosenza in cui le bandiere con la fiamma di Fratelli di Italia hanno sventolato nella centrale piazza Kennedy, riempita da migliaia di militanti e sostenitori. Vale a dire di elettori.
«Io sono pronta, Fratelli d’Italia è pronta - ha detto rilanciando il claim scelto per la campagna -. Non faccio miracoli, ma farò di tutto per liberare l’Italia dalle lobby di potere. Senza guardare in faccia nessuno. Voi siete pronti a sperimentare qualcosa di nuovo e a non avere amici tra i potenti? Io sì».
I big al fianco di Meloni
Giorgia Meloni ha raccolto l’abbraccio della sua gente scortata dai big del partito regionale. C’erano tutti: da Wanda Ferro («il fango e gli insulti dimostrano che siamo sulla strada giusta») a Fausto Orsomarso, da Ernesto Rapani agli amministratori locali. Ha affrontato tutti i temi diventati per lei cavalli di battaglia: lavoro, immigrazione, sicurezza, imprese. Bordate alla sinistra («che non ha mai avuto egemonia culturale, ma di potere») e al Movimento Cinque Stelle. «Non vengo qui a dirvi: votatemi e vi do 780 euro - ha tuonato dal palco -. La vera sfida di un governo è trovare un lavoro a chi non ce l’ha». Il comizio è stato organizzato dal coordinamento provinciale di Fdi presieduto da Angelo Brutto e dal direttivo regionale.
Le frecciate non mancano. «Gli altri hanno relegato l’Italia ad essere il fanalino di coda. E dicono a noi di non avere classe dirigente, quando durante l’emergenza pandemica è stato ministro della Salute Speranza e quando durante una guerra in atto c’è Di Maio agli Esteri. Noi faremo sicuramente di meglio».
Il primo partito d’Italia
«Dicevano che saremmo scomparsi non appoggiando Draghi - ha aggiunto con orgoglio -. Ce lo dicono da quando siamo nati, invece eccoci qua. Oggi siamo il primo partito d’Italia». Giù applausi e occhiolini tra i fan che pregustano il successo elettorale. «Ci piace frequentare le piazze italiane per conoscere le diverse necessità, perché siamo una nazione eterogena. In Calabria ci arriviamo tuttavia con un po’ di entusiasmo in più».
«Io sto cercando di fare la campagna elettorale spiegando cosa mi piacerebbe fare per la nazione. Per calmierare le bollette ci sono due strade: azzerare l’extragettito tagliando gli oneri e separare il costo dell’energia elettrica dal costo del gas. Servono idee di sviluppo industriale, oggi non sappiamo dove andare. Bisogna investire nelle infrastrutture come il porto di Gioia Tauro. I soldi in Italia vanno distribuiti tenendo conto di ciò che già esiste e di ciò che serve. Solo così si combatte la povertà» prosegue Giorgia Meloni.
Meloni e il reddito di cittadinanza
«Io non vengo qui a dire: votate me e vi do 780 euro al mese. Questo sistema colpisce i più deboli. Un disabile che non può lavorare percepisce 270 euro di pensione, un giovane di 25 anni, che invece può, 780. Per quanto tempo potremo sostenere tutto ciò? Prima o poi i soldi finiranno e li ritroveremo più poveri». La campagna elettorale è un fiume in piena. «Io vorrei che capiste che non voglio lasciare indietro nessuno, ma la sfida di un governo giusto è trovare a quel 25enne un lavoro con un salario» ha aggiunto Giorgia Meloni.
Sinistra e immigrazione
«La sinistra non ha avuto egemonia culturale, ha avuto egemonia di potere - ha detto infiammando ancora la piazza -. Per emergere in campo lavorativo dovevi essere amico loro. Adesso hanno paura perché io voglio premiare il merito reale. Per essere considerato un buon professore non servirà più vere in tasca la tessera della Cgil».
Infine l’argomento sicurezza.
«Il nostro sistema di welfare non regge se non ci rimettiamo a fare figli. Serve sostegno, certo. Poi bisogna garantire sicurezza. Quando si parla di ciò e di immigrazione mi chiamano razzista. Uno stato giusto non confonde, tuttavia, immigrazione e diritto d’asilo, perché sono regolamentati da norme differenti. Avete visto le foto dei profughi ucraini? Era gente che scappava dalla guerra, sono immagini diverse da quelle di chi arriva in età di lavoro sul nostro territorio. Se i confini esistono, non si violano. Quindi la prima regola è che se non rispetti le regole di casa mia, non sei ben accetta».