Appartenere ad un'unica giurisdizione vuol dire valutare meglio le prove e applicare effettivamente la presunzione di innocenza
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C'è un problema di metodo, prima ancora del merito della riforma. Separare le carriere dei magistrati vuol dire stracciare tutta la parte della Carta Costituzionale dedicata alla magistratura e riscriverla. La Costituzione sta per essere riscritta a colpi di maggioranza.
Un metodo - o meglio: una prova di forza - che sta spaccando il Paese, e che si evolverà fatalmente in un voto pro o contro la magistratura, che è un potere dello Stato. Luciano Violante ha parlato apertamente del rischio che si inneschi un conflitto politico, dalle conseguenze imprevedibili. Vogliamo ancora tenere unito il Paese o intendiamo condurlo al definitivo sfilacciamento sociale?
Nessuno è innocente davanti alla politica, diceva Giorgio Marinucci, un maestro del diritto. Ma la politica non è innocente davanti alla Costituzione, perché dietro alla Costituzione c’è il Presidente della Repubblica, che è la nostra guida; ci sono i poteri dello Stato, c’è la collettività tutta.
Forse la politica crede di essere non solo innocente davanti alla Costituzione, ma di esserne padrona, al punto da poterla riformare unilateralmente, a colpi di maggioranza; completamente dimenticando la fatica del dialogo e del compromesso vissuta nell’Assemblea Costituente, che ha dato frutti preziosi.
Entrando nel merito della riforma, mi siano consentite solo poche battute. Separare le carriere vuol dire privare il giudice della visione del pubblico ministero, e privare il pubblico ministero della visione del giudice.
Attingere da un’unica cultura della giurisdizione vuol dire invece riuscire ad avere una visione ampia e completa dell’intero procedimento. Appartenere ad un'unica giurisdizione evita il rischio dell’arroccamento nelle proprie posizioni e agevola la comprensione dei fenomeni e l’accertamento dei fatti. Vuol dire valutare meglio le prove ed applicare effettivamente la presunzione di innocenza.
E sa a chi giova avere giudici e pubblici ministeri più attrezzati, consapevoli del proprio ruolo e del sistema giurisdizionale in cui sono collocati? Al cittadino, sì, al destinatario del servizio-giustizia.
Vogliamo che il pubblico ministero diventi un super-poliziotto, che accusa a prescindere? Io, di chi accusa a prescindere, tendo a non fidarmi, perché il suo giudizio non è genuino. Vogliamo un cittadino pauroso e timoroso di un super-poliziotto vestito da pubblico ministero col dito puntato? E rifaccio la stessa domanda: vogliamo ancora tenere unito il Paese o intendiamo condurlo al definitivo sfilacciamento sociale?