C’è un umile stagnino che da oltre 80 anni vive e lavora nel suo piccolo e caratteristico laboratorio nel cuore di Pizzo. E da lì, da 80 anni non si muove!
Rocco Lico ha vissuto nel piccolo laboratorio tutta la sua vita, da quando il papà a 2 anni lo portò qui, per imparare l’arte e il mestiere di stagnino, fino ad oggi.

In questo semplice laboratorio, lo stagnino di Pizzo ha visto il fascismo, la guerra, la spartizione del mondo, il boom economico, l’industrializzazione del paese, il ‘68, il terrorismo rosso e nero, la grande crisi economica, gli anni ‘80 del consumismo, l’epoca dell’ “edonismo reganiano”, la fine del “secolo breve”, le nuove tecnologie, l’inizio del terzo millennio.

Un tempo lo stagnino lavorava tanto, perché senza le sue realizzazioni artigianali, non sarebbe stato possibile finire le case,  abitarle, mangiare, conservare l’olio, attrezzare i negozi, produrre altri beni, fare le conserve.

Rocco è un ultra ottantenne umile e di poche parole, racconta di una vita di mille sacrifici e privazioni, anche di diverse malattie. Ma tuttavia, pur sapendo che da circa 20 anni lo stagnino è rimasto senza clienti, salvo qualche turista o curioso, lui tutti i giorni apre il suo modesto laboratorio, crea qualche fischietto, e dice chiaramente: “ma se esco da qui, dove vado? Finisco in depressione”.
Quella è tutta la sua vita, racchiusa in quei pochi metri quadrati, nel cuore del centro storico di Pizzo. In uno dei borghi sul mare più bello d’Italia.

Quando vi capita, andateci, passate dal laboratorio dell’ultimo stagnino, non siate superficiali, parlate con lui, comprate un fischietto. Abbiate rispetto di un pezzo di storia, di chi ha vissuto un mondo antico e povero, lavorando e producendo per decenni con fatica e sudore. Un mondo che da tempo non c’è più.
(Ma siamo sicuri che il nostro sia migliore?)