La guerra in Ucraina non è ancora finita. L’Europa è tornata un campo di battaglia, di carneficina e di desolazione. Da tre anni, ormai, il Vecchio continente vive una delle sue più violente crisi politiche, economiche e sociali della sua gestazione. 

D’improvviso riecheggia sinistro e dolorosamente attuale quanto scritto da Paul Valéry oltre un secolo fa: «Le nostre paure sono infinitamente più precise delle nostre speranze. Non esiste una sola testa pensante, per quanto sagace e istruita, possa vantarsi di dominare questo malessere, di evitare questa sensazione di tenebre. 

Siamo una generazione particolarmente sfortunata, alla quale è toccato veder coincidere il proprio passaggio nella vita con l’arrivo di questi grandi e spaventosi eventi la cui risonanza riempirà tutta la nostra esistenza».Il poeta francese, naturalmente, si riferiva alla Prima guerra mondiale, noi al conflitto in Ucraina.

Il monito contro la politica dell’appeasement

Uno dei passaggi più significativi del discorso di Mattarella a Marsiglia riguardava la fallimentare politica dell’appeasement, quando nel 1938 il mondo assistette ai tentativi delle potenze occidentali di frenare la volontà egemonica e guerrafondaia di Hitler. 

«La strategia non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?». Poi ha aggiunto: «Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che inevitabilmente sarebbero venute a mancare».

L’accostamento alla situazione attuale, con l’aggressione russa all’Ucraina, è chiaro: cedere al ricatto della forza senza una reazione adeguata potrebbe avere conseguenze drammatiche. Rileggendo quegli eventi, l’errore fatale della comunità internazionale non fu compiuto soltanto in Baviera, ma due anni prima, quando concessero al Führer di ospitare le Olimpiadi a Berlino. In tal modo, Hitler si aggiudicò la prima battaglia di una guerra combattuta senza armi. Forse, senza questo vantaggio di tempo, mezzi e fiducia, tre anni dopo non avrebbe potuto sferrare il proprio attacco mortale all’Europa.

Le continue violazioni degli accordi internazionali

Con Putin, sembra di trovarci di fronte a una ripetizione della storia. Emerge un altro aspetto interessante: il ruolo dello sport nella geopolitica contemporanea. La Russia di Putin ha ospitato numerosi eventi sportivi internazionali, come la finale di Champions League nel 2008, le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 e i Mondiali di calcio del 2018, utilizzandoli come strumenti di soft power per riaffermarsi come potenza mondiale.

L’illusione che lo sport possa fermare le guerre è stata smentita dal fallimento della tregua olimpica nel 2024. Il Comitato Olimpico Internazionale ha escluso le delegazioni russe e bielorusse dai Giochi di Parigi, non per motivi etici, ma per evitare proteste e boicottaggi da parte degli atleti ucraini e dei loro alleati.

Il Presidente della Repubblica ha infatti ricordato il Memorandum di Budapest del 1994. Con questo accordo, l’Ucraina rinunciò al suo arsenale nucleare in cambio della garanzia della sua integrità territoriale da parte di Russia, Stati Uniti e Regno Unito: «Noi vorremmo che si ripristinassero quegli impegni ed accordi».

Mattarella sostiene che la violazione del trattato nel 2014 con l’annessione della Crimea e l’invasione russa del 2022 – insieme alla violazione del Trattato di amicizia russo-ucraino del 1997 e degli Accordi di Minsk del 2014 e 2015 – dimostrano come la mancanza di risposte adeguate ai primi segnali di aggressione abbia indebolito il sistema internazionale.

Una lezione cruciale dalla storia

Le parole di Mattarella non sono passate inosservate a Mosca. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha replicato duramente: «Ha tracciato parallelismi storici scandalosi e francamente falsi tra la Russia e la Germania nazista. Questo non può e non potrà mai rimanere senza conseguenze».

La reazione della Russia dimostra che il discorso di Mattarella ha colpito un nervo scoperto, evidenziando il peso storico degli eventi in corso e le gravi implicazioni per l'ordine mondiale. Con il paragone tra i russi di oggi e i nazisti di ieri, si riferiva esclusivamente alla volontà egemonica nell'ambito politico-territoriale e delle relazioni internazionali, senza alcun riferimento ai campi di concentramento, ai rastrellamenti e alle camere a gas. Invece di lanciarsi in minacce velate, Mosca farebbe meglio a riflettere attentamente sul discorso di Mattarella e sulle lezioni cruciali della storia, per evitare ulteriori disastri.