È una piaga che affligge sempre più ragazzi ma lo Stato continua a ignorare questa emergenza. Servono psicologi in ogni scuola, sportelli di ascolto gratuiti, campagne di prevenzione e sensibilizzazione. Il tempo delle scuse è finito, è ora di agire
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La depressione giovanile è una piaga che affligge sempre più ragazzi, spesso legata a delusioni amorose che lasciano cicatrici profonde nell’animo. L’amore, che dovrebbe essere fonte di felicità e crescita, può trasformarsi in un abisso di dolore quando non viene corrisposto o quando si conclude come non vorremmo.
I giovani, ancora in fase di costruzione della propria identità, vivono queste esperienze con un'altissima intensità, rischiando di precipitare in uno stato di sconforto da cui risulta difficile uscire. La società moderna alimenta questa sofferenza con aspettative irrealistiche sull’amore. I ragazzi si illudono che l’amore sia sempre perfetto e duraturo, ma la realtà spesso si rivela ben diversa da così. La fine di una relazione può provocare un dolore difficile da sopportare, un senso di vuoto che si trasforma in un insieme di pensieri negativi, bassa autostima, nei casi più gravi, in depressione clinica.
In Italia, la situazione è allarmante, i servizi di supporto psicologico sono inesistenti o inadeguati, e la salute mentale dei giovani non viene trattata con l’urgenza che merita. Il sistema scolastico ignora completamente il problema, le famiglie non sempre riescono a comprendere la portata del disagio e i ragazzi si ritrovano soli ad affrontare il dolore.
Secondo recenti dati, i tentativi di suicidio tra gli adolescenti sono in aumento, un segnale inequivocabile di una generazione che si sente abbandonata e inascoltata. E la cosa più assurda è che tutto questo sembra non interessare a nessuno. Lo Stato continua a ignorare questa emergenza, dimostrando un’indifferenza vergognosa.
Mi chiedo come possa essere possibile che non esistono investimenti seri nella salute mentale, gli psicologi nelle scuole sono pochi o assenti, e i centri di supporto pubblico sono sovraffollati o inesistenti. I giovani che cercano aiuto vengono spesso rimbalzati da un servizio all’altro, lasciati in attesa per mesi senza alcun supporto concreto. Ed è inaccettabile che nel 2025 un ragazzo in crisi debba attendere mesi per parlare con uno specialista, quando il dolore e la disperazione non aspettano. Nel frattempo, il governo continua a tagliare fondi a scuola e sanità, aggravando la situazione di chi già si sente invisibile.
Non si investe nella prevenzione, non si promuovono campagne di sensibilizzazione, e le poche iniziative esistenti sono superficiali e inefficaci. È evidente che la salute mentale non è una priorità per chi ci governa, e questo ha conseguenze devastanti sulle nuove generazioni.
Anche i social hanno un ruolo in questa crisi, ma il vero problema non sono loro, bensì l’assenza totale di un sistema di supporto adeguato. I giovani vengono lasciati soli, senza punti di riferimento, senza strumenti per affrontare il dolore. E questo è un fallimento collettivo, un segno tangibile di una società che ha smesso di prendersi cura dei suoi membri più vulnerabili. Le istituzioni devono svegliarsi.
Servono psicologi in ogni scuola, sportelli di ascolto gratuiti, campagne di prevenzione e sensibilizzazione. Serve un sistema sanitario che prenda sul serio la salute mentale, con tempi di attesa ridotti e strutture adeguate. Non possiamo più permetterci di ignorare il grido d’aiuto di migliaia di giovani che lottano contro un dolore troppo grande per essere affrontato da soli. L’amore può essere meraviglioso, ma può anche distruggere chi non è preparato a gestire il dolore. Serve un cambiamento culturale che ponga la salute mentale dei giovani al centro dell’attenzione, prima che sia troppo tardi. Non possiamo continuare a voltare le spalle a chi soffre: il tempo delle scuse è finito, è ora di agire. E se nessuno si muove, se nessuno si assume la responsabilità di risolvere questo problema, allora siamo tutti complici di questa tragedia silenziosa.