Costruire il futuro

Il volontariato in Calabria non coinvolge i giovani: istituzioni e associazioni lavorino insieme per creare nuovi spazi di partecipazione

La nostra regione oltre a soffrire di una scarsa presenza di organizzazioni non profit, con solo 548 istituzioni attive ogni 100.000 abitanti, offre limitate opportunità per i ragazzi: una tendenza da invertire

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di Raffaella Crupi*
14 agosto 2024
19:41

Il 12 agosto si è celebrata la annuale Giornata Internazionale della Gioventù, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un’occasione per fare il punto sul ruolo dei giovani nella società come agenti di cambiamento. Il volontariato ha un ruolo centrale in questa riflessione. Il volontariato, infatti, dovrebbe essere orientato a formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di prendersi cura della propria comunità in modo autonomo e creativo.

Secondo i dati recenti, pubblicati da Openopolis, nel 2023, solo il 5,6% dei giovani calabresi tra i 14 e i 17 anni ha partecipato ad attività di volontariato, una percentuale che si colloca molto al di sotto della media nazionale.


Inoltre, usando come riferimento lo strumento teorico sviluppato da Roger Hart nel 1992 (specchietto in basso), il quale offre una guida per valutare il livello di coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali delle diverse iniziative promosse in Calabria da associazioni ed enti che si avvalgono del volontariato, sorge una domanda spontanea: quante iniziative, oggi in Calabria, si collocano ai gradini più alti, riuscendo a coinvolgere i giovani in tutti gli step decisionali e già dalla fase di pianificazione degli obiettivi e delle attività da svolgere?

La Calabria oltre a soffrire di una scarsa presenza di organizzazioni non profit, con solo 548 istituzioni attive ogni 100.000 abitanti, offre limitate opportunità di partecipazione per i giovani, confinando spesso le loro attività volontarie ai gradini più bassi della Scala di Hart, dove il loro contributo rischia di essere simbolico piuttosto che sostanziale.

Questa è una questione cruciale che merita attenzione, poiché la capacità di creare un contesto più o meno inclusivo dipende da essa. Il rischio è di compromettere la fiducia dei giovani verso il futuro, dando loro la sensazione di essere poco compresi dagli adulti, limitando la promozione della partecipazione attiva, sfruttando il loro intervento in modo passivo e non rafforzando il loro senso di appartenenza alle comunità locali.

Per superare questi ostacoli e promuovere una partecipazione giovanile più attiva e significativa, è essenziale che le istituzioni, gli enti e le organizzazioni non profit in Calabria lavorino insieme per creare spazi dove i giovani possano davvero fare la differenza. Questo significa non solo promuovere l’aumento del numero di organizzazioni non profit, ma anche promuovere progetti che coinvolgano i giovani in modo autentico, permettendo loro di accedere ad iniziative che si collocano ai gradini più alti della Scala di Hart.

È fondamentale riconoscere il potenziale degli adolescenti e dei giovani in Calabria come agenti di cambiamento. Dobbiamo fornire loro le opportunità e il supporto necessari per partecipare in modo significativo alla vita comunitaria. Per accrescere il numero di giovani volontari ed impattare positivamente sulla nostra capacità di sviluppo sostenibile, probabilmente dovremmo accrescere la qualità dei progetti di volontariato. Solo così potremo trasformare i dati statistici in storie di successo e creare una società in cui i giovani si sentano davvero coinvolti e valorizzati.

*Orientatrice Asnor

di Raffaella Crupi*
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