Non so a voi, ma a me viene da piangere nel vedere le immagini della tragedia di Cutro, di questo enorme cimitero che sono diventati i nostri mari. Viene da piangere perché, per quanto possiamo girarci dall’altra parte, queste morti, quei corpi dei bambini che sono affogati, ci fanno sentire tutti responsabili, tutti colpevoli. Nessuno di noi si salva. Nessuno di noi è veramente innocente.

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Non lo è l’Europa, non lo è il governo nazionale con le ultime sue leggi, non lo sono i cittadini che pure non hanno alcuna responsabilità.
La tragedia di Cutro è un pugno nello stomaco ad un paese addormentato, distratto, indifferente. Questo terribile naufragio avviene subito dopo la conversione in legge un decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Ora non la buttiamo certamente in politica, ma sappiamo tutti che più allontaniamo i soccorritori dal mare e più le tragedie aumenteranno. Perché questa gente disperata che scappa dalla fame, dalla guerra, delle malattie, continuerà sempre di più a fuggire. E serve a poco allontanare le navi che prestano soccorso.

L’Italia avrebbe bisogno di tanti migranti, perché siamo diventati un paese vecchio, senza manodopera, perfino senza professionisti disponibili a lavorare.

Siamo un paese che sta affondando, ironia della sorte, insieme a coloro che il mare lo sfidano quotidianamente. L’Italia, come tutti gli altri paesi dell’Europa, sta diventando un paese di vecchi, di tantissimi anziani, mentre le aule delle scuole sono vuote. E i nostri centri storici abbandonati.

Abbiamo un disperato bisogno di organizzare e gestire corridoi umanitari dì profughi e migranti, creare condizioni ottimali di integrazione. Perché noi abbiamo bisogno di loro di loro, così come loro hanno bisogno di noi. Ma nel frattempo li lasciamo affogare. Per poi piangerli. Atteggiamento vile e vigliacco, indegno di un paese civile, di una nazione cristiana, di un’Europa che ha una storia tragica e fondamentale alle sue spalle. 
A nulla è servito quel primo gesto di Papa Francesco che appena eletto è andato a Lampedusa a lanciare in mare corone di fiori in memoria dei tanti naufraghi morti nel disperato tentativo di raggiungere le nostre coste. Non è servito a niente il suo appello a organizzare i soccorsi, a gestire i flussi, ad accogliere quei nostri fratelli e figli disperati. Oggi piangiamo, domani leggeremo centinaia di commenti, e ascolteremo tanti altri che diranno: vabbè, ma non facciamoli partire. Ricordate i taxi del mare? Che vergogna!

Tutti già sappiamo che se non organizzati per tempo, i prossimi naufragi saranno ancora più tragici. Sappiamo già da ora che i mutamenti climatici nei prossimi anni causeranno la fuga di centinaia di migliaia di disperati dai loro paesi in fiamme. E assisteremo a sempre più morti in mare. Fra questi i tanti bambini che perderanno il loro domani, ma anche il nostro. Perché nessuno in realtà si salverà. Poveri bambini dispersi nel nostro mare. Quanti figli che non abbracceranno più le loro mamme. Ma, tranquilli
Non è mio figlio
Non è tuo figlio
È il figlio dell’odio
Il figlio del sangue
Il gelo lo tormenta
Non c’è posto per lui
In questo mondo senza pietà.
Non è mio figlio
Non è tuo figlio
I nostri padri hanno conosciuto l’odio
Vittime della razza
Cercando…Lamerica
Ma noi non conserviamo memoria.