Da più parti si cerca di convincere gli abitanti della regione che questo sia un bel posto, nonostante ottusità e sporcizia diffuse: fino a che punto l’amore per la propria terra sta impedendo di vedere in quale caotico letamaio si sia trasformata?
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Incrociando i più recenti risultati elettorali e i dati aggiornati relativi all'emigrazione in Italia emerge plasticamente come i calabresi, che restino in Calabria o meno, sono per lo più condannati alla Calabria per tutta la vita. La Calabria, per chi ha qui le sue origini, è un vero e proprio penitenziario emotivo. Da più parti si cerca di convincere gli abitanti della Calabria che essa sia un bel posto, nonostante ottusità e sporcizia diffuse. A ben guardare, sono tante le porcherie di Stato distribuite su tutto il territorio calabrese, un territorio in gran parte corrotto e distrutto da anni di incomprensione, incapacità, insulsaggine. Nei giovani calabresi viene riversata con continuità, dagli istituti preposti, l'immondizia di Stato, come frumento nella gola delle oche. Ciò fa sì che in Calabria esistano pochi giovani davvero liberi e ci siano moltissimi giovani di Stato.
In Calabria l'essere umano secondo natura non esiste quasi più, è rimasto l'essere umano di Stato. Eppure, da calabresi, avevamo la possibilità di essere esseri umani secondo natura, forse molto più che se fossimo nati altrove. E, però, la Calabria ha voltato le spalle alla natura. Il paradosso è che, accecati dall'ammirazione per la Calabria, i calabresi permangono pressoché inermi, in uno stato di cecità. Rispetto, comprensione e impegno sono troppo difficili, sarebbero prerogative da uomini liberi o, quanto meno, dotati di ingegno. Quanti sono i calabresi che restano, invece, nell'ottusità, toccando, così, il fondo?
E così capita sempre più spesso che i vecchi non abbiano niente da dire e che i giovani abbiano da dire ancor meno, e questa è la situazione odierna. Tanto i vecchi quanto i giovani si inchinano servilmente davanti a ogni consigliere di Stato per idiota che sia, davanti a ogni consigliere comunale per imbecille che sia. In questa ridicola situazione, le pratiche del pensare e del prendere posizione sono entrate in disuso e ormai da qualche decennio regna la meschina ottusità della politica governativa. Si può solo provare a immaginare, se qualcuno si convincesse dell'impossibilità di cavarsela senza essere umani, fino a che punto l'amore dei calabresi per la Calabria stia continuando a impedire loro di vedere in quale caotico letamaio si sia trasformata e di comprendere e rifiutare i meccanismi dello Stato che li governa.
È evidente che questo non basti, come non basta limitarsi a detestare dal più profondo del cuore lo Stato e le sue derive. Toccato il fondo, questa è la speranza, si può tentare di risalire o, che si sia intellettuali, scrittori o cittadini comuni, provare a capire, come faticosamente qualcuno prova a fare, quale sia il modo migliore per sottrarsi al tremendo spettacolo che ogni giorno offriamo ai nostri occhi.