L’intervento

L’Autonomia differenziata? Facciamo noi del Sud la secessione, intanto boicottiamo prosecco e gorgonzola

La nuova legge serve a legalizzare il divario tra Nord e Sud. Ma ora più che mai i meridionali devono battersi e pensare a separarsi dal resto del Paese perché se non si può vivere alla pari, allora meglio da soli

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di Pino Aprile
21 giugno 2024
16:20
La manifestazione a Roma contro l’Autonomia differenziata
La manifestazione a Roma contro l’Autonomia differenziata

Lo hanno fatto: alla Camera dei deputati (e prima al Senato) le truppe cammellate terroniche dei colonizzatori padani hanno approvato l’Autonomia differenziata che, per il Sud, sancisce a norma di legge la condizione di “colonia interna”, ovvero un’area di minori diritti costituzionali per chi vi risiede.

Tutto sommato, è solo il riconoscimento ufficiale di quanto si fa ed è da 163 anni, con l’unificazione d’Italia, tramite invasione, sterminio, saccheggio e riduzione dei meridionali alla minorità, quale ragione ed economia di Stato. È come se l’apartheid in Sud Africa fosse stata votata dai neri; le catene dagli schiavi in Alabama e Louisiana; l’eliminazione nei forni dagli ebrei, nei campi di sterminio (ad accompagnarli a morte erano alcuni di loro, i kapò: al Sud, li avrebbero eletti “democraticamente”, come i proni terroni al volere padano in parlamento). 


Il divario Nord-Sud fu costruito con la sottrazione delle risorse al Sud (sui meridionali fu posta pure la tassa aggiuntiva per far loro pagare le spese della guerra che avevano subito), attraverso la “spesa storica”, ovvero concentrare tutti gli investimenti pubblici, o quasi tutti, in poche regioni di cui si volle l’arricchimento, a danno di altre che vennero impoverite. La cosa è documentata dai primi anni (Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini, Guido Dorso, Ettore Ciccotti, Antonio Gramsci…), sino a oggi (Nicola Zitara, Gianfranco Viesti, Adriano Giannola, Pietro Busetta, la Svimez, l’Ufficio parlamentare del Bilancio e una sfilza infinita di enti e istituti di ricerca). 

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L’Autonomia differenziata serve solo a rendere costituzionale, “legale”, questa disparità, perché il Nord è ormai allo sbando e si sta vendendo tutto, persino le squadre di calcio (l’anima al diavolo, ormai, da quel dì…). 

Quello che disorienta è come cavolo possano consentire dei parlamentari del Sud! Certo, ci sono i soliti venduti, gli scappati di casa che non erano adatti manco a fare i bidelli e si ritrovano in parlamento, pagati come dirigenti d’azienda, altri addirittura in buona fede, convinti che il suicidio del mezzogiorno sia la soluzione. Ma tutto ciò detto, ci sono quegli altri che sanno, capiscono, e agiscono al contrario di quanto sanno e capiscono. Direbbe De André: “il tipo strano, quello che ha venduto, per tremila lire, sua madre a un nano”. 

Contro il Sud, a favore dell’Autonomia differenziata, però, hanno votato tutti, ma proprio tutti i parlamentari terroni delle truppe cammellate. E quando la maggioranza era di centrosinistra, la situazione, salvo pochissimi (due o tre), era la stessa; e con i cinquestelle fu uguale, tranne poco più di una mezza dozzina. Adesso i partiti di opposizione, rinsaviti, sono contro: meglio tardi che mai. 

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Ma nessuno di loro è innocente: la testa d’ariete per sfondare la diga dei diritti costituzionali uguali per tutti sono stati Lega e Pd (dalla riforma del Titolo V nel 2001 alla prepotente azione dei tre moschettieri “differenziarii”: i presidenti leghisti di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, e quello Pd dell’Emilia Romagna, Bonaccini) Nel governo Lega-Cinquestelle, furono i barbari padani a pretendere nel programma l’Autonomia differenziata; con il successivo Cinquestelle-Pd furono i primi, per non perdere voti al Nord (non servì a niente, ma li persero a Sud); con il governo Draghi, tutti a favore, da Lega a Leu, perché nel programma. Solo Fratelli d’Italia, che era all’opposizione, era contro. Ma andati al potere, anche “i patrioti” (dei miei stivali o delle ciabatte, fatte voi) si sono schierati per la Secessione dei ricchi che sta facendo crescere la voglia di secessione dei poveri. 

Ora bisogna battersi più di prima contro questa scellerata legge. Si può cominciare con il boicottaggio di prodotti-simbolo delle regioni rapinatrici: il prosecco del Veneto, il gorgonzola della Lombardia, il parmigiano dell’Emilia Romagna (e mica ce lo siamo dimenticato che, mentre in Sardegna i produttori di pecorino vedevano andare all’asta le loro aziende e si suicidavano, con i soldi pubblici destinati al Mezzogiorno, si acquistavano centomila forme di parmigiano per non farne calare il prezzo. Delinquenti!). Se patria è quella in cui non si subisce o si impone discriminazione, per i meridionali questa Italia non è patria. Quindi, l’obiettivo per i meridionali, da oggi, è la secessione. Perché, se non si può stare alla pari, allora meglio da soli. 

Chissà se la Cina è disposta a finanziare nel Mezzogiorno, in cambio di concessioni a 49-99 anni, la costruzione delle ferrovie che, anche con i nostri soldi, hanno fatto solo al Nord, dell’alta velocità, idem; delle autostrade, pure; degli aeroporti, anche; dei Centri di ricerca, uguale; e se useranno i nostri porti per l’approdo delle loro navi mercantili, invece di quelli di Genova e Trieste imposti dai governi “nazionali” italiani, con l’esclusione di tutti quelli del Sud, clamorosamente migliori e più vicini alle rotte. E gli ascari terroni che hanno votato la porcheria in parlamento (o quali presidenti di Regione), li regaleremo come camerieri dei padroni padani (il ruolo della servitù).

di Pino Aprile
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