Il sindacato tuona contro i criteri per la procedura di selezione: «Introdotto un parametro altamente discrezionale contro lo spirito della norma contrattuale che valorizza l'esperienza professionale»
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La Fp Cgil esprime «profonda amarezza per la decisione presa da parte dell’amministrazione regionale della Calabria, la quale ha stabilito, unilateralmente, di troncare il confronto con le parti sociali su criteri per le selezioni delle progressioni verticali dei dipendenti regionali, in applicazione dell’art.13 del CCNL funzioni locali». È quanto è riportato in una nota a firma del segretario regionale Ferdinando Schipano e del segretario generale di Fp Cgil Calabria Alessandra Baldari.
«Le tanto agognate “verticalizzazioni”, volute fortemente dalle OO.SS., cristallizzate dal CCNL sopra richiamato, all’interno del quale è prevista una procedura di selezione che avrebbe dovuto basarsi sulla comparazione di elementi oggettivi e avrebbe prodotto un documento più trasparente e intellegibile per tutti i dipendenti – si legge –, a nostro parere, rischia di essere stravolta dall’amministrazione regionale che, caparbiamente, introduce e dà estrema rilevanza ad un colloquio valutativo tra i criteri della stessa valutazione, introducendo un parametro altamente discrezionale contro lo spirito della norma contrattuale che valorizza l’esperienza professionale».
«L’esito di questa assenza di corretto confronto – prosegue la nota – ha prodotto una proposta della parte pubblica considerata da questa organizzazione sindacale irricevibile e dannosa. Nonostante la sollecitazione della Fp Cgil, unitamente alle altre OO.SS., e finanche degli stessi dipendenti, i quali, dopo una partecipata assemblea attraverso il loro voto, hanno dato mandato alle OO.SS. di chiedere l’eliminazione di tale criterio, la Regione Calabria, incomprensibilmente, in controtendenza con il richiamato dettato contrattuale, ha ritenuto di recidere il confronto presentando al tavolo, per bocca dell’assessore al Personale, Pietropaolo, una proposta ultimativa che non ha dato spazio alla mediazione».
«Pertanto, una procedura – scrive ancora la Fp Cgil – che poteva basarsi sulla comparazione di elementi oggettivi, che avrebbe prodotto un documento più trasparente e intellegibile per tutti i dipendenti, non è stata neanche presa in considerazione, nonostante le possibilità offerte dal richiamato art. 13 del CCNL».
«Come più volte ribadito, la procedura imposta dall’amministrazione – continua – creerebbe una sperequazione non comprensibile tra dipendenti dello stesso Ente, atteso che, pochi mesi addietro, nella precedente “selezione verticale” operata dalla Regione Calabria, lo stesso Ente ha agito nel perimetro disegnato dal quadro normativo sopra richiamato, non prevedendo in alcun modo nessun colloquio».
«Va rilevato, inoltre, che l’Ente aveva, precedentemente, predisposto e approvato con Delibera di Giunta Regionale, i criteri per le selezioni di che trattasi, all’interno delle quali il colloquio valutativo non era assolutamente previsto – aggiunge il sindacato –. Le OO.SS., ai sensi dell’art. dell’art. 6 del CCNL, più volte richiamato, non hanno attivato l’istituto del confronto, in quanto tali criteri erano in linea con quanto previsto dal contratto».
Domanda quindi la Fp Cgil: «Ci chiediamo, come mai questo cambio repentino d’impostazione che crea una evidente disparità di trattamento? A chi giova? Inoltre, segnaliamo all’amministrazione regionale che una non corretta applicazione delle procedure concertative possa far saltare una riqualificazione del personale regionale che era fortemente attesa e che è elemento cardine per una migliore organizzazione degli uffici della Giunta regionale!».
«La ragione addotta dalla parte pubblica – prosegue – si fonda su un parere che l’Aran ha fornito ad un piccolo comune del centro Italia; fermo restando che un parere sia pur autorevole, rimane sempre un parere e, ai fini giuridici, non obbliga nessuno, viceversa, dato che si tratta solo di una opzione da utilizzare o meno, siamo certi, invece, che le esigenze di un piccolo comune non siano le stesse di un grande Ente con quasi duemila dipendenti».
E conclude: «Questa O.S. chiede, pertanto, di recedere da questa impostazione sbagliata. Ove, però, tale atteggiamento troverà riscontro anche nei conseguenti atti deliberativi dell’amministrazione, la Fp Cgil Calabria si riserva di valutare la corretta applicazione del dettato normativo in violazione del quale ricorrerà nelle dedicate sedi legali e metterà in campo tutte le iniziative che riterrà più opportune».