Nel 2013 l'associazione presieduta da Lenin Montesanto presentò il "museo in bacheca". Un'iniziativa realizzata insieme a tanti partner istituzionali ed imprenditoriali, supportata dall’illuminata Università andalusa di Malaga in Spagna
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«Quelli passati, vissuti e condivisi da Otto Torri sullo Jonio in Calabria sono 25 anni di provocazioni, di innovazioni, di esperimenti e di anticipo su tutto: temi, progetti, opportunità e tendenze. Dal mondo al glocale. Come, tra i tanti eventi che hanno aperto dibattiti e confronti nell’opinione pubblica territoriale e regionale, quello messo letteralmente in scena 9 anni fa per le vie del Centro Storico di Rossano. Otto Torri blindò l’Urbs bizantina per un’intera settimana. E lo fece ancora una volta pacificamente. Con l’arte. A botta di colla e manifesti. Per stimolare a riflettere. Per continuare a comparare realtà diverse. Per scioccare ed invitare alla bellezza. Per esortare pubblico e privato ad osare e ad uscire dalle grotte platoniche della routine, dei cliché, degli idola e dei tabù. Parola d’ordine: destituire l’ovvio. Distinguendosi. Dal 1997». Lo scrive in un comunicato l'associazione Otto torri, presieduta da Lenin Montesanto.
«Correva l’anno 2013. E ancora una volta - continua la nota - insieme a tanti partner istituzionali ed imprenditoriali, supportata dall’illuminata Università andalusa di Malaga in Spagna (con la quale l’associazione calabrese preserva da sempre un patto di ferro sulla provocazione culturale territoriale permanente) Otto Torri presentava il Museo in bacheca: uno degli shock culturali più energetici e mai più ripetuti in questa terra. Di cui si sentiva e si sente necessità. Oggi forse più di ieri».
«Insieme a Maria Jesús Martínez Silvente, tra le più attive e stimate esperte di Picasso e docenti d’arte della Università andalusa di cui è vice Rettore aggiunto – ricorda il direttore di Otto Torri Lenin Montesanto – organizzammo un evento diffuso, riproposto mesi dopo dal Museo Nacional del Prado a Madrid e da Etienne Lavie, artista, street artist e fotografo nel metrò e nelle strade di Parigi con l’iniziativa battezzata Chi ha rubato la pubblicità? E se al posto di quelle pubblicità ci fossero dei dipinti famosi, come risulterebbe l’immagine della Città? Otto Torri partiva da questo interrogativo. E tutto il resto era conseguenza. L’arte è solita comparire sui cartelloni solo per la promozione di una mostra. Ecco perché l’interrogativo poi ripreso dal fotografo francese Lavie: Chi ha rubato la mia pubblicità? Cosa accadrebbe se la sostituissimo con opere del nostro patrimonio artistico? Il risultato fu forte. Dirompente. Catartico. E – spiega Montesanto – tale fu a Parigi ed a Madrid, ma ancor di più nel Centro Storico di Rossano, ai confini dell’Europa: perché fu più meridiano e meno mitteleuropeo».
«Dal Mazzo di asparagi di Manet alla Casa dei casti amanti dall’affresco ritrovato a Pompei nel 1824; dal Bacchino Malato di Caravaggio al Cenacolo di Da Vinci; dai Carciofi di De Chirico alla Natura morta con aragosta di Delacroix; da Il senso dell’olfatto di Bruegel alla Natura morta con vino di De Goya; dalla Scultura di Bacco del I sec a.C. al Dettaglio mosaico di Bacco del III sec. d.C.; dal Bacco come un bambino di Jordaens a Un bar alle Folies Bergère di Manet; da Le nozze di Cana di Veronese al Sacrificio a Bacco di Stanzione; dal Monaco enologo di Aldobrandino da Siena al Minotauro con una coppa in mano e la giovane donne di Picasso; dalla Natura morta con mele alla Natura morta con bottiglia di menta piperita di Cezanne; dalla Natura morta di Gauguin a Natura Morta frutta sul tavolo di Manet; da Banco di macelleria di Aertsen a Bue scorticato di Rembrandt; da Bacchanalia di Rubens a Il trionfo di Bacco-Gli ubriachi di Velázquez; dall’affresco Villa dei Misteri trovato a Pompei nel II sec. a.C. alla Zuppa di pomodoro Campbell di Warhol; da Natura morta con vasi a Piccola pecora di Zurbarán. Sono, questi, solo alcuni dei capolavori dell’arte mondiale di tutti i tempi che nella settimana (dal 6 all’11 novembre del 2013) che precedeva e seguiva il tradizionale San Martino, evento identitario legato alla degustazione dalle botti del vino novello, molto atteso e vissuto nelle tradizionali cantine del centro storico ionico, vennero affissi su tutte le bacheche pubbliche del Centro Storico della Città del Codex e della Liquirizia. Non era mai accaduto prima. E che piacere!»
«Obiettivo dichiarato di Otto Torri sullo Jonio (presieduta allora da Stanislao Smurra), il cui nuovo esperimento venne patrocinato in quella occasione anche dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: avvicinare il mondo dell’arte ai temi del cibo e del vino, promuovere la conoscenza e la fruizione dei centri storici, il ritorno alla terra. Nove anni fa. A selezionare le 32 opere d’arte, presentate poi ufficialmente a Palazzo San Bernardino, insieme alla professoressa Martinez c’era anche la docente di immagine Blanca Montalvo, anch’essa dell’Università di Malaga. Per il tranquillo per quanto autorevole e prestigioso centro storico bizantino (un unicum in Italia per la proporzione tra palazzi gentilizi e perimetro dell’Urbs) fu comunque una vera e propria novità: dalla sera alla mattina, stop ai manifesti di qualsiasi tipo su tutte le bacheche, solo riproduzioni di quadri famosi, esposti nei più importanti musei del mondo. Via G.Rizzo nei pressi del traforo; Cozzo – Viale S. Stefano; zona San Nilo; Via Vittorio Emanuele, Via Vallone del Grano, Via XX Settembre. Sono, queste, solo alcune delle vie e dei quartieri nei quali l'iconografia classica si appropriava degli spazi pubblicitari, trasformando il paesaggio urbano, sostituendo ai colori commerciali i capolavori immortali dell'arte universale».
«Otto Torri riuscì a realizzare anche quel nuovo esperimento culturale di rottura epistemologica, davvero impattante (bloccando tutte le altre affissioni in Città per una settimana!) grazie alle tante sinergie pubblico-private (dai citati Ministero dell’Agricoltura ed Università di Malaga alla Simet Spa ed alla Soget Spa fino a Slow Food per citarne alcuni) che, cangianti e sempre rinnovate, in 25 anni di impegno ed eventi sui territori hanno rappresentato e continuano a rappresentare il vero valore aggiunto alla militanza ideale, creativa ed euro-mediterranea dei protagonisti di questo sodalizio, allora come oggi».
«Museo in Bacheca, Rossano come Madrid e Parigi si diceva e come in effetti si disse e lesse qualche mese dopo l’esperimento di Otto Torri che lo introdusse in Calabria e ne dimostrò l’efficacia replicabile in Europa. All’inverso di come accade di solito alle nostre latitudini. Ma – conclude Montesanto – con un tocco ed una differenza mediterranea di tutto rispetto. Rimane un dubbio – si leggeva, infatti, su diversi articoli apparsi sulla stampa internazionale in quel periodo. Etienne Lavie, l’artista protagonista dell’analogo esperimento a Parigi, sarà realmente sceso in strada con scale e colla per affiggere le opere d’arte o si tratta di un mero progetto fotografico? Di sicuro nel Centro Storico di Rossano è andata così! Con Mimì Aloe Cafaredd, dipendente della Soget Spa e collaboratore storico di Otto Torri sullo Jonio che, assistito dalle due docenti spagnole Martinez e Montalvo venute in Calabria per coadiuvare la realizzazione materiale del progetto, ha letteralmente trasformato le vie principali di quella Città d’arte (oggi più o meno fusa con l’altra Città d’Arte di Corigliano Calabro), per la prima volta nella storia calabrese e del Sud Italia, in un autentico e colorato museo all’aperto, visitato ed apprezzato in quella settimana speciale da residenti e viaggiatori attratti da un evento identitario distintivo (EID), da allora mai più ripetuto e di cui però questa terra avrebbe bisogno come il pane e come il dentifricio».