«I calabresi non sanno che possono ancora partecipare al bando per il restauro e la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale previsto dalla Missione 1 del Pnrr che per la Calabria prevede quasi 33 milioni di euro, che scade il 30 settembre, e la colpa è della Regione». Lo afferma in una nota la deputata del M5s Anna Laura Orrico, già sottosegretario ai Beni culturali.

«Il Ministero della Cultura, infatti, - dice Orrico – considerato che il primo avviso aveva raccolto scarsa partecipazione con soli 37 beni in Calabria oggetto di intervento su 220 da target, con un impegno di soli 2 milioni e 600mila euro a fronte dei quasi 33 assegnati, aveva prorogato i termini e sollecitato le regioni a riaprire i bandi già nella prima metà di luglio adottando tutte le iniziative necessarie a potenziare gli sforzi comunicativi e raccomandando innanzitutto adeguata evidenza nei bollettini regionali e nelle pagine del sito istituzionale. Cosa, quest’ultima, che la Regione Calabria non ha fatto se è vero che ad oggi, come è facilmente verificabile online, la pagina del sito della Regione Calabria relativa all'investimento risulta aggiornata al 13 giugno scorso e non è reperibile la riapertura del bando disposta con apposito Decreto dirigenziale».

«Insomma – prosegue l’esponente pentastellata - non proprio una dimenticanza di poco conto quanto un’importante opportunità di sviluppo preclusa ai cittadini calabresi censurata dalla stesso Ministero della Cultura con una comunicazione ufficiale di qualche giorno fa indirizzata ai vertici amministrativi e politici della Regione. Questa circostanza compromette, ovviamente, il raggiungimento del target dell’investimento per la nostra terra e determina una ridistribuzione delle risorse, circa 30 milioni di euro, verso altre regioni con amministrazioni più virtuose. Ci rendiamo conto – conclude Anna Laura Orrico – che, per alcuni esponenti di punta del centrodestra, la campagna elettorale viene prima di tutto il resto poi, però, non lamentiamoci che le nostre intelligenze sono costrette ad emigrare, non vogliono tornare oppure che per la Calabria non ci siano le risorse: bisognerebbe solo saperle intercettare e finalizzare».