Le realtà associative commentano la manifestazione andata in scena ieri: «Questi metodi non risolvono l’emergenza dei rifiuti». E sul rigassificatore: «Impianto pericoloso e inquinante»
Tutti gli articoli di Note stampa
PHOTO
«La manifestazione di ieri è stato solo un primo passo». Lo scrivono in una nota stampa le realtà associative che nella giornata di sabato sono scese in piazza a Gioia Tauro per protestare contro il raddoppio del termovalorizzatore e il rigassificatore.
Due gli slogan riportati: «Il primo era “No incenerimento” per ricordare, come ha fatto il nostro rappresentante dal palco durante gli interventi conclusivi, che qui il problema non è il raddoppio dell’inceneritore, né se questo debba essere costruito in un’altra provincia. Stiamo parlando di una metodica che, lungi dal risolvere il problema dell’emergenza rifiuti, non è sostenibile dal punto di vista ambientale e ancor di più non lo è dal punto di vista economico. Se qualche anno fa erano gli ingenti contributi pubblici a rendere appetibili questi impianti per i privati, con il taglio dei finanziamenti europei e la direttiva riguardante la progressiva riduzione delle emissioni di Co2, appare più evidente che saranno i cittadini a pagarne le spese, in termini di salute e di soldoni, e rimborsare con lauti interessi chi si aggiudicherà il raddoppio con l’annunciato project financing».
Con il secondo slogan «abbiamo portato in piazza il grande assente dalla discussione che ha preceduto questa manifestazione: “No rigassificatore”. Un impianto pericoloso e inquinante quasi imposto dalla emergenza gas scoppiata insieme alla guerra in Ucraina, riprendendo un progetto datato e messo da parte più per le sue tante criticità che per merito dell’opposizione popolare. Oggi viene rimesso all’ordine del giorno, indorando la pillola con la promessa di una preistorica “piastra del freddo” che non si capisce quale agricoltura debba servire, e soprattutto non spiegando a nessuno se e come quel vecchio progetto è integrabile con altri come quello del bacino di carenaggio o il gateway ferroviario».
«Due no- ribadiscono le associazioni- dietro qui stanno tanti sì ma soprattutto sta la voglia di disegnare e costruire insieme un futuro altro per questa terra e per i nostri figli. Il 10 maggio – precisano infine- ci sarà l’incontro tra i sindaci del territorio e il presidente Occhiuto, ma come abbiamo detto dal palco i sindaci e le istituzioni devono fare il loro lavoro, noi il nostro, e cioè costruire consapevolezza, partecipazione, mobilitazione. E questo percorso è solamente iniziato oggi: diamo appuntamento a tutte e tutti per giovedì 12 maggio alle ore 18.00 presso la sala del consiglio comunale di Cinquefrondi per tracciarlo insieme».