Da maggio a oggi: tutte le tappe, documenti alla mano, dell’emergenza sanitaria in Calabria. Il presidente della commissione anti ‘ndrangheta, Antonio De Caprio, ricostruisce ruoli, responsabilità e ritardi di una gestione disastrosa da parte del Governo.

 

Decreti legge, decreti del commissario, ordinanze, verbali dei tavoli tecnici. È una mole di documenti notevole quella raccolta dal presidente della commissione anti ‘ndrangheta del consiglio regionale, Antonio De Caprio, e riguardante la gestione dell’epidemia da coronavirus in Calabria. Un lavoro certosino durato giorni, fatto di analisi, verifiche, controlli, per ricostruire la fitta rete di atti ufficiali che cristallizzano in maniera definitiva ruoli e responsabilità di una condotta «disastrosa». «È un’operazione verità quella che mi sento di fare - rimarca De Caprio - nei confronti dei cittadini calabresi».

«Vista la complessità della materia che stiamo affrontando è doveroso esprimere una precisazione in merito ai Piani da approvare dai commissari regionali:

  •         Piano operativo Covid (Dl 18 del 17 marzo 2020)
  •         Piano di potenziamento e riorganizzazione dell’offerta territoriale (Dl 34 del 19 maggio 2020)
  •         Piano di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera (Dl 34 del 19 maggio 2020)

 

Iniziamo a precisare dove nasce il Piano operativo Covid. Il 17 marzo 2020 veniva emesso il decreto legge 18, che all’articolo 18 comma 1, prevede, in virtù del commissariamento della regione Calabria, che lo stesso commissario doveva redigere un apposito Programma operativo per la gestione dell’emergenza da Covid 19 da approvare da parte del ministero della Salute di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze e da monitorare da parte dei predetti ministeri congiuntamente. Ad oggi non approvato nella sua totalità ad eccezione del Piano di potenziamento e riorganizzazione dell’offerta territoriale e del Piano di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera richiamati dal Dl 34/2020 agli articoli 1 e 2.

 

Inoltre, con il medesimo decreto legge, il presidente della Regione Calabria precedentemente nominato soggetto attuatore con decreto del capo della Protezione civile 631 del 27 febbraio 2020, di fatto smetteva di esserlo “per il criterio della specialità alla normativa che disciplina la figura straordinaria del commissario per l’emergenza Covid 19”, ovvero il dott. Domenico Arcuri. Tanto lo si evince anche dalla comunicazione del direttore generale del ministero della Salute, dott. Andrea Urbani, del 27 ottobre 2020, che formula il parere richiesto dal commissario Cotticelli il 12 giugno 2020 e letto dallo stesso nella ormai nota ed infausta intervista alla trasmissione televisiva “Titolo V”. Ed è sempre Urbani, con la stessa nota, a specificare che spetta alla struttura commissariale calabrese elaborare il Programma operativo Covid, mentre tocca al ministero della Salute approvarlo ed al commissario Arcuri attuarlo. Ecco ora la scansione temporale degli atti prodotti in merito all’emergenza sanitaria, che hanno avuto ripercussioni sulla Calabria».

 

  • 19 maggio 2020. Viene approvato il decreto legge 34 con cui è stata chiesta alle regioni la redazione del Piano di potenziamento e riorganizzazione dell’offerta territoriale e del Piano di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera per fronteggiare l’emergenza da Covid-19.

«Al comma 11 dell’articolo 2 - evidenzia De Caprio - è scritto chiaramente che il commissario straordinario - badate bene, il dottore Arcuri! - “procederà a dare attuazione ai piani, garantendo la massima tempestività e l’omogeneità territoriale...”.

  • 25 maggio 2020. Riunione del tavolo tecnico di verifica degli adempimenti regionali con all’ordine del giorno, tra gli altri punti, anche il “Programma operativo per emergenza Covid e contabilità Covid”.

«E chi c’era a quel tavolo oltre ai ministeri competenti, ai dipartimenti, al comitato per la verifica dei Lea? C’erano il commissario e il sub-commissario della Regione Calabria! Ed è in quella sede, come si evince alla lettera H del documento, che veniva “invitata la struttura commissariale alla trasmissione della bozza del previsto programma operativo per la gestione dell’emergenza da Covid-19 da approvarsi da parte del ministero della Salute di concerto con il ministero dell’Economia e da monitorarsi da parte dei predetti ministeri congiuntamente».

  • 18 giugno 2020. Il commissario ad acta Saverio Cotticelli approva con Dca numero 91 il Piano di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera.

 

«Il Piano - aggiunge il consigliere regionale - viene quindi approvato ai sensi del decreto legge 34/2020, ed inviato al Ministero della Salute per la relativa approvazione. Al comma 11 del medesimo Art. 2 si indica chiaramente che spetta al commissario straordinario nazionale, Domenico Arcuri, “dare attuazione ai piani, nonché l’attuazione di tutti i provvedimenti consequenziali” al fine di attuare il suddetto Piano. Ebbene, che fine hanno fatto - si chiede De Caprio - questi “provvedimenti consequenziali”?».

 

  • 22 luglio 2020. Il dg Urbani comunica di approvare il Piano di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera.

 

«Con protocollo 0015022, il ministero comunica l’avvenuta approvazione al commissario Cotticelli, al sub-commissario Crocco e al dg Bevere e per conoscenza al Commissario ARCURI, specificando che lo stesso Piano è stato vistato anche dalla Corte dei conti».

  • 22 Luglio 2020. Il commissario Cotticelli approva Piano di potenziamento e riorganizzazione dell’offerta territoriale con DCA n. 103.
  • 30 luglio 2020. Stipula del contratto di progetto con la Banca europea per gli investimenti.

 

«Grazie alla stipula - nota De Caprio - vengono stanziati i fondi necessari a dare attuazione al Piano. Ma da quel 30 luglio qualcosa si è inceppato...».

  • 13 settembre. La lettera del presidente Jole Santelli al premier Conte.

 

«Il presidente della Regione aveva anticipato chiaramente ciò che poi effettivamente è successo. Aveva messo in guardia il premier Conte sui disastri che stavano combinando i commissari, e aveva anche intimato al governo di assumersi le responsabilità di scelte per le quali la Regione era stata completamente esclusa, esautorata da ogni potere, come ebbe modo di riferire Arcuri al Presidente Santelli che chiedeva la possibilità di divenire soggetto attuatore. Ma non di quel Piano!».

  • 9 ottobre 2020. A distanza di oltre due mesi il commissario Arcuri firma l’ordinanza numero 29 per individuare i soggetti attuatori del Piano.

 

«Nell’allegato - precisa De Caprio - vengono indicate le Asp provinciali e le Aziende Ospedaliere  calabresi tutte commissariate. Quindi espressione del governo».

  • 2 novembre 2020. Concluse le gare per affidare gli appalti.

«Tutta questa vicenda paradossale, fatta di responsabilità nascoste, inizia a intravedere luce soltanto il 2 novembre scorso, quando il commissario Arcuri, con enorme ritardo, conclude le procedure di gara. Ma oltre al danno, per la Calabria arriva la beffa: perché malgrado sia stato il governo, come si evince da questa ricostruzione, a sprofondarci in questa situazione, è lo stesso governo che, con Dpcm del 3 novembre, dal successivo 6 novembre ci ha dichiarato zona rossa!»

 

«In tutto questo valzer una cosa è evidente: la Regione, nella gestione dell’epidemia, non viene mai coinvolta, anzi dove vuole dare il proprio contributo, non le viene reso possibile. Fa tutto il governo centrale, purtroppo sappiamo bene con quali nefasti risultati. E non lo dico - conclude De Caprio - per scansare responsabilità, lungi da me, ma per constatazioni oggettive. Non è più accettabile subire strumentalizzazioni da chiunque pensa di sapere e invece non sa, magari lucrando in ottica elettorale sulla pelle dei cittadini. Ai calabresi dobbiamo impegno e onestà, fatti e competenze. In una parola, dobbiamo verità. Si desume da questa triste vicenda come il Sistema sanitario nazionale e quindi quello regionale siano stati depotenziati per gli interventi legislativi dell’ultimo decennio con un ulteriore aggravio nel 2015 in seguito all’emanazione del Dm 70 che umilia le strutture ospedaliere svuotandole in maniera fatale, seppur le stesse fossero necessarie alla popolazione. Se la pandemia ci ha dato un insegnamento è proprio quello che il legislatore non deve porre in essere atti ragionieristici bensì azioni che mettano al primo posto l’essere umano».