Caro Magorno, ci fanno male 30 anni di compromessi e ricatti politici

Il senatore del Partito democratico è contrario al reddito di cittadinanza ma la sua storia politica offre più di uno spunto di riflessione

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di Francesca  Lagatta
30 settembre 2018
09:23

Diciamoci la verità. Questi del M5s e della Lega non sono proprio una cima, dal punto di vista politico, e sulla vicenda dei migranti, ad esempio, è meglio stendere un velo pietosissimo. Ma se c'è una cosa buona che hanno fatto in questi mesi al governo, di certo è quella di aver varato il reddito di cittadinanza, provvedimento degno di un Paese civile, che in altri Stati europei più avanzati dell'Italia esiste ormai da tempo e ha portato solo benefici. 

Ma non tutti ne sono stati felici. Tra questi anche chi non brilla certo di iniziativa, né si può definire autore di memorabili provvedimenti a favore dei giovani e della sua terra. È stato infatti Ernesto Magorno, senatore della Riviera dei Cedri, a rilasciare su twitter la dichiarazione più critica: «I giovani, soprattutto i ragazzi del Sud, non vogliono assistenzialismo, ma dignità, e la dignità è data dal lavoro e quindi dalla possibilità di realizzarsi senza lasciare la propria terra di nascita. Questa manovra mette una grossa ipoteca sui giovani del Sud».


Senti chi parla, verrebbe da dire. Magorno che parla di giovani e di dignità, e di giovani che non devono lasciare la propria terra. Lui che in cinque anni e mezzo da parlamentare, da deputato prima e da senatore adesso, non è riuscito a risolvere una sola questione legata al suo territorio e nemmeno a sforzarsi di far finta, dal porto fantasma della sua stessa città natale, Diamante, all'aeroporto fantasma di Scalea, passando per l'ospedale fantasma di Praia a Mare, che ha frequentato solo in occasione della campagna elettorale delle scorse elezioni politiche, anche nel giorno della "inaugurazione" più ingannevole della storia della sanità cosentina finita poi al vaglio della magistratura di Catanzaro.

Magorno e i suoi illustri compagni di partito il 3 novembre del 2017 hanno inaugurato un ospedale che non esiste, solo per fare un po' di sensazionalismo e cercare di salvare una credibilità politica ridotta ormai a brandelli. Una figuraccia colossale per la quale gli elettori del Tirreno cosentino hanno presentato puntualmente il conto tre mesi più tardi. In alcune zone la percentuale di gradimento magorniana si è abbassata fino al 5%. E anche nella sua Diamante non è andata proprio come sperava, la sua supremazia è stata messa in discussione da una schiacciante percentuale grillina.


Ma parlavamo di giovani, di dignità e di lavoro. Ai politici del sud, in generale, il reddito di cittadinanza non piace, perché se a noi giovani danno l'opportunità di vivere senza doverci prostrare alle loro promesse o ai miseri trecento euro per un posto in una segreteria di partito o per un posto di lavoro frustrante e stagionale, il giocattolo si rompe. Finirà che per raccattare un voto saranno costretti a fare qualcosa, a dimostrare di valere politicamente qualcosa. Alcuni politici, ne sono certa, saranno costretti davvero ad andare a lavorare.


Caro Magorno, i giovani del Sud vogliono realizzarsi senza scendere a compromessi. Ci fanno male 30 anni di politica del nulla, 30 anni di inciuci, di ricatti, di vendette, di ritorsioni, di commistione tra politica e magistratura corrotta, di posti di lavoro elemosinati, di diritti calpestati, di vite schiacciate dal potere. Questo ci fa male, non il reddito di cittadinanza. 

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