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Il 18 maggio del 1988 moriva, a 59 anni, Enzo Tortora. Giornalista, autore e presentatore televisivo di successo divenne la personificazione degli errori della giustizia italiana.
"Mi hanno fatto esplodere una bomba atomica dentro" disse quando fu accusato da due pentiti di far parte della Nuova camorra organizzata e di essere un corriere della droga. Passò sette mesi in carcere, e molti altri agli arresti domiciliari, e furono necessari quattro anni di processi per affermare la sua piena innocenza.
Quando fu arrestato era all'apice del successo con la trasmissione "Portobello", appuntamento fisso del venerdì sera con ascolti che raggiungevano i 28 milioni di telespettatori. Per trasportarlo in carcere, i carabinieri aspettarono la mattina e rimase tragicamente famosa la sua foto con le manette ai polsi.
Dopo l'assoluzione tornò in televisione prima con una nuova edizione di "Portobello" e poi con "Giallo". Oggi la figlia Silvia dice: "Dal mio punto di vista non è cambiato nulla: sono 30 anni di amarezza e di disgusto". E conclude: "A cosa è servito il suo sacrificio? La potenza del dolore e dell’ingiustizia ha provocato un solo effetto: la sua morte".