Via il reato di abuso d'ufficio, stretta sulla trascrizione delle intercettazioni e stop all'appello del pm contro le sentenze di assoluzione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge di riforma della Giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio e approvata in via definitiva dalla Camera il 10 luglio scorso. Il Capo dello Stato ha firmato il provvedimento nell'ultimo giorno utile: dopo l'ok del Parlamento aveva infatti un mese di tempo per valutare il tutto.

Cosa prevede la riforma Nordio

La nuova legge elimina dal codice penale il reato di abuso d'ufficio, previsto dall'articolo 323, in risposta a quella che viene definita la 'paura della firma' dei sindaci e degli amministratori pubblici. Un intervento poi circoscritto con l'ultimo dl Carceri, convertito in legge due giorni fa, che introduce il reato di peculato per distrazione.

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La riforma interviene anche sul reato di traffico di influenze, introdotto dalla legge Severino e modificato dalla Spazza-corrotti: il ddl limita la sanzione penale a "condotte particolarmente gravi" e viene eliminata l'ipotesi della "millanteria", mentre è innalzata la pena minima da un anno e sei mesi a quattro anni e sei mesi.

La legge interviene nuovamente sulle intercettazioni a tutela del terzo non indagato, con il divieto di pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni salvo che non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento; il pm dovrà evitare che siano riportati dati "relativi a soggetti diversi dalle parti" se non nei casi in cui siano considerati rilevanti per le indagini, e viene ampliato inoltre l'obbligo di vigilanza del magistrato sui 'brogliacci'. Con un emendamento durate l'iter in Senato, è stato incorporato nel testo un disegno di legge del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin che vieta l'acquisizione di ogni forma di comunicazione, anche diversa dalla corrispondenza, intercorsa tra l'imputato e il proprio difensore, salvo che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato.

Il provvedimento introduce due misure 'garantiste' con l'interrogatorio preventivo della persona sottoposta alle indagini preliminari e la decisione collegiale per la custodia in carcere. La riforma limita il potere di impugnazione del pubblico ministero. Un intervento che tiene conto di quanto stabilito dalla Corte costituzionale: si limita il potere di appello sulle sentenze di proscioglimento ai reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale e i reati cosiddetti da codice rosso sulla violenza di genere.