Lo scenario in Vaticano: il Collegio cardinalizio frammentato e i principali candidati al soglio di Pietro. Il Conclave che verrà sarà un banco di prova: i fedeli pregano e i cardinali si preparano
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Per oltre un mese Papa Francesco è stato ricoverato al Policlinico Gemelli (oggi sarà dimesso ma si annuncia già una lunga convalescenza, ndr), e la sua assenza prolungata getta un’ombra sul Giubileo 2025, un evento che avrebbe dovuto celebrare il suo pontificato all’insegna della misericordia e dell’apertura. Con il Pontefice costretto a delegare sempre più spesso i cardinali, si avvicina una Pasqua incerta: la Via Crucis al Colosseo e il Triduo Pasquale potrebbero svolgersi senza di lui.
Ma c’è di più: non si celebra un Conclave durante un Giubileo da oltre due secoli. L’ultimo caso risale al 1829, quando Papa Pio VIII fu eletto durante l’Anno Santo indetto da Leone XII, un evento raro che sottolinea quanto sarebbe eccezionale un’elezione papale in questo 2025. Con Francesco debilitato, si apre il dibattito: dimissioni in vista? E chi potrebbe succedergli? Ecco uno sguardo al futuro della Chiesa, tra dinamiche interne e possibili protagonisti.
La salute di Francesco e l’ipotesi dimissioni
A 88 anni, Papa Francesco sta affrontando una polmonite bilaterale e un’insufficienza renale che lo tengono inchiodato al Gemelli. Le sue condizioni, stabili ma fragili, hanno trasformato il Giubileo – iniziato il 24 dicembre 2024 – in un’occasione più di preghiera che di presenza fisica. “Sto vivendo un tempo di prova, ma la fede mi sostiene”, ha scritto in un messaggio diffuso dal nosocomio capitolino. Eppure, la sua assenza pesa: i cardinali guidano le celebrazioni, ma il carisma di Bergoglio manca ai fedeli. Si torna a parlare di dimissioni, come fece Benedetto XVI nel 2013. Francesco ha sempre detto che scendere dalla Croce non è nella sua natura, ma il precedente di Ratzinger è lì, a ricordare che l’età e la salute possono cambiare le carte in tavola. Se accadesse, quando? Durante il Giubileo sarebbe un terremoto simbolico; più probabile, però, che aspetti la chiusura, a gennaio 2026, per lasciare una Chiesa unita dopo l’Anno Santo.
Un Collegio Cardinalizio frammentato: pochi si conoscono
Il Collegio Cardinalizio che eleggerà il prossimo Papa è un mosaico complesso. A oggi, conta 137 elettori (sotto gli 80 anni), ma entro fine anno scenderà a circa 119 per il raggiungimento del limite d’età di alcuni porporati. Francesco ha nominato oltre il 70% di loro, rivoluzionando la geografia della Chiesa: Asia, Africa e periferie del mondo hanno guadagnato peso, a scapito di Europa e Italia. Eppure, questa mondializzazione ha un rovescio della medaglia: molti cardinali non si conoscono tra loro. Le riunioni concistoriali, un tempo momenti di confronto, sono state rare sotto Bergoglio, e il risultato è un corpo elettorale “sfilacciato”, come lo definiscono gli osservatori. Ci sono i bergogliani, fedeli alla linea riformatrice, i conservatori che temono un’erosione della tradizione, e i moderati in cerca di dialogo. Coordinare 91 voti (i due terzi necessari) sarà una sfida, resa ancor più ardua dall’assenza di un candidato dominante.
Sedi storiche snobbate: Venezia e Milano senza porpora
In modo anomalo, Francesco ha rotto con la tradizione di assegnare la berretta cardinalizia a sedi storicamente “papabili” come Venezia e Milano. Il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, e l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, non sono stati elevati al rango di cardinali, una scelta che ha spiazzato molti. Bergoglio ha preferito premiare pastori di periferie o figure in sintonia con la sua visione, come Domenico Battaglia a Napoli, un “prete di strada” vicino ai poveri. Questa decisione riflette la sua idea di una Chiesa meno legata ai centri di potere e più aperta al mondo, ma ha anche alimentato critiche tra chi vede un indebolimento delle diocesi italiane tradizionali.
I papabili: chi potrebbe salire al soglio di Pietro?
Se si arrivasse a un Conclave, chi sarebbero i protagonisti? Ecco un’analisi dei cardinali in lizza, con le loro storie e le loro chance.
Pietro Parolin
A 70 anni, il Segretario di Stato Pietro Parolin è un nome di peso. Veneto, con una carriera nella diplomazia vaticana che lo ha portato a gestire crisi internazionali, Parolin è un uomo di equilibrio: aperto al dialogo con le potenze mondiali, ma fermo sulla dottrina. L’ultimo Segretario di Stato eletto Papa fu Eugenio Pacelli, Pio XII, nel 1939: un precedente lontano ma significativo. Parolin potrebbe essere una scelta di continuità, capace di unire progressisti e moderati, anche se i conservatori lo guardano con sospetto per il suo pragmatismo.
Luis Antonio Tagle
Filippino, 67 anni, Luis Antonio Tagle è uno dei porporati più stimati del Sacro Collegio. Ex arcivescovo di Manila e oggi a capo del Dicastero per l’Evangelizzazione, è noto per la sua empatia e il suo sorriso contagioso. Teologo brillante e pastore vicino alla gente, Tagle incarna lo spirito missionario di Francesco. Potrebbe diventare il primo Papa proveniente dal Pacifico, un segnale forte per un'area in crescita cattolica, ma il profilo estremamente progressista potrebbero frenare i voti dei conservatori.
Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, Matteo Zuppi, 69 anni, è un volto progressista amatissimo. Legato alla Comunità di Sant’Egidio, ha mediato pace in Ucraina e Mozambico, mostrando un talento per il dialogo. Aperto su temi come l’inclusione delle coppie omosessuali, Zuppi potrebbe riportare un italiano sul trono di Pietro dopo quasi mezzo secolo. La sua linea riformista, però, rischia di alienargli i tradizionalisti.
Pierbattista Pizzaballa
A 59 anni, il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa è un francescano con un ruolo cruciale in Terra Santa. Italiano, ma computato in quota asiatica, ha gestito con coraggio le tensioni tra Israele e Palestina, diventando un simbolo di pace. Astro nascente del Collegio Cardinalizio, la sua giovane età prometterebbe un pontificato lungo, e il suo profilo – pastorale ma non estremista – lo rende un possibile candidato di compromesso tra progressisti e conservatori. In un mondo segnato da conflitti, la sua esperienza potrebbe fare la differenza.
Peter Erdő
Ungherese, 72 anni, Peter Erdő, arcivescovo di Budapest, è l’alfiere dei tradizionalisti. Teologo di vaglia e poliglotta, guida una Chiesa dell’Europa dell’Est che resiste alla secolarizzazione. Tra i cardinali di più antica nomina, ha ricevuto la berretta da Giovanni Paolo II nel lontano 2003, Erdő rappresenta un punto di riferimento per i cattolici più tradizionalisti: la sua visione rigida su dottrina e immigrazione piace ai conservatori, che vedono in lui un argine alle riforme bergogliane. La sua elezione segnerebbe una svolta netta.
Robert Prevost
Robert Francis Prevost, 69 anni, arcivescovo di Chicago e prefetto del Dicastero per i Vescovi, è un nome in ascesa. Americano di origine, ma con radici missionarie in Perù, Prevost unisce una sensibilità pastorale a una solida esperienza curiale. Nominato cardinale da Francesco, è vicino alla linea bergogliana, ma la sua provenienza nordamericana potrebbe suscitare resistenze in un Collegio sempre più globale. Sarebbe, inoltre, il primo pontefice proveniente dagli Stati Uniti d'America. Un segnale forte in un periodo storico assai turbolento.
Gli outsider: Langlois, Tempesta e Betori
Tra i meno noti spiccano Chibly Langlois (66 anni, Haiti), pastore umile che potrebbe sorprendere come primo Papa caraibico; Orani João Tempesta (74 anni, Rio de Janeiro), voce del Brasile cattolico; e Giuseppe Betori (78 anni), arcivescovo di Firenze, un italiano di esperienza che, pur vicino al limite d’età per entrare in Conclave, potrebbe emergere come scelta di transizione, come fu, nel lontanissimo 1958, l'elezione di Giovanni XXIII.
Quale futuro per la Chiesa?
Il prossimo Papa erediterà una Chiesa modellata da Francesco: globale, sinodale, ma divisa. Parolin e Tagle garantirebbero continuità; Zuppi e Pizzaballa spingerebbero su riforme e pace; Erdő punterebbe sulla tradizione. Betori e gli outsider, invece, potrebbero portare sorprese. Con un Collegio frammentato e un Giubileo in corso, il Conclave sarà un banco di prova. Mentre Francesco lotta dal Gemelli, i fedeli pregano e i cardinali si preparano: il futuro è già iniziato.