Sull'isola è stata installata una stazione automatica "Multigas" che servirà a controllare in tempo reale quanto avviene dopo il ritorno in attività avvenuto ai primi di ottobre
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Una stazione automatica “Multigas” è stata installata sull’isola di Vulcano per monitorare il cratere e capire quello che sta avvenendo dopo il risveglio avvenuto ai primi di ottobre dopo 133 anni di inattività. Uno strumento che permetterà di controllare costantemente e in tempo reale i gas all’interno e gli altri parametri.
Già dopo la prima lingua di fumo avvistata era scattata l’allerta gialla della Protezione civile. In seguito le esalazioni di gas avevano portato all’evacuazione di alcune abitazioni, anche per le segnalazioni di malori accusati dagli animali domestici.
Il sindaco di Lipari Marco Giorgianni, nel cui Comune ricadono tanto l’isola di Vulcano quanto quella di Stromboli, aveva anche predisposto «il divieto di scalare i 500 metri della montagna, con la sola eccezione per gli addetti dei centri di competenza per le attività di monitoraggio» e disposto l'allerta gialla per rischio eruttivo.
Intanto, dall'ultimo bollettino settimanale dell'Ingv, realizzato in collaborazione dalle sezioni di Catania e Palermo, emerge che le temperature delle fumarole sull'orlo craterico sono in lieve crescita. Le misure di flusso di Co2 mostrano valori elevati, ma in linea con quelli dell'ultimo periodo.
Le parole degli studiosi
La stazione “Multigas”, spiega al Corriere della Sera lo scienziato Giovanni Giuffrida, «dopo una fase iniziale di test, ha iniziato ad effettuare, con una frequenza di una acquisizione ogni 12 ore, misure in continuo dei tenori di anidride carbonica, anidride solforosa ed idrogeno solforato oltre che i parametri ambientali come pressione, temperatura e umidità dell'aria. I dati sono trasmessi in tempo reale alla sala di acquisizione della sezione di Palermo (dell'Ingv) utilizzando un collegamento radio tramite l'Osservatorio di Lipari».
Le stazioni “Multigas” sono state sviluppate nei laboratori tecnologici della Sezione di Palermo dell'Ingv. Sono dotate di speciali sensori che consentono la determinazione simultanea di differenti specie gassose. Giancarlo Tamburello, studioso dell'Ingv, spiega sempre al Corriere che «la stazione acquisisce alcuni parametri ambientali come pressione, temperatura e umidità dell'aria. Le misure acquisite da questa stazione automatica contribuiranno ad una migliore valutazione del livello di attività del vulcano».
Il Corriere riporta anche l'analisi di uno dei più autorevoli studiosi a livello internazionale dei sistemi vulcanici siciliani, lo scienziato e docente universitario Marco Viccaro, che fa comprendere il perché della grande attenzione rivolta a Vulcano e al suo risveglio: «Si tratta di una struttura vulcanica attiva, basti pensare all'eruzione del 1889-90 che in termini geologici e vulcanici rappresenta un tempo relativamente breve. Quel che si sta verificando negli ultimi mesi è che le condizioni generali legate al processo di degassamento sono andate in disequilibrio. L’attività di Vulcano è influenzata dal suo sistema idrotermale collocato a bassa profondità, il quale può pressurizzarsi e scaldarsi in funzione delle dinamiche cui viene sottoposto il magma immagazzinato a profondità maggiori. La vivacità del sistema idrotermale dell'ultimo periodo, tra l'altro, alimenta in superficie i campi di fumarole posizionate sull’orlo del Gran Cratere di La Fossa. Fenomeni per certi aspetti similari si sono verificati nei primi decenni del Novecento, tra il 1916 e il 1927, ed a fine secolo tra il 1988 e il 1995. I fenomeni, in special modo tra il 1988 e il 1991-92, hanno presentato caratteristiche che sono abbastanza simili a quelli della crisi in corso».