I cittadini decideranno anche vice, deputati e senatori del Paese sudamericano sommerso da una crisi economica segnata da un’inflazione annuale che arriva a 138%
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Oggi (22 ottobre) circa 35 milioni di argentini sono attesi alle urne per una delle elezioni più complesse della storia recente dell’Argentina. In queste elezioni generali, i cittadini decideranno i nomi dei nuovi presidente, vicepresidente, 130 deputati e 24 senatori, oltre a nominare 43 rappresentanti al Parlasur, l'organo legislativo del Mercosur. Nella corsa per le presidenziali concorrono cinque candidati. I due preferiti sarebbero il deputato nazionale di La Libertad Avanza, Javier Milei, di profilo ultraliberale “anti-sistema”, e Sergio Massa, del partito progressista e governista Unione per la Patria.
Gli altri candidati sono Patricia Bullrich (Juntos por el Cambio), della destra tradizionale e legata all’ex presidente Mauricio Macri; Juan Schiaretti (Hacemos por Nuestro Pais), ex governatore della provincia di Cordoba, ex peronista e attualmente di destra, e la giovane avvocato Myriam Bregman (Frente de Izquierda), il cui partito è più a sinistra rispetto a quello al potere.
In Argentina, nel caso in cui nessun candidato raggiunga la maggioranza necessaria, ossia il 45% dei voti o il 40% con una differenza del 10% rispetto agli altri candidati, viene convocato un secondo turno, fissato per il 19 novembre. Il voto è obbligatorio per chi ha più di 18 anni e meno di 70 anni. Tuttavia, a partire dai 16 anni e dopo i 70 anni, è possibile scegliere se votare o meno.
“Bolsonaro” argentino
Nominato più volte come il “Bolsonaro argentino”, l’economista Milei si fa vedere spesso ai comizi con una motosega, simbolo della sua politica. È stato il più votato alle primarie per la Casa Rosada, lo scorso agosto, raggiungendo il 29,86% dei voti. Con il suo discorso populista, a favore della dollarizzazione, contro l'intervento statale nell'economia e contro i diritti LGBTQ+, è considerato il candidato “underdog”, il che lo collega, per alcuni analisti, alla figura del ex presidente brasiliano di estrema destra. In effetti, Bolsonaro ha persino pubblicato sui suoi social media un messaggio di sostegno a Milei martedì (17). «Non possiamo continuare con la sinistra. È un appello che rivolgo a tutti gli argentini: cambiamo davvero, con Milei», ha dichiarato il brasiliano.
In Argentina, ci sono le elezioni primarie che definiscono i candidati che parteciperanno alle elezioni generali. Le coalizioni devono ottenere almeno l'1,5% dei voti validi per competere. Come unico candidato della sua coalizione, Milei è stato una sorpresa nelle primarie, seguito dal partito Juntos por el Cambio, che ha ottenuto il 28% dei voti, suddivisi tra Bullrich (16,81%) e Horacio Rodríguez Larreta (11,19%). Unión por la Patria ha ottenuto il 27,3% dei voti, comprendendo Massa (21,43%) e Juan Grabois (5,85%). Schiaretti ha ottenuto il 3,7% dei voti e Bregman il 2,6%.
Invece Sergio Massa, già Ministro dell'Economia nel governo di Alberto Fernandez, è emerso al primo posto nelle ultime rilevazioni delle intenzioni di voto, pubblicate il 13 ottobre, con il 30,9% dell'elettorato a suo favore. Milei sarebbe al secondo posto, con il 26,5%, seguito da Bullrich, che otterrebbe il 24,4%, secondo il sondaggio AtlasIntel.
Massa è accusato di essere responsabile dell'inflazione senza controllo (138,3% all'anno a settembre, secondo l'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento), e della crisi economica argentina, oltre a essere il volto dei peggiori risultati della sinistra alle elezioni. Tuttavia, il candidato viene ancora considerato come la carta più forte a disposizione del governo per ottenere la continuità al potere.
Un paese in crisi e la generazione Z
Negli ultimi quattro anni, il governo di Alberto Fernández, eletto da una coalizione di sinistra guidata dalla vicepresidente Cristina Kirchner, ha affrontato la pandemia, una grave siccità e la storica crisi economica del paese, che si è ulteriormente acuita. In questo scenario il governo di Fernández ha registrato una bassa popolarità, il che lo ha portato a non cercare la rielezione.
Secondo gli analisti, la generazione Z, ovvero i giovani nati tra la metà e la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2010, sarà determinante per l'esito di queste elezioni. All'interno di questo gruppo, molti sono sostenitori di Milei e lo hanno conosciuto attraverso programmi televisivi e i social media, in particolare TikTok.
Secondo i dati ufficiali, la povertà colpisce il 46,8% degli elettori tra i 15 e i 29 anni e due fattori sono indicati come preponderanti per la maggior parte degli elettori: l'economia e la sicurezza pubblica. La situazione economica sembra essere una delle ragioni per il voto a favore del candidato che si definisce "libertario". A ciò si aggiunge la "delusione" per i risultati degli ultimi governi nella vita delle persone, in un processo molto simile a quanto accaduto in Brasile nel 2018, quando Bolsonaro è stato eletto dopo 16 anni di governo del Partito dei Lavoratori.