È calabrese il carabiniere in pensione che due giorni fa ha trovato i resti di un corpicino riconducibili al piccolo Gioele, scomparso il 3 agosto insieme alla mamma, la dj Viviana Parisi, ritrovata morta qualche giorno dopo. Si chiama Giuseppe Di Bello, 55 anni, è stato un brigadiere dell’Arma e vive a Capo d’Orlando, ma le sue origini sono di Verbicaro, nel Cosentino.

 

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha ripercorso i giorni e i momenti precedenti la scoperta. «Per diverse notti dopo la scomparsa del bambino – ha detto – non sono riuscito a dormire. Pensavo: com’è possibile che non si trova? Un tormento». Quindi la decisione di prendere parte alle ricerche da volontario, dopo l’appello del padre di Gioele. Una zona, quella su cui si è concentrato, che conosceva bene dopo anni di caccia e ricerca di funghi proprio lì.

 

Al Corriere Di Bello spiega come ha trovato i resti del piccolo: «Ho immaginato cosa potesse aver provato un bambino di 4 anni da solo. Non vedendo le luci di Palermo o di Caronia, si sarà diretto verso il mare. Quindi ho camminato per un’ora finché mi sono imbattuto in un forte odore». A quel punto l’ex carabiniere ha tentato di capire da dove provenisse, fino a quanto, facendosi largo tra i rovi, ha scoperto i resti.

 

«La notte successiva – ha detto Di Bello al Corriere – è stata la più brutta della mia vita. Il dolore, l’angoscia per com’è stato ridotto quel corpicino. Non si può dimenticare». E poi il terribile sospetto: quella è una zona in cui abbondano i maiali neri. «Non sono pericolosi – ha concluso – ma se si sentono in pericolo ti aggrediscono».

 

Intanto, seppur vi sia ormai certezza del fatto che i resti appartengano a Gioele, si attendono i risultati del Dna.  Il padre del bimbo, Daniele Mondello, e il nonno materno, Luigino Parisi, sono già stati sottoposti a un prelievo per l'estrazione del Dna. Mondello, inoltre, ha riconosciuto le scarpette blu ritrovate, insieme a resti di indumenti, a poca distanza dal corpicino.

 

 

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