La luna di miele tra Donald Trump e gli americani sembra già finita. La fiducia nel presidente sta scivolando pericolosamente, e le previsioni non sono incoraggianti. Secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics, il livello di approvazione del tycoon è sceso dal 51,5% al 48% in meno di due mesi, mentre il tasso di disapprovazione è aumentato dal 43% al 47,9%. Una dinamica che, se non invertita, potrebbe portare Trump sotto la soglia psicologica del 50%, esponendolo agli attacchi dell’opposizione e minando il controllo del Congresso nelle elezioni di midterm del 2026.

A pesare sul crollo della fiducia sono le difficoltà economiche che iniziano a emergere con maggiore chiarezza. Le politiche tariffarie, pilastro della sua strategia economica, stanno mettendo in allarme il Paese. Wall Street ha vissuto una giornata nera, con il settore tecnologico in forte sofferenza e Tesla di Elon Musk che ha perso fino al 13% in poche ore. La borsa americana ha registrato il più grande calo da quando Trump è entrato in carica, segnale inequivocabile di una crescente incertezza tra gli investitori.

L’economia degli Stati Uniti, che fino a pochi mesi fa mostrava segni di ripresa, ora inizia a dare i primi scricchiolii. Morgan Stanley ha ridotto le stime di crescita, abbassando le previsioni del Pil per il 2025 da 1,9% a 1,5%, segnalando come principale causa l’effetto negativo dei dazi sulle importazioni e sulle esportazioni americane. Nonostante il rallentamento sia ormai evidente, la Casa Bianca continua a negare il rischio recessione.

Se Wall Street traballa, il morale delle famiglie americane non è da meno. La Federal Reserve di New York ha rilevato un’impennata di pessimismo tra i consumatori, con aspettative di inflazione in salita e un aumento della preoccupazione per la propria stabilità economica. Le famiglie americane prevedono rincari su alimentari, affitti e carburante, mentre il timore di perdere il lavoro ha raggiunto il livello più alto dal 2023. Allo stesso tempo, l’accesso al credito è diventato più difficile, segno che anche le banche iniziano a temere una fase di contrazione economica.

Trump, nel frattempo, sembra ignorare l’onda lunga del malcontento. Durante un’intervista a Fox News, ha evitato di rispondere alle domande sul rischio di una recessione, lasciando intendere che la sua amministrazione non ha intenzione di modificare la linea economica. Ma le sue decisioni sono già sotto accusa. Un sondaggio Reuters/Ipsos ha rivelato che solo il 31% degli americani approva la sua gestione dell’economia, mentre il 54% la disapprova, un dato in crescita rispetto ai mesi precedenti.

Le conseguenze della sua politica dei dazi, ampiamente previste dagli economisti, si stanno manifestando con effetti devastanti. Secondo uno studio pubblicato da Economist/YouGov, la maggior parte degli americani ritiene che i dazi imposti da Trump finiranno per colpire prima di tutto le famiglie e le imprese statunitensi, con un aggravio di almeno 830 dollari all’anno per ogni nucleo familiare. Se da un lato il 78% dei repubblicani continua a sostenere la strategia protezionista, dall’altro il 56% ammette che l’aumento dei prezzi sarà inevitabile.

Gli effetti di questa politica si stanno già facendo sentire anche sui rapporti internazionali. Trump, nel tentativo di riscrivere gli equilibri globali, sta allontanando gli Stati Uniti dai loro storici alleati europei, mentre il suo atteggiamento ambiguo nei confronti di Mosca e Putin sta creando tensioni anche tra i membri del Partito Repubblicano. La sua posizione sull’Ucraina, sempre più oscillante, sta erodendo la fiducia dell’Europa e alimentando le critiche da parte della NATO, preoccupata per una possibile riduzione del sostegno americano a Kiev.

Se il trend dei sondaggi continuerà in questa direzione, le elezioni di midterm del 2026 potrebbero trasformarsi in un referendum sulla sua presidenza. Perdere il controllo del Congresso significherebbe per Trump non poter più imporre la propria agenda politica, trasformandolo in un presidente debole e ostaggio di un’America sempre più insoddisfatta.

L’America, intanto, osserva e aspetta. Ma la fiducia nel tycoon si sta sgretolando giorno dopo giorno.