Si avvicina per gli italiani il momento di andare in vacanza e aumentano le preoccupazioni per la crescita dei casi di infezione Covid. Numeri in crescita con 3855 casi di SarsCoV2 dal 27 giugno al 3 luglio secondo i dati del bollettino settimanale sul monitoraggio di Covid-19, diffuso il 5 luglio da ministero della Salute e Istituto Superiore di sanità. Sono 1350 casi in più rispetto alla settimana precedente, dal 20 al 26 giugno, quando si erano registrati 2.505 nuovi contagi.

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Numeri che fanno crescere i dubbi con Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che in un'intervista al Corriere della Sera spiega la reale situazione. In Italia la variante di Sars-CoV-2 più diffusa resta la JN.1, con tutti i suoi sotto-lignaggi, in particolare la sottovariante KP.3, più contagiosa rispetto alle precedenti.

Per Andreoni la «SarsCoV2  non ha una “stagionalità” ma circola tutto l’anno, anche se un po’ meno nel periodo estivo perché passiamo più tempo all’aperto piuttosto che in ambienti chiusi e affollati, e poi le case sono più arieggiate».

Perché questo aumento dei casi? L'infettivologo spiega che l'aumento dipende anche dalle varianti e sottovarianti che circolano e dalla loro capacità di diffondersi più rapidamente, come spiega l'infettivologo: «Se sono ad alta trasmissibilità - come la variante dominante JN.1 e ancor più la recente sottovariante KP.3 - fanno aumentare la circolazione del virus e quindi aumentano i nuovi casi; accade ancora di più se sono in grado di “sfuggire” all’immunità acquisita (perché si è vaccinati o perché si è avuto il Covid)».

I sintomi

Raffreddore, febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari sono i sintomi più comuni tipici delle varianti in circolazione. «Le varianti in circolazione tendono a interessare le alte vie respiratorie, quindi, in generale, a causare  raffreddore, un po’ di febbre, mal di gola, mal di testa, ma poche polmoniti. Però – spiega il professor Andreoni – anche se si tratta di forme poco aggressive, quando colpiscono una persona fragile possono causare gravi conseguenze ed essere anche letali. Non dimentichiamo che ogni settimana ci sono in media 20 decessi; dal primo gennaio 2024 al 3 luglio sono morte 1.688 persone». 

Cosa bisogna fare se si ha il Covid?

Andreoni spiega che la prima cosa «è fare il tampone – dice l’infettivologo. Serve per capire se si ha il Covid, osservare il decorso della malattia nei primi giorni ed essere più vigili se dovesse peggiorare, ma anche per adottare misure precauzionali in modo da evitare di infettare persone fragili o che sono in contatto con persone fragili. Se siamo persone sane e abbiamo il Covid con sintomi lievi, restiamo a casa e possiamo prendere i farmaci che si assumono abitualmente, come antinfiammatori e antipiretici in caso di febbre. Il sintomo cui prestare maggiore attenzione è la comparsa di insufficienza respiratoria, cioè si ha il fiatone e, in un minuto, gli atti respiratori arrivano a 22-24. In questo caso occorre contattare subito il medico di famiglia – suggerisce il professor Andreoni –.  In ogni caso, alle persone fragili, per età e/o patologie che hanno il Covid, anche se stanno bene, si consiglia di consultare il medico di famiglia perché questa patologia può peggiorare nel giro di poche ore. Ciò permette al dottore di prescrivere la terapia giusta, compresi i farmaci antivirali che consentono di prevenire forme gravi di malattia».

Accorgimenti per proteggersi

Per ridurre il rischio di infezione e proteggere se stessi e gli altri gli accorgimenti raccomandati dagli esperti e dal ministero della Salute restano sempre gli stessi. «In ambienti chiusi o in mezzi di trasporto affollati sono consigliate le misure di prevenzione solitamente raccomandate, come lavaggio delle mani e uso della mascherina, per ridurre il rischio di infezione. Queste misure sono fortemente raccomandate alle persone fragili – continua Andreoni – che si trovano in ambienti chiusi e affollati, soprattutto in questo periodo di maggiore circolazione del virus. Quanto agli ospedali, sono luoghi dove di regola si trovano persone fragili e debilitate. Anche se il recente provvedimento del ministero della Salute ha abolito l’obbligo della mascherina negli ospedali e nelle Rsa, in realtà demanda alle direzioni sanitarie la decisione di mantenere o meno l’obbligo, quindi sarebbe opportuno che tutte le direzioni sanitarie diano questa indicazione almeno per i reparti ad alto rischio. In ogni caso è fortemente consigliato usare la mascherina e lavarsi le mani (appena possibile) se si va in reparto a fare visita al parente malato – sottolinea l’infettivologo – . Anche se non si avvertono sintomi, si potrebbe aver contratto l’infezione e quindi trasmetterla a persone già debilitate». 

Raccomandato vaccinarsi

È raccomandato vaccinarsi in maniera particolare alle persone anziane e fragili, maggiormente a rischio di complicanze gravi e anche fatali in caso di contagio. Per l'autunno sono attesi i nuovi vaccini aggiornati alle varianti in circolazione. «Chi ha avuto il Covid o si è vaccinato di recente negli ultimi 7-8 mesi, potrebbe aspettare il nuovo vaccino aggiornato, però sappiamo che solo 12 persone fragili su 100 si sono vaccinate negli ultimi mesi, quindi sarebbe auspicabile - consiglia Andreoni - che si vaccinassero subito e poi facessero il richiamo a dicembre/gennaio col nuovo vaccino. Se preferiscono aspettare l’autunno, invece, è fortemente raccomandato prendere le misure di precauzione (usare la mascherina, evitare luoghi affollati, lavarsi le mani) per evitare di contagiarsi. Attenzione a dire che Covid-19 è diventata una “banale” influenza - avverte lo specialista -;  intanto perché l’influenza non è una malattia banale tanto che ogni anno provoca almeno 5mila decessi, poi perché anche se il Covid non ha gli effetti devastanti registrati durante la pandemia, se colpisce le persone fragili continua ad essere pericolosa. I vaccini hanno funzionato ed è importante avere a disposizione, anche in Italia, tutti i diversi vaccini (e non solo uno), in modo da poter scegliere il vaccino più appropriato per la singola persona».