Dopo un mese esatto, Mattia, il 38enne di Codogno ricercatore di Unilver definito il “paziente 1”, è stato dichiarato in via di guarigione dai medici e ora sta per tornare a casa da sua moglie che, tra qualche giorno, diventerà mamma.

 

L’uomo era stato trovato positivo dopo un tampone effettuato all’ospedale di Codogno ed era trasferito al Policlinico San Matteo di Pavia a causa di problemi respiratori e malesseri che avevano aggravato le sue condizioni.

«Respira solo, staccata anche l’ultima macchina»

A salvare la vita al 38enne di Codogno, Raffaele Bruno, calabrese originario di Cosenza e primario di malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia. «Respira da solo lo abbiamo appena staccato anche dall’ultima macchina – ha detto a La Repubblica Raffaele Bruno, il medico calabrese primario di malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia -. Finalmente posso dirlo: sta guarendo. Ora piange perché è felice: sa che la vita gli ha regalato il tempo per veder nascere la sua prima figlia». 

 

Tra i racconti che sono stati raccolti da La Repubblica al Policlinico San Matteo di Pavia c’è anche quello di un’infermiera che svela cosa abbia mosso Mattia a combattere contro la malattia: «Ho tenuto duro perché sto per diventare papà. Mentre avevo il tubo nella trachea ho pensato che se fossi stato solo, avrei mollato. È la vita degli altri a trascinarci avanti».

Le cure di Mattia e la speranza per gli altri

Il caso di Mattia dona speranza in quanto porta a nuove cure per tutti gli altri malati. «Abbiamo isolato gli anticorpi prodotti dai primi contagiati nel Lodigiano. Il loro plasma, come già in Cina, aiuterà a salvare molte vite- ha spiegato il primario di Virologia, il dottor Fausto Baldanti a La Repubblica -. Ed è pronto un test più rapido e completo del tampone. Non distingue solo chi è positivo da chi è negativo. Rivela anche la concentrazione del virus. Sapere subito quanto ce n’è, rende le terapie più efficaci e tempestive».

Dimessa coppia di cinesi, primi malati in Italia

Dopo 49 giorni di ricovero i coniugi cinesi - primi casi accertati di Coronavirus in Italia - hanno lasciato lo Spallanzani di Roma. Il saluto commosso ai vertici dell'istituto e ai medici che li hanno curati e 'coccolati' per quasi due mesi. «Ci avete salvato la vita. Amiamo lo Spallanzani, amiamo l'Italia» hanno detto con gli occhi lucidi all’Ansa.

 

Da qualche settimana sono clinicamente guariti, ma la moglie in particolare dovrà terminare il percorso di riabilitazione. Nel pomeriggio hanno lasciato l'istituto per le malattie infettive della Capitale diretti all'ospedale San Filippo Neri.


Per loro è stato predisposto il trasferimento con una ambulanza in biocontenimento, precauzione non necessaria essendo la coppia guarita, ma adottata per non impegnare un'ambulanza usata per le emergenze.