«Un lockdown nazionale? Penso che le misure messe in campo dal governo in queste settimane siano sufficienti, tengono insieme la salute, il lavoro e il minimo necessario di mobilità. Il virus è assai più diffuso ma produce problematiche assai meno importanti». Sono le parole del commissario straordinario, Domenico Arcuri, che interviene a Che tempo che fa per analizzare l'emergenza coronavirus.

Situazione critica ma non fuori controllo

«La crescita del contagio continua ma è sempre meno imponente. I contagi crescono sempre di meno, la situazione è ancora critica ma non è fuori controllo. Le misure messe in campo stanno iniziando a produrre i primi effetti. Quattro domeniche fa i contagiati erano cresciuti del 114%, domenica scorsa dell’11%, oggi sono cresciuti del 4%. Un mese fa la curva si raddoppiava, oggi cresce decine di volte di meno. Mi aspetto che la curva cresca ancora meno e che ad un certo punto si appiattisca e cominci a decrescere», dice Arcuri. «Dopo, sarà possibile immaginare un progressivo alleggerimento» delle misure.

Solo il 5% in ospedale

«Il 95% dei contagiati in Italia si cura a casa, non deve andare in ospedale o in terapia intensiva. Nella prima ondata, solo il 51% era poco sintomatico o asintomatico. Oggi solo il 4,5% dei contagiati è ricoverato in ospedale. Nella prima ondata era il 45%. Solo lo 0,5% è in terapia intensiva, in primavera era il 7%», aggiunge snocciolando dati.

Piena meno della metà delle Terapie intensive 

«La crescita continua a ritmi sempre meno impetuosi, riusciamo a intercettare una parte preponderante dei contagiati. In terapia intensiva oggi ci sono 3400 persone, le attrezzature disponibili negli ospedali italiani sono 9200: non c’è entropia delle terapie intensive, c’è stata nella prima ondata. Non c’è nemmeno l’entropia degli ospedali. C’è un problema di pronto soccorso, il numero di persone rintracciate come contagiate o che vogliono fare il tampone si è moltiplicato. Bisogna portare il meno possibile verso il pronto soccorso chi non ha bisogno», afferma.

Necessari i covid hotel

Sarebbero necessari i covid hotel. «La maggioranza delle regioni non li ha allestiti, forse non si aspettavano una recrudescenza così impetuosa. Certamente, ed è un dato che deve passare, non si può chiedere di rimettere al massimo dell'efficienza in 6 mesi il sistema sanitario, visto come è stato trattato nei 20 anni precedenti».