L'applicazione non ha raggiunto il target che ci si aspettava e secondo il commissario all'emergenza la causa sta nella fase di rilassamento che stiamo vivendo. Sulla scuola: «10 milioni di mascherine al giorno, banchi singoli e test sierologici»
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L’app Immuni non ha avuto il successo sperato: troppo poco usata dagli italiani in un momento in cui ancora il virus è in circolazione. Ad ammetterlo e a parlarne il commissario all’emergenza Domenico Arcuri intervistato da Lucia Annunziata nel corso di un seminario online organizzato dal Centro Studi Americani.
Insomma, l’app non ha raggiunto il target che ci si aspettava e la colpa non sarebbe della campagna di comunicazione che secondo Arcuri «c’è stata, c’è e continua». «La principale delle ragioni – ha spiegato - ha a che fare con la fase del ciclo di epidemia che stiamo vivendo e che trova una qualche forma comprensibile, ma non condivisibile, di rilassamento generale». Ma, in vista di una probabile seconda ondata, «Immuni ci servirà molto a partire dall’autunno» chiosa il commissario, precisando però che «sarà molto difficile che ci si rigetti nel dramma di marzo, ci sarà capacità di gestirla meglio».
Nel corso dello stesso evento, poi, Arcuri si è pronunciato sulla questione scuola. Pochi giorni fa infatti è stato disposto sia lui ad occuparsi di curarne la ripartenza. 10 milioni le mascherine che serviranno ogni giorno e che saranno distribuite gratuitamente al personale docente e non docente ed agli studenti. Altri punti sui quali si lavorerà saranno il reperimento di banchi singoli per garantire il distanziamento e i test sierologici a cui sottoporre il personale.