Giornata decisiva al Quirinale oggi per la risoluzione della crisi di governo italiana nata sotto il solleone di agosto. Oggi sono attesi al Colle tutti i big e i principali attori della scena politica del nostro paese.

 

Già ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva testato il polso dei partiti minori per cercare di capire quale linea risolutiva potrebbe essere intrapresa per dare al Paese un esecutivo forte.

Solo un antipasto di quello che accadrà oggi quando a conferire con il capo dello Stato saranno, in ordine di apparizione, Nicola Zingaretti, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Sono loro quelli più attesi, sono loro quelli in grado di far capire a Mattarella quale sia la decisione migliore da prende. Governo giallorosso o voto. Questo il dilemma.

 

La giornata di ieri, prove tecniche di risoluzione

È partita ieri la prima giornata di consultazioni serrate del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Il primo colloquio è stato con il presidente emerito Giorgio Napolitano al telefono. A seguire è toccato alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Successivamente è entrato il presidente della Camera Roberto Fico, il cui nome viene speso come papabile nuovo premier.

 

Dopo i presidenti delle camere è stata la volta dei colloqui con i gruppi parlamentari, a partire dal gruppo delle Autonomie (Svp, Patt e Uv) del Senato il quale si è detto «disponibile a sostenere un governo» con maggioranza incentrata su M5s e Pd che si dovesse formare, se esso avrà «una forte impronta europeista», anche perché «le elezioni rischiano di portare all'esercizio provvisorio e all'aumento dell'Iva», hanno detto la presidente del Gruppo Julia Unterberger e il vice Albert Laniece.

 

Il gruppo misto del Senato, pur avendo tra le sue fila componenti diversificate, concorda nel giudicare «pericoloso precipitare il Pese» alle urne e auspica la nascita di «un governo non breve, non di transizione, ma un governo politico». Ad affermarlo la presidente del gruppo misto di Palazzo Madama, Loredana de Petris, dopo le consultazioni con il presidente Sergio Mattarella. Insieme a de Petris erano presenti al colloqui Piero Grasso, Emma Bonino e Riccardo Nencini.

«Serve un governo - ha affermato Bonino - di totale alternativa politica e programmatica rispetto a quello finora visto» e aggiunge «il governo avrà il compito di fare ma anche di disfare mi riferisco  - sottolinea - al decreto sicurezza bis, alla questione migranti, allo sperpero di fondi pubblici: un autorevole governo del fare e del disfare».

Il calendario di oggi

Il capo dello stato Mattarella vedrà oggi i partiti maggiori: si inizia con Fratelli d'Italia con a capo Giorgia Meloni, seguito dalla delegazione del Pd (alle 11) guidata dal segretario Nicola Zingaretti a cui è stato dato ieri pieno mandato di trattativa. A mezzogiorno è atteso il gruppo di Forza Italia con Silvio Berlusconi. Nel pomeriggio alle 16 i colloqui proseguiranno con la Lega, con a capo Matteo Salvini e si concluderanno alle 17 con il M5s, guidato da Luigi Di Maio. Che, dopo le consultazioni, fanno sapere i penta stellati, convocherà i gruppi cinquestelle di Camera e Senato per fare il punto sulla strategia da seguire.

Governo giallorosso o voto: cosa dicono i big

In attesa della salita al Colle di Pd, Lega e M5S si rimbalzano le dichiarazioni dei vari capigruppo e degli esponenti maggiori dei vari partiti.

 

Per Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, capigruppo M5S di Camera e Senato, «sono ore molto importanti per il futuro del nostro Paese. Il MoVimento 5 Stelle si affiderà alla volontà del presidente Sergio Mattarella che segnerà la strada da seguire dopo che Matteo Salvini ha aperto un'assurda crisi di governo in pieno agosto. Il MoVimento è unito e compatto intorno al capo politico Luigi Di Maio. Siamo un monolite. E adesso siamo concentrati sulle consultazioni».

 

«Gli altri in queste ore parlano di posti, di poltrone. Noi di manovra, di come tagliare le tasse e aiutare gli italiani», ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, arrivando alla Camera per l'assemblea dei deputati leghisti. «Qualunque governo nasca sarà un governo contro la Lega», ha detto Salvini incontrando i giornalisti davanti alla Camera. «Nelle proposte del Pd c'è lo sberlone ai 5 Stelle in cui scompare il taglio dei parlamentari. Noi l'abbiamo votato tre volte...e anche ieri abbiano detto di essere pronti a farlo" ha aggiunto il ministro dell'Interno. «Rottura? Erano troppi i no. Poi gli italiani decideranno. Un Governo che nasce contro è destinato solo a salvare qualche poltrona»  ha concluso Salvini.

«La Lega è già tutta al lavoro per costruire l'Italia dei SÌ - spiegano i capigruppo della Lega Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari -, fondata su un taglio di tasse per 10 milioni di cittadini, investimenti pubblici, infrastrutture, processi giusti e veloci, certezza della pena e bambini che tornano a nascere. Altri stanno pensando al governo dei NO e delle poltrone? Andiamo a elezioni e facciamo scegliere gli Italiani! Chi scappa dalle urne ha la coscienza sporca».

L’incognita Renzi

In mattinata anche Matteo Renzi a detto la sua alla trasmissione 'Radio anch'io' su Radio 1, rispondendo a una domanda se preferisca il governo istituzionale o quello di legislatura: «Mi pare che il Pd abbia una posizione molto chiara sul governo di legislatura. La mia proposta di governo istituzionale è stata rilanciata da alcuni, Bettini e altri, ma mi pare che Zingaretti abbia detto una cosa molto chiara. Ha detto: io ci sto se c'è un governo solido, forte, di ampio respiro. Questo però se la devono vedere il Pd e i 5 Stelle, io non sono più il segretario del Pd". E ha aggiunto: «Credo che l'alternativa oggi non sia tra queste due cose, ma tra elezioni (un'ipotesi ancora in campo) o governo. Si tratta di scegliere?».

 

«Un veto ce l'ho ed è su Matteo Renzi, nel senso che se c'è una persona che in questo governo non ci deve entrare sono io, ma non perché voglio prenderne le distanze ma perché questa operazione che insieme ad altri abbiamo lanciato, è credibile se viene accompagnata dal fatto di rinunciare a ogni tipo di incarico o poltrona», ha detto ancora Renzi in merito alla sua posizione sull'ipotesi di un accordo di governo tra Pd e M5s, rispondendo alla domanda se metterà dei veti. E ha ribadito: «Dal mio punto di vista non c'è alcuna disponibilità del sottoscritto a far parte di questo governo».