Una vera e propria protesta anti-Erdogan di cui la Uefa dovrà tener conto in vista dell’evento clou europeo previsto per il 30 maggio ad Instanbul. Roma si candida e potrebbe essere addirittura in pole position
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Le conseguenze dell'offensiva turca contro i curdi si è fatta sentire anche nel mondo del calcio. Molti tifosi hanno dimostrato il loro dissenso lanciando la proposta di boicottare Istanbul come teatro della finale di Champions League edizione 2019-2020 prevista per il 30 maggio allo stadio Ataturk, e spostare la partita in un altro stadio, in un altro Paese. Su Twitter l'argomento è trending topic e, oltre ad una petizione lanciata su Change.Org. In poche ore è diventato virale anche l’hashtag #NoFinaleChampionsaIstanbul tanto da assumere i connotati di una vera e propria rivolta anti-Turchia e anti-conflitto. La Turchia, dunque, potrebbe infatti perdere la finale di Champions League (e Roma si candida, anzi potrebbe essere addirittura in pole position) per ospitare l’evento clou europeo. L’’Uefa (Unione delle associazioni calcistiche europee), ora, potrebbe essere costretta a fare i conti con una decisione storica: quella di togliere l’evento a Istanbul. Perché il calcio oramai è potentissimo un veicolo di comunicazione globale e si mescola con le questioni politiche al punto da dover prendere una presa di posizione determinante, come in questo caso nei confronti del regime di Erdogan.
Il saluto militare della nazionale turca
A portare la vicenda nell'universo calcistico è stata la stessa nazionale turca che durante il match di qualificazione ad Euro 2020 contro l'Albania ha mostrato un saluto militare di gruppo con evidente riferimento al conflitto e interpretati come segno di sostegno alla politica del governo di Istanbul. Ad appoggiare l’offensiva giocato calciatori turchi che giocano in Italia, come Demiral (Juventus), Calhanoglu (Milan) e Under (Roma). Così, ieri, è seguita ne è seguita la disapprovazione da parte del ministro dello Sport italiano, Vincenzo Spadafora, che ha inviato al presidente dell’Uefa, Alexander Ceferin, una lettera con cui chiede «se non sia inopportuno mantenere ad Istanbul la finale di Champions, alla luce dei gravissimi atti contro la popolazione curda e dell’intervento con il quale l’Unione europea condanna l’azione militare della Turchia». Una posizione chiara e ufficiale da parte del governo italiano, che fa seguito ai tanti commenti e osservazioni che, a titolo personale, molti esponenti politici, italiani e non, hanno fatto arrivare alla Federcalcio europea in queste ore per chiedere un «atto forte» contro l’invasione turca. L’ipotesi, diventata nelle ultime ore sempre più insistente anche dopo una petizione lanciata dai deputati Pd, è stata commentata dal vice presidente dell’Uefa Michele Uva: «Revocare una finale è un atto forte. Penso che ora non siamo nemmeno nelle condizioni di discuterne. È chiaro che con il comitato esecutivo valuteremo le sanzioni ma mi sembra prematuro parlarne».
Finale in Italia?
La finale dell’ex Coppa dei campioni potrebbe essere quindi disputata in Italia, nello stadio dove dopo pochi giorni - il 12 giugno - ci sarà il calcio d’inizio di Euro 2020 con la prima partita degli azzurri di mister Roberto Mancini. Intanto l’ex interista Hakan Sukur si è scagliato su Twitter contro Erdogan: «La mia è una lotta per la giustizia, per la democrazia, per la libertà e per la dignità umana. Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere è l’umanità».
LEGGI ANCHE:
Duecento curdi diedero inizio al modello Riace: Lucano manifesta per il loro popolo
Raid in Siria, la Turchia attacca. I combattenti curdi: «Colpite aree civili»