II Ponte di Calatrava e la memoria perduta della sinistra antagonista di Cosenza

Ad alcuni l’inaugurazione dell'opera non va proprio giù. La galassia no-global che ha come storici riferimenti Franco Piperno e Claudio Dionesalvi la contestano. Eppure, nel 2000 e nel 2001 ad approvare la pratica nella giunta Mancini furono anche loro. O quasi. A dargli manforte Carlo Guccione
di Pablo .
25 gennaio 2018
18:28

Alla sinistra antagonista l’inaugurazione del ponte di Calatrava non va proprio giù. La galassia no-global che ha come storici riferimenti Franco Piperno (nella foto a sinistra) e Claudio Dionesalvi, l’inaugurazione spettacolare che ha messo in cantiere il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto è indigesta. Dalla speculazione edilizia all’uso improprio dei fondi, la storica sinistra antagonista cosentina, quella dei movimenti, dei no-global e quant’altro sta lanciando accuse a raffiche verso il primo cittadino di Cosenza.

 


La storia del ponte di Calatrava, tuttavia, è molto più lunga della stessa memoria dei rivoluzionari 4.0 bruzi. E già, perché a volere questo, come è noto, è stato innanzitutto il padre nobile della sinistra cosentina, Giacomo Mancini e, a seguire, dopo di lui, tutte le amministrazioni che si sono succedute di sinistra e di destra. Una curiosità. Tutto è iniziato con l’approvazione di una delibera di giunta, la 455 del 29 settembre del 2000 che adottava il piano triennale delle opere pubbliche, a votare l’atto anche gli assessori Franco Piperno e Franco Dionesalvi (nella foto a destra). Il primo mentore storico della sinistra antagonista cosentina, il secondo, invece, fratello di Claudio, attuale contestatore di oggi. La coppia, poi, fa il bis con un’altra delibera la 51 del 20 marzo 2001 con l’approvazione dei progetti preliminari.

 

Evidentemente le menti rivoluzionarie cominciano a perdere colpi. Tuttavia, a soccorso della contestazione “rossa”, arriva un altro rivoluzionario, anche se oggi un po’ meno rosso del passato, Carlo Guccione, il quale annuncia un libro, questa volta “bianco” che ricostruisce l’iter della pratica del ponte di Calatrava (una volta definito ponte sul Crati), una ricostruzione che, tuttavia, non si discosta molto da quella raccontata dalle carte ufficiali. Un po’ di fuffa non guasta.

 

Fondi Gescal o meno, a leggere gli atti amministrativi, è evidente che tali atti si sono perfezionati nel corso di tre lustri, ricercare lo scandalo a tutti i costi, oggi, è più un vezzo da opposizione pregiudiziale che di sostanza amministrativa. La Regione Calabria ha recepito i piani tanti anni fa, ci si accorge oggi, a ponte realizzato, che quei fondi non potevano essere destinati all’opera? Le polemiche, le critiche, sono il sale della democrazia, i vuoti di memoria, invece, se non sono patologie, potrebbero diventare atti di incoerenza o peggio di vuota contrapposizione. La sinistra ci ha messo otto anni ad istruire la pratica, il centrodestra, invece, ne ha impiegati 7 per completare l’opera. Zero a zero palla al centro. Il match potrebbe chiudersi con questa eleganza piuttosto che, qualcuno rischi di fare una figura barbina.

 


Il siparietto più spassoso di questa vicenda tuttavia, rimane il rigurgito contestatario della sinistra antagonista cosentina, quei figli appassionati dei Piperno e dei Dionesalvi che hanno perso la memoria e, forse, la bussola della storia, non so perché, ma forse lo so benissimo, pensando alle loro profonde riflessioni rivoluzionarie e alla dedizione verso i loro ideologi e alla causa movimentista che professano, mi è venuto in mente un passo de’ “L’elogio alla follia” di Erasmo di Rotterdam: “Avendo infine imparato che i retori parlano del ridere, anche loro si sforzano di introdurre qualche battuta scherzosa, con una tale grazia, per Venere, con un tale senso d'opportunità, da farti dire che sono come l'asino davanti alla lira. Talvolta mordono anche, ma in modo da provocare più solletico che ferite. Né riescono mai ad adulare meglio di quando fanno mostra di non aver peli sulla lingua. Infine tutto il loro stile è tale da farti giurare che abbiano avuto per maestri i ciarlatani di piazza, restandone però molto al disotto. Tuttavia si rassomigliano tanto da non lasciare dubbi: o i ciarlatani hanno imparato la retorica dagli oratori, o gli oratori dai ciarlatani”.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top