“Lo spostamento temporale è accaduto esattamente all’una e venti e zero secondi... La domanda giusta non è dove, ma quando sono!” La domanda non è dove sono, ma quando. Chi non ricorda la celebre scena dell’iconico film Ritorno al Futuro diretto da Robert Zemeckis, in cui Christopher Lloyd e Michael J fox – in arte Emmett Brown, detto “Doc” e Marty Mcfly - erano alle prese con un bizzarro esperimento. Esperimento riuscito, almeno nel film, perché Einstein, il cane di “Doc”, svanisce con la mitica Delorean e ricompare dopo un minuto.

Ci siamo sempre interrogati sulla possibilità di visitare mondi diversi o, gli stessi mondi, ma in epoche diverse. La macchina del tempo, romanzo di fantascienza di H.G. Wells, ha aperto, già nel 1895, un filone narrativo e poi filmico, di un concetto che ci affascina da sempre: il viaggio nel tempo. “Macchine del tempo” è la mostra curata dell’Inaf – Istituto nazionale di astrofisica, a Palazzo Esposizioni a Roma visitabile fino al 24 marzo 2024, che ci ha permesso di viaggiare nel tempo e nello spazio. Sì, le macchine del tempo esistono, ne abbiamo avuto la conferma attraversando le tre sale espositive fatte da percorsi immersivi e sensoriali. Si comincia dal vero inizio: noi stessi. Siamo noi e un cannocchiale, vivendo la prima esperienza vissuta da Galileo che, oltre 400 anni fa, puntava il suo cannocchiale verso l’universo. Il nostro viaggio nel tempo ha come tema centrale la luce, che è talmente veloce che non ci permette di vedere il presente, ma il passato. I telescopi che gli astrofisici e le astrofisiche costruiscono, ci permettono di viaggiare indietro nel tempo, quando le prime galassie hanno preso forma raccontandoci la storia del nostro pianeta.

Macchine del tempo è l’unione perfetta tra divulgazione scientifica, gioco e cultura in un percorso espositivo che guarda al futuro strizzando l’occhio ai favolosi anni ‘80. La curiosità ci spinge oltre, se riusciamo a viaggiare, nel tempo e nello spazio, potremo mai incontrare qualcuno? Secondo Steven Spielberg, Ridley Scott, George Lucas, Gene Roddenberry e tantissimi altri registi, che con il loro estro hanno raccontato di incontri ravvicinati, guerre tra galassie e mondi lontani vissuti da alieni, beh la risposta non può che essere sì.  Noi abbiamo ascoltato Michel Mayor che, nel 2019 assieme Didier Queloz scopre 51 Pegasi b, il primo pianeta extrasolare orbitante intono ad una stella simile al sole. La scoperta valse il premio Nobel, prima di allora non si conosceva l’esistenza di esopianeti, ovvero pianeti esterni al sistema solare, adesso, ne conosciamo oltre 5000.

«Vita nell’universo? Una cosa è certa: non lo sappiamo. Non sappiamo se ci sia o meno vita nell’universo, abbiamo il sentore che qualcosa ci sia, ma fino ad ora non ne abbiamo prova. Abbiamo però, strumentazioni all’avanguardia che potranno rispondere a domande come questa. Trovare pianeti in cui possa svilupparsi la vita, non intesa come me o te, ma forme di vita. Cercare queste piccole forme di vita sarà la sfida per le prossime generazioni e la priorità per le agenzie come la Nasa o l’Inaf».

A questo punto non ci resta che allacciare le cinture della nostra macchina del tempo e partire. Verso l’infinito e oltre. Questa puntata de LaCapitale Speciale andrà in onda domani, sabato 16 dicembre, alle ore 16 su LaC Tv, canale 11 del DTT, 411 TivùSat e 820 Sky. La puntata sarà poi disponibile su LaC Play.