"Spesso la farraginosità del nostro processo rende le nostre armi contro la corruzione spuntate e inefficaci". Lo ha dichiarato Roberto Rossi, procuratore di Arezzo, intervenuto in collegamento a “Gli Intoccabili”, programma condotto da Klaus Davi e in onda suLaC.

 

"La corruzione è purtroppo un male endemico nel nostro paese. – ha aggiunto Rossi - Il problema più che le cause sono i rimedi, le azioni di contrasto. La corruzione trova alimento in un tessuto sociale, culturale e qualche volta anche normativo che la favorisce e la alimenta. Nello stesso tempo aumenta anche il contrasto, anche strettamente giudiziario, che non sempre è efficace. Occorre ovviamente collaborare in molti per sconfiggere questo problema".

 

"Compito della magistratura è colpire il corrotto ma compito principale della politica è combattere la corruzione. La magistratura per i mezzi e gli strumenti che ha, affronta la patologia di un fenomeno e ovviamente possiamo colpire purtroppo un numero limitato di corrotti, perché lo strumento del processo penale è fatto per colpire la patologia. Quando un fenomeno diventa fisiologico come sta avvenendo per la corruzione in Italia, il compito di contrastarlo in modo definitivo spetta alla politica, attraverso norme di legge che sono il primo passo, con un’educazione civica e comportamenti virtuosi ma è principalmente lo scopo della politica e solo lei ci può riuscire”.

 

"E' più complesso occuparsi delle inchieste che riguardano il potere finanziario dal momento che parte dell'informazione è condizionata dal potere economico. L’importanza di un’informazione libera, non condizionata e non condizionabile è fondamentale perché, è vero che mi sono trovato in difficoltà con aggressioni di tipo mediatico, ma è anche vero che ho sempre trovato organi di stampa e giornalisti che non si lasciavano condizionare da questo tipo di potentati e che riuscivano a vedere le cose come stavano e in questo ho trovato spesso un aiuto importante come magistrato e non come persona”, ha aggiunto il procuratore di Arezzo nel corso della sua prima intervista dopo il silenzio stampa dovuto all'istruttoria del CSM in merito ai possibili rapporti di conoscenza tra il Procuratore ed il Ministro Maria Elena Boschi, per la quale la prima commissione del CSM ha richiesto ieri l'archiviazione. “E’ fondamentale, più di quanto non si pensi, avere una classe di giornalisti indipendenti nel vero senso della parola, cioè economicamente perchè è l’unica vera forma di indipendenza” ha sottolineato Rossi.

 

"Noi facciamo le richieste ma i passaggi per ottenere le informazioni bancarie fanno sì che queste ultime ci arrivino per lo meno con due mesi di ritardo, mettendo a nostra disposizione una fotografia di una situazione ormai non attuale. Sia la corruzione che la criminalità organizzata hanno un comune denominatore: producono una grande quantità di denaro illecito che poi riversano nella società inquinandola e che gli da la forza di propagarsi. – continua il procuratore - Colpire dal lato economico è un punto fondamentale. Gli strumenti ci sono ma potrebbero essere affinati e migliorati per rendere immediata, almeno per i reati più gravi, la comunicazione delle informazioni anche a tutela degli onesti".

 

"La 'Ndrangheta in Toscana c'è ma indossa giacca e cravatta: è la 'ndrangheta della zona grigia. La ‘Ndrangheta è rappresentata dalla persona che investe il denaro, che inquina il tessuto economico, non quella che spara o uccide – prosegue Rossi - La disponibilità di enormi capitali è un’attrattiva per tantissimi imprenditori che non hanno un senso molto forte dei doveri civici. È un fenomeno pericolosissimo perché silenzioso, estremamente pervasivo e che non si manifesta come in altre regioni e di conseguenza è più difficile da individuare”.