VIDEO | Le telecamere di LaC sono andate nei luoghi in cui una settimana fa è avvenuto lo sversamento che ha contaminato i corsi d'acqua nella valle del Nicà: cittadini, rappresentanti istituzionali e associazioni chiedono un intervento risolutivo della Regione Calabria
Tutti gli articoli di Format LaC Tv
PHOTO
Le immagini parlano chiaro: il percolato fuoriuscito una settimana fa dalla discarica Pipino, a Scala Coeli, è ancora lì. Altrettanto chiaramente parla l’odore che si sente una volta arrivati sul posto. E sul posto, oggi, sono arrivate anche le telecamere di LaC, che a quello che da più parti è stato definito come «disastro ambientale» ha dedicato la puntata di “Dentro la notizia” (guarda qui la puntata integrale).
Pasquale Motta parla di «un territorio seduto su una bomba». Una bomba già scoppiata, in realtà, ma alla quale bisogna impedire di fare danni maggiori. E bisogna farlo in fretta perché la situazione è tutt’altro che tranquilla. Il peggio, insomma, non è affatto passato e lo dimostra ciò che il nostro network è riuscito a documentare in presa diretta. Acqua che scorre portandosi con sé quella schiuma che tanto spaventa il territorio. «Pochi minuti fa questo torrente era stagnante – spiega Motta –, quindi sembrava che il percolato fosse fermo. Adesso le acque hanno ripreso a scorrere e vanno all’incrocio del fiume. È successo qualcosa, si è rotto qualcosa. Significa che tutti gli interventi che stanno facendo sono precari».
Al suo fianco, a ricostruire la cronaca di questi ultimi giorni iniziati con il sequestro dell'impianto in seguito alla segnalazione dello sversamento, il giornalista di LaC Luca Latella.
Profeti di sventura
Nel mentre si attendono ancora le risposte su quanto accaduto, la valle del Nicà è nel caos. E quel che è peggio, sottolinea Motta, è che gli interventi della Regione non sembrano all’altezza del disastro avvenuto.
Nicola Abruzzese è presidente del circolo Legambiente Nicà. «Profeta di sventura» viene definito. E, suo malgrado, lo è stato davvero. Solo da ottobre a oggi erano state diverse le segnalazioni di anomalie inoltrate agli uffici competenti, come dimostra il fascio di fogli tra le mani dell’ambientalista. Che non usa giri di parole: «Il presidente Occhiuto deve ritirare il decreto autorizzativo della discarica: deve revocare l’Aia».
Sul posto anche l’esponente dei Verdi Giuseppe Campana: «La Calabria ha un sistema di gestione dei rifiuti che sta mettendo i cittadini in ginocchio». E anche lui si rivolge a Occhiuto: «Basta a questo becero sistema dove il cittadino paga la tassa ben tre volte».
Profeta di sventura è stato anche Mimmo Formaro, rappresentante delle Lampare di Cariati che oggi siede in Consiglio comunale tra i banchi della minoranza. Anche loro “lo avevano detto”. «Quello che è successo si poteva prevedere, e questa cosa fa ancora più male. Adesso bisogna chiudere».
La preoccupazione dei sindaci
Sul piede di guerra ormai da tempo pure il sindaco di Campana Agostino Chiarello: «La situazione è catastrofica, e noi sindaci in qualità di massimi responsabili sanitari dobbiamo tutelare le nostre cittadinanze». L’amministratore chiede «come mai interventi che avrebbero dovuto essere immediati sono iniziati con 5 giorni di ritardo. Le prime autobotti sono arrivate lunedì. Anche in numero insufficiente». Accanto all’annullamento dell’autorizzazione Chiarello chiede anche di «avere il cronoprogramma degli interventi, anche perché noi dobbiamo informare i cittadini».
Non c’è solo il percolato finito nei torrenti e nel fiume Nicà, c’è anche quello che potrebbe essere già finito in mare. Il sindaco di Calopezzati, Edoardo Antonello Giudiceandrea, ha da subito interdetto balneazione e pesca nel tratto di costa di sua competenza: «Abbiamo preferito non nasconderci, visto che era stata riscontrata da un esperto l’esistenza di questa massa che si muoveva verso la nostra spiaggia, e cautelativamente abbiamo emesso il divieto».
«La Regione non è presente»
Ci si preoccupa per l’estate appena iniziata e per le attività produttive sulle quali si è addensata più di una nuvola. Donato Greco è un imprenditore agricolo: «La situazione è grave. Mi preoccupa più come cittadino che come imprenditore. Bisogna mettere subito in sicurezza il territorio. Non è il momento di cercare colpevoli ma da questo momento in poi tutto quello che succederà sarà responsabilità della Regione perché qui non è presente».
Nella valle del Nicà sventolano le bandiere a colorare l’aria che tutto intorno ha il solo colore del disastro in agguato. A vivacizzarne il tono ci pensa anche Giuseppe Romeo che a un certo punto irrompe sulla scena con i suoi ragazzi della palestra. Hanno le magliettine rosse, ma l’umore è nero anche per loro. Imprenditore agricolo nonché maestro di un’arte marziale made in Calabria chiamata warpedo, lancia un messaggio semplice ma che colpisce nel segno: «La nostra vera casa è la natura. Possiamo farci delle ville bellissime, ma se fuori di lì ci sono veleni tutto questo non serve a niente». È un colpo al cuore lo spettacolo di oggi, lì «dove tre giorni prima ho fatto fare il bagno ai miei figli, dove abbiamo organizzato camminate a piedi nudi».
Tra i rappresentanti istituzionali anche Francesco Gagliardi, consigliere comunale di Crucoli: «La Regione ha interpretato questo come un problema ordinario – afferma –, ma qui di ordinario non abbiamo nulla. C’è un disastro ambientale in corso e la ditta non può farsi carico di tutto quello che è successo, deve intervenire la Regione con i suoi mezzi».
«Soli a combattere una guerra persa»
In coda scorre il reportage realizzato questa mattina dalla troupe di LaC. Ci sono le dichiarazioni pesanti dei due proprietari di un’azienda agricola del posto, che portano avanti un’attività che è anche una tradizione familiare. «L’agricoltura ce l’abbiamo nel sangue – dicono –, quello che sta succedendo è un grande dolore». A rendere tutto più amaro c’è la sensazione di essere stati «abbandonati da tutti»: «Le associazioni di categoria non ci stanno tutelando per niente, siamo soli a combattere una guerra persa».
Ma la guerra non può essere persa. E deve continuare, perché questo pezzo di terra nostra che si stende tutt’attorno alla valle del Nicà ha diritto alla salvezza. Per i suoi abitanti, per tutti noi. L’appello finale alla Regione lo lancia Pasquale Motta, e in poche parole racchiude tutta l’urgenza di un territorio in bilico su un abisso: «Venite subito perché la Calabria, in questi disastri, muore».