In nostro Paese è il principale beneficiario dei fondi destinati alla salvaguardia dell’ambiente per contrastare l’aumento delle temperature ma è anche il fanalino di coda per utilizzo delle risorse
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Parliamo di Unione europea, a ragion veduta. L'impegno per la salvaguardia del pianeta risulta ancora prioritario. La programmazione 2014-2020, su undici obiettivi tematici che regolano le politiche di coesione, ne dedica ben tre alle “azioni per il clima”, cioè azioni capaci di sostenere e facilitare il passaggio dall'attuale modello produttivo, altamente inquinante, alla sostenibilità. Un modello che favorisca e sostenga l’adozione di metodologie produttive a bassa emissione di carbonio, misure per la governance dei rischi, strumenti per il monitoraggio e la prevenzione del cambiamento climatico, l’utilizzo efficiente delle risorse, azioni di tutela ambientale.
L’Italia è il principale beneficiario
Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, sono 162 i miliardi di euro destinati a queste priorità di investimento, un quarto delle risorse strutturali e di investimento, di cui 114 miliardi stanziati tramite il budget dell’Ue e 48 tramite cofinanziamento degli Stati membri. Con 19 miliardi di euro a disposizione (di cui 11 mld dal budget Ue) l’Italia è il principale beneficiario delle risorse per il clima. Oltre l’11% del totale disponibile per tutti i 28 paesi. Gli altri Stati ad avere una dotazione di almeno 10 miliardi di euro sono la Francia (14,5 miliardi), la Spagna (14,36), la Polonia (14,33), la Germania (12,58), la Romania (10,66).
La situazione oggi
La situazione aggiornata al 31 dicembre 2018, evidenziava che per questo ambito, la spesa si attesta al 31,9% della dotazione; ovvero, su 162 miliardi di euro disponibili, ne sono stati spesi 52. Pertanto, entro il 2020, ma certificabili entro il 2023, rimangono da spendere oltre 110 miliardi, 63 dei quali, appunto erogati dall’Unione
Vista l’importanza delle risorse, lecito chiedersi come utilizzarle. Risorse idriche? Gestione dei rifiuti? Transizione verso un’economia circolare? Efficentamento delle risorse? Gestione delle catastrofi naturali a livello locale? Prevenzione e sensibilizzazione? Adottare o migliorare sistemi di gestione delle catastrofi naturali a livello locale, nonché avviare attività di prevenzione e sensibilizzazione?
Fanalino di coda
«Spiace sottolineare come l’Italia, paese beneficiario delle risorse più ingenti, sia anche quello che deve ancora investirne la maggior parte - afferma Francesco Foglia, ricercatore universitario alla Mediterranea di Reggio Calabria e alla Bocconi di Milano -. Dei 19 miliardi disponibili, ne sono stati spesi poco più di 5, il 28% del totale. Ne rimangono 14, e spiccano i programmi a gestione nazionale (900 mln), i residui dei fondi strutturali e di investimento europei di Puglia (850 mln) Campania (554 mln), Lombardia (391 mln) e Sicilia (377 mln). Un dato ancor più problematico se paragonato al fatto che l’Italia è anche il paese con il più alto numero di infrazioni europee per violazione di norme ambientali. Infrazioni alle quali si aggiunge il deferimento alla Corte di giustizia Ue per non aver ottemperato agli obblighi in materia di inquinamento atmosferico e di trattamento adeguato delle acque reflue urbane in quasi tutte le sue regioni. Il risanamento di simili situazioni, può e deve essere obiettivo primario, nell’impiego dei fondi rimanenti».