Nel centrodestra le carte le dà Salvini che se dovesse puntare sull’attuale presidente facente funzioni causerebbe l’avvicinamento tra Forza Italia e il partito di Renzi. A quel punto il quadro sarebbe più frammentato e il numero di competitor salirebbe. Ecco tutti gli scenari
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«Quindi che succede in Calabria?». «Non ci si capisce niente». La situazione degli schieramenti elettorali per il rinnovo del governo regionale potrebbe essere riassunta con le due frasi che mi sento dire più spesso, in proposito. La prima, la domanda, deriva dal fatto che fui fra i fondatori del Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale, che in Calabria sostiene lo schieramento civico che ha candidato Luigi de Magistris (non me ne occupo più, a maggior ragione da quando ho accettato di dirigere LaC); la seconda frase deriva dalla perplessità di chi, dopo aver letto un articolo sulle manovre di Pd, o Lega, o su de Magistris, capisce qualcosa di più di cosa accade in una zona del campo e molto meno cosa succede su tutta la scacchiera.
Forse, perché si guardano i maggiori protagonisti, o che tali appaiono. La prospettiva cambia, se si parte dal giocatore imprevisto, che sembra una pedina: il senatore Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, ex Pd passato a Italia Viva. Un politico di lungo corso, normalmente sottovalutato, che però cade sempre in piedi. La domanda è: «Ma che possibilità può avere un candidato presidente di Italia Viva, partito in estinzione fondato da Matteo Renzi e che ormai sfugge persino ai rilevamenti statistici, avendo percentuali stimate che si confondono con i limiti di errore della ricerca?».
La candidatura pare non solo senza speranza, ma anche senza senso. «Pensano che sono scemo», ha confidato il senatore. E potrebbero avere ragione, se Magorno non avesse visto più lungo. La candidatura Magorno ha cominciato a rivelare il suo spessore nelle ultime 24 ore, con l'indicazione del vice presidente regionale facente funzione, Nino Spirlì, quale candidato della Lega, da parte del vicesegretario nazionale, Andrea Crippa.
Prima di allora, la situazione era questa:
il campo del centrosinistra è il più sfigato, con il Pd a pezzi, una dirigenza del partito in Calabria, in buona parte impresentabile, per le responsabilità, condivise con il centrodestra, nel disastro della Sanità. La dirigenza nazionale preme per l'alleanza con i cinquestelle, che, in Calabria, non hanno intenzione di “mischiarsi” con quel Pd (da mesi i “facilitatori” del Movimento inviati da Roma, ci provano; ottenendo, per ora, l'uscita di parlamentari locali, parte dei quali confluiti in “Alternativa c'è”, ancora in mezzo al guado). Nicola Irto, il candidato del partito, alla fine si è ritirato, mentre i suoi lo invitano a tornare. Insomma: di chiaro c'è solo la confusione;
dei cinquestelle, oltre il già detto, si può apprezzare il tentativo di considerare tutte le scelte possibili, senza riuscire ad azzeccarne una, mentre parte consistente della base (sempre più ristretta) preme per aderire al polo civico. Ogni fazione in attesa delle mosse delle altre, o di Conte, indecisi a tutto;
il polo civico tanti non han capito bene cos'è, visto come elemento di disturbo nel centrosinistra, senza alcuna possibilità di vittoria. Con fibrillazioni che non agevolano la comprensione e suscitano attenzione su giornali e sui social (Tansi che di “chiarimento” in “chiarimento” con de Magistris, alla fine è appena uscito, perdendo qualche pezzo). Il sindaco di Napoli ha base stretta, in Calabria; nel polo civico, Il Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale, ha quasi una trentina di circoli in tutta la Calabria, ma è l'ultimo nato nel panorama politico regionale, senza la notorietà dei partiti storici. Ma Luigi de Magistris ha partecipato finora a tre campagne elettorali, partendo ultimo e arrivando primo;
il centrodestra, per tradizione, parte diviso, si compatta all'ultimo minuto e vince. E potrebbe riuscirci, almeno sulla carta, persino contro un centrosinistra unito, figurarsi se a pezzi. Ma se la Lega candida Spirlì (vedremo oggi se Matteo Salvini confermerà l'indicazione di Crippa), qualcosa nel centrodestra succede: i fratelli Occhiuto - con il sindaco di Cosenza, Mario, in scadenza di secondo mandato e non più candidabile - non accetterebbero (sono voci, ma consistenti) un secondo “no” e romperebbero. Il suo partito, Forza Italia, è ormai preda designata di Lega, Fratelli d'Italia e, adesso, di Italia Viva, che mira ad allargarsi a destra, rimediando poco e niente a sinistra. La candidatura di Ernesto Magorno (che in una intervista al nostro Riccardo Tripepi “apre” a destra), a questo punto potrebbe cambiare i giochi e la possibile intesa IV-FI, far sorgere sulla scacchiera un nuovo competitore di peso paragonabile a quello degli altri.
E se questo accade, può succedere di tutto. Per la legge elettorale calabrese, chi ha un voto più degli altri, prende tutto: niente ballottaggi. Con quattro giocatori in campo e l'affluenza alle urne di solito non clamorosa, significa che si può diventare presidente della Calabria con..., quanto? Venti per cento? Poco più? Vuol dire che qualunque dei quattro giocatori può vincere.
Ma questa lunga vigilia elettorale (ci pensate che si doveva votare il 14 febbraio e la scacchiera era lontana anni luce da quella di oggi?) ci ha insegnato che le carte vengono sparigliate ogni volta che la partita sembra finita. E considerando che si voterà in autunno, non è finita affatto. Non ci annoieremo.