Ma come fa Rosaria Succurro, neo eletta Presidente della Provincia di Cosenza, a non capire che è totalmente inopportuno scegliere il proprio marito come collaboratore? E non c’entra nulla la gratuità dell’incarico, non c’entrano neanche le capacità professionali (certamente altissime) e le doti etiche e morali del marito Marco Ambrogio (certamente indiscutibili) che faranno di lui il miglior coadiutore “nell’attuazione delle linee programmatiche di governo” del mondo intero.

Non c’entrano la buona fede della Presidente e la convinzione di essere nel giusto, dato che la scelta è talmente disarmante che - immagino - abbia avuto una valutazione attenta sulle possibili conseguenze prima di essere attuata. Non c’entra neanche che la Succurro sia di centrodestra e che Ambrogio sia (almeno, da quel che sappiamo) di centrosinistra. Non c’entrano leggi e regolamenti, interpretazioni. Non c’entra neanche la convenienza per l’ente. Finisco qui perché immagino che tutti gli aspetti legali siano stati valutati attentamente.

C’entra una parola molto semplice: opportunità. Perché quello che si fa - anzi è normale - nelle aziende private, dove i congiunti fanno società e lavorano insieme, negli Enti pubblici non si può fare. Perché, quando si persegue l’interesse pubblico, bisogna non solo essere, ma anche apparire corretti. Come nel caso della moglie di Cesare (in questo caso il marito), bisogna essere al di sopra di ogni sospetto.

Non è questione di valutazioni negative sulle persone, ma semplicemente di potenziale conflitto d’interessi. È evidente che chi è chiamato a coadiuvare il vertice di un ente pubblico deve essere in grado di dire molti no, di indirizzare e consigliare senza alcuna forma di condizionamento emotivo o familiare. E anche se Rosaria Succurro e Marco Ambrogio nell’espletamento dei loro rispettivi incarichi fossero sempre freddi, lucidi e obiettivi, è chiaro che nei confronti dell’opinione pubblica potrà sorgere sempre il dubbio. Tanto per fare qualche esempio, il dubbio che un consiglio possa essere condizionato da uno stato d’animo, da un fatto emotivo, dal dispiacere di un no quando il partner di vita dice sì, dalla difficoltà a contrastare efficacemente una scelta che si ritiene sbagliata se il partner di vita ne è entusiasta.

Per non parlare del fatto che una parte dell’opinione pubblica potrebbe essere portata a pensare che su scelte di governo alcune decisioni non siano state valutate opportunamente a livello istituzionale perché condizionate da valutazioni maturate in ambito familiare (presupponendo sempre il massimo di buona fede dei soggetti in causa). Non importa che ciò accada o no, importa ciò che potrebbe pensare l’opinione pubblica, che deve mantenere sempre alta la fiducia nelle istituzioni.

Cosa succederebbe se Draghi chiamasse (a titolo gratuito) sua moglie come consulente? O se Gratteri chiamasse sua moglie (a titolo gratuito) ad aiutarlo nelle pratiche della Procura di Catanzaro? O se Roberto Occhiuto chiamasse suo fratello Mario come aiutante (sempre a titolo gratuito) alla Cittadella?

È chiaro che Rosaria Succurro non può tornare indietro rispetto alle proprie decisioni. Allora chiedo a Marco Ambrogio di coadiuvare al meglio il Presidente della Provincia di Cosenza. Lo faccia dimettendosi (o non accettando, se non ha ancora firmato), togliendola da questa situazione d’imbarazzo.