I numeri del Gambero Rosso fotografano l'ascesa della regione nel settore vitivinicolo: quattro sul podio, centinaia i selezionati
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Roma, 16 ottobre 2023: il Gambero Rosso presenta la Guida ai vini d'Italia 2023, e la Calabria enologica siede una volta per tutte nel salotto buono del vino italiano. A tirare la volata sono spesso giovani produttori animati dalle migliori ambizioni ecologiste, ma i riflettori sono ormai puntati su tutti gli areali regionali, nessuno escluso: con risultati spesso sorprendenti. Vola il cirotano, ovviamente, seguito dalla provincia di Cosenza: ma ad avanzare «sin prisa pero sin pausa» sono anche e soprattutto gli outsiders, i territori emergenti, vibonese e lametino in testa, preceduti dalla fascinosissima vitivinicoltura aspromontana.
Domenica scorsa, al teatro Brancaccio di Roma, alla cerimonia di premiazione per i Tre Bicchieri assegnati dal Gambero Rosso alle 400 migliori etichette nazionali la Calabria è stata citata espressamente per le buone pratiche avviate: descritta come modello alle quali regioni rimaste indietro devono iniziare a guardare. Una ventata d'ossigeno e d'orgoglio, per una terra abituata ben poco a giocare il ruolo di mentore.
Mai così tanti, mai così premiati
«Mai tante aziende calabresi sono state recensite nella nostra guida, mai così tanti vini hanno raggiunto le nostre finali, mentre anno dopo anno continua ad alzarsi il livello qualitativo dei nostri vini», si legge nel volume. Ma se nel tomo sono presenti numeri importanti, con 46 cantine selezionate, centinaia di vini assaggiati, censiti, premiati, va detto che la rampa di lancio l'hanno preparata le cantine che quest’anno si sono aggiudicate il massimo riconoscimento contemplato dai redattori della Guida: Lombardo, Librandi, Ceraudo, Benvenuto. (A questi ultimi due anche i tre bicchieri verdi, riservati alle cantine che operano in regime di agricoltura biologica).
Sul podio
Prosegue l’anno d’oro di Giovanni Celeste Benvenuto: dopo la consacrazione da parte di Decanter, mitica bibbia anglosassone del mondo del vino che nella primavera scorsa piazzava il suo Zibibbo ‘22 tra i 20 migliori bianchi d’Italia, il vignaiolo di Francavilla Angitola conquista con lo stesso uvaggio anche i redattori del Gambero, questa volta vinificato con lunghe macerazioni sulle bucce. Allo Zibibbo di Pizzo Orange i tre bicchieri più significativi, per prospettive e conseguenze, della scena enologica che affaccia sulla Costa degli Dei.
Lo Zibibbo e la Costa degli Dei
Un plauso soprattutto all'impegno ultraventennale di questo apripista, tra i primi a capire le prospettive luminose della varietà autoctona più suggestiva e nobile della zona, lo Zibibbo : conosciuto essenzialmente come base del passito di Pantelleria, è in realtà presente da secoli anche in Calabria, lungo le coste del Vibonese: una presenza che rimanda a scambi da e per le Eolie sin dai traffici legati alla dominazione araba. E proprio lei, la bacca bianca di origine araba, è la miglior fotografia della rinascenza dei vini della zona. Tra le cantine citate, anche Masicei: «Tra le novità più interessanti della nouvelle vague calabrese».
La storia, la tenacia
Emerge con la sacralità del suo passato magnogreco, ingombrante nella retorica quanto fascinoso nel calice, anche l’aspromontano: da anni gli occhi sono puntati sulla zona di Bianco, sulle sue vigne vecchie, sui suoi uvaggi. Qui Antonella Lombardo premiata con i tre bicchieri nel 2021, e nello stesso anno eletta vitivinicoltore dell'anno, torna protagonista della Guida 2024 con il Greco 22. Un vino che racconta di «agrumi, rose, albicocche e pesche», e si apre all’immancabile nota minerale e salina che fa da contrappunto a molta parte dei vini di Calabria.
La risposta dei “big”
Le grandi cantine rispondono all’avanzata dei giovani con il bel risultato di Librandi. Il suo Cirò Rosso Classico Superiore Duca San Felice Riserva '21, unico rosso sul podio, è il miglior saluto che l’azienda poteva porgere al suo co-fondatore, Nicodemo Librandi, scomparso pochi giorni prima dell’uscita della Guida.
Il nuovo Cirò
E da Strongoli, prosegue l’ascesa dei Ceraudo, già animatori della rivoluzione del Cirò (non basterebbero i volumi di un’enciclopedia Treccani, per raccontare dell’avanzata dei grandi rossi e rosati dell’areale, dai primi 2000 in poi). Il Cirò Boys Roberto Ceraudo da Strongoli, si impone con il Grisara Pecorello ’22, «dal naso minerale e fruttato, poi erbe aromatiche e agrumi, sapido e ricco di frutto al palato».
E sempre a proposito di rivoluzione, termine abusato, ma che ben si adatta a descrivere lo stato dell'arte tra i filari nostrani: La Calabria, prosegue la Guida, sta vivendo «una vera e propria rivoluzione, verde peraltro, che vede protagonista l’intera regione, da nord a sud, e che ha visto nascere in breve tempo decine di nuove realtà». Una regione dove «è molto sentito il tema della salvaguardia ambientale e della difesa dell'ecosistema, non a caso quasi tutte le cantine hanno un approccio verde biologico o biodinamico per le pratiche di vigna e cantina. Anche questo, un bel segnale»