Non ce l’ha fatta a essere in riva allo Stretto per motivi di salute, il presidente in carica del Touring club italiano ed ex direttore generale della Rai Franco Iseppi, ma l’idea partorita insieme al già direttore del Censis e presidente in carica della Delegazione romana del Tci Giuseppe Roma resta davvero significativa: non parlare più in modo vago e generico di una possibile vocazione turistica di questo o quell’angolo di Stretto ma lanciare una call a trasformare in realtà le potenzialità che sono sotto gli occhi di tutti nell’area.

 

Ecco perché il progetto di un workshop (scopo ben chiaro fin dal tema, Lo Stretto di Messina – da terra di frontiera ad hub turistico) tenuto oggi in mattinata al MarRc (il Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria) e poi, nel pomeriggio, nell’aula “Cannizzaro” del Rettorato dell’Università di Messina.

Un modo per sposare plasticamente un’avventura ai primordi: l’unificazione di un territorio per molti versi già omogeneo – anche in termini di popolazione, di rapporti affettivi, di quotidiane transizioni dall’una e dall’altra parte dello Stretto per motivi di studio e di lavoro –, che però in atto trova ostacoli trasportistici e politici, per non parlare dei nodi giuridico-istituzionali: paradossalmente i territori provinciali di Reggio Calabria e di Messina sono entrambi governati da altrettante Città metropolitane (quella calabrese recentissima, quella peloritana ventennale sorta grazie allo Statuto speciale vigente in Sicilia), ma ancora è di là da venire l’Area metropolitana dello Stretto che renderebbe oltretutto giustizia a due Enti che paiono nati per fondersi; e quello reggino oltretutto è stato istituito, come provano gli stessi atti parlamentari, solo ed esclusivamente nella prospettiva di dar vita a un Ente bisponda sovraordinato, una volta risolte le criticità (ad esempio la compatibilità rispetto alle norme di una Regione a Statuto speciale, la possibilità di creare un Ente “a cavallo” tra due diverse Regioni, la possibilità d’annettere la futura macroCittà metropolitana all’una o all’altra Regione ovvero ancòra l’individuazione di una Regione autonoma).

 

In queste settimane la tematica sembra conoscere un’impetuosa rinascita, su fronti politici (complici Politiche imminenti) e associazionistici. Di qui questo «kick-off per l’avvio di dinamiche virtuose che favoriscano lo sviluppo dell’intera area», come da auspicio dei promotori.

 

«L’area dello Stretto si può porre come uno dei luoghi turisticamente più invitanti dell’intera area del Mediterraneo. Certo però, non è tanto la bellezza dei luoghi che attrae il turista, quanto la capacità di narrarla e i soggetti con tutte le caratteristiche per creare un prodotto turistico – illustra la sua tesi Giuseppe Roma –. La destinazione c’è, ma questa convergenza credo porterà bene alle due città e a tutto il Sud. Le criticità istituzionali? Senza Area metropolitana dello Stretto, la Città metropolitana è solo un’etichetta, Reggio e Messina da sole sono i due organismi più piccoli. Invece il turismo sappiamo già che sarà la più grande industria del futuro, e in questo segmento l’Italia può vantare delle chances enormi: piuttosto di continuare a lamentarsi dei ritardi e del turismo “mordi e fuggi”, dunque, meglio mettersi insieme sùbito e giocarsi questa partita fino in fondo. Quanto al pubblico: i sindaci sono “bravi” se creano una buona atmosfera affinché si possa investire, perché bellezza, cultura ed enogastronomia senza veicolazione mediatica e strutture all’altezza non vanno da nessuna parte».

 

«Con questa iniziativa – argomenta Mimmo Cappellano, console regionale per la Calabria del Touring Club –, vogliamo indurre non solo le Istituzioni che in parte lo stanno già facendo ma anche l’imprenditoria privata a far sì che questa diventi un’unica destinazione turistica. Se teniamo presente che ogni anno abbiamo 600mila presenze a Messina, anche in ragione d’intensi flussi crocieristici, e 240mila visitatori del Museo nazionale, “due più due fa quattro”: questa è già una vera destinazione turistica. Serve però infittire gli interscambi tra le due sponde; e considerando la prossimità di Taormina, Isole Eolie e Tropea, la città di Reggio-Messina diventa un quarto attrattore turistico forte in grado di produrre sviluppo nell’intera area proprio grazie al turismo, che deve diventare la prima impresa sia di Reggio sia di Messina e ne vanta tutte le premesse».

 

Gli esperti di “urbanesimo 2.0” chiedono ricettività diffusa, i tour operator si lamentano per l’assenza nell’area di hub alberghieri importanti che intercettino i grandi flussi. Chi ha ragione? «A me piacerebbe vedere lo Stretto come Istanbul: pieno di traghetti, pieno di movimento – così ancòra Roma –, avere le occasioni, avere i flussi è fondamentale per creare un turismo vero. Che però è un’arte difficile. Prenda i b&b: noi tutti siamo convinti della validità dell’ “economia circolare”, anche come integrazione di reddito per chi destina alla ricettività parte della propria casa, ma il turismo deve comunque fondarsi sull’esistenza di alberghi seri e di grande qualità. Ma giustamente, per avere investimenti di questo tipo, servono eventi che puntino i riflettori su uno scenario incomparabile: la gente vuole cultura, i Bronzi di Riace vanno benissimo, ma poi vuole anche fare shopping, mangiar bene, provare emozioni».