In concomitanza con la firma dell’accordo quadro che prevede misure specifiche per una parte dei tirocinanti di inclusione sociale, le sigle sindacali Usb e Csa hanno inscenato un sit-in di protesta sotto la Cittadella. Alla sottoscrizione saranno presenti Cgil, Cisl, Uil e Ugl, l’accordo contempla l’erogazione di un sussidio di 631 euro al mese fino al raggiungimento dell’età pensionabile agli over 60, ovvero coloro che nel 2025 avranno dai sessant’anni in su.

Secondo le stime del dipartimento Lavoro questa prima misura potrebbe coinvolgere una platea di circa 1.100 lavoratori. Ma le due sigle sindacali non sono d’accordo e contestano anche la mancata convocazione rappresentativa di un buon numero di tirocinanti. «Sembra la guerra dei poveri» ha chiarito Saverio Bartoluzzi, rappresentante Usb. «Troviamo antidemocratica l’obbligatorietà a farli uscire da questo bacino, noi chiediamo che ciò avvenga su base volontaria. Inoltre, vorremmo capire come sia fa a prospettare l’erogazione di un sussidio fino alla pensione dal momento che la Regione può prendere impegni sui bilanci solo annualmente. Per quel che riguarda gli under 60 non c’è assolutamente nulla se non uno scaricabarile verso gli enti locali, la dote di 25mila euro servirà solo per la copertura di un anno e poi resterà tutto sul groppone delle amministrazioni pubbliche».

Netta anche la posizione della Csa, espressa da Patrizia Curcio, segretaria Csa dipartimento Tirocinanti: «I tirocinanti non possono essere messi fuori a 60 anni, rischiano di essere condannati ad una pensione sociale e non ad una contributiva perché magari non la raggiungeranno per due o tre anni mancanti». Il sindacato annuncia poi azioni legali: «Ci sono già circa 250 tirocinanti che hanno diffidano la Regione e a questi si aggiungeranno altri 400. Ci rivolgeremo alla magistratura per ottenere le risposte che oggi non otterremo qui».